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Assieme all'Arena, la basilica di San Zeno è considerata l'edificio di maggiore importanza della città di Verona. Dedicata al santo africano, al quale si attribuiscono i meriti di numerosi miracoli e di aver convertito le popolazioni venete alla fede cristiana, venne edificata tra il 372 e il 380. Nel corso dei secoli subì ampliamenti e ricostruzioni fino ad assumere l'aspetto attuale tra il 117 e il 1138. La facciata, in tufo e marmo, in stile romanico, è caratterizzata dal grande rosone circolare, noto anche come Ruota della Fortuna ove sono scolpite sei immagini che raffigurano sei momenti diversi della condizione umana.
Sotto il rosone troviamo il protiro, sorretto da colonne e leoni realizzati in marmo rosso, realizzato dallo scultore Nicolò e ornato ai lati da bassorilievi con scene del Vecchio Testamento a destra e del Nuovo a sinistra, con combattimenti tra cavalieri e con la celebre caccia di Teodorico e nella lunetta dall’immagine di San Zeno che tiene il vessillo cittadino. Altro elemento importante della facciata è il portale, realizzato tra la fine del XI secolo e l'inizio del XII secolo da diversi autori, rivestito da 48 formelle in bronzo un tempo dipinte: i soggetti sono tratti dal Vecchio e dal Nuovo Testamento. Sul prato adiacente la chiesa si innalza il campanile che racchiude le più antiche campane di Verona, fuse da Gislimerio nel 1149. Della grande abbazia benedettina restano solo il chiostro e la torre merlata. L'interno della chiesa è anch'esso in rigoroso stile romanico.
Presenta tre navate suddivise da imponenti colonne che terminano nel presbiterio sopraelevato al quale si accede mediante due scalinate laterali in marmo. Degni di nota sono il fonte battesimale risalente al XII secolo, e la grande coppa monolitica in porfido, posta vicino all'entrata sulla sinistra, proveniente dalle terme romane, ma che la leggenda vuole donata a San Zeno dal re Gallieno e trasportata nella basilica dal demonio. Da segnalare sono anche gli innumerevoli affreschi, risalenti al Due e Trecento, opera di artisti ignoti. Opera di maggiore valore è il trittico di Andrea Mantegna, situato nell'abside maggiore e raffigurante <?xml:namespace prefix = st1 ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:smarttags" />la Madonna in trono tra angeli e Santi, realizzato nel 1459. Da una gradinata centrale si accede alla cripta, molto ampia, dove è conservato il corpo del santo, i cui resti, rinvenuti nel 1838, sono conservati in una teca di cristallo, avvolti in un abito vescovile e con il volto ricoperto da una maschera d'argento.
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