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Mia Madre   versione testuale

a cura di Olinto Brugnoli;
regia,
Nanni Moretti.
 

La vicenda: Margherita è una regista di successo. Sta girando un film sulla crisi economica italiana che le procura un sacco di problemi, anche per l’ingombrante presenza di un attore italo-americano eccentrico e bizzoso.

La donna sta vivendo un periodo particolarmente difficile. Oltre alle difficoltà che incontra sul piano professionale, deve barcamenarsi all’interno di una situazione familiare piuttosto complicata: è separata dal marito, Federico; ha una figlia adolescente, Livia, che frequenta malvolentieri il liceo classico; è in crisi con Vittorio, il suo amante. Ma soprattutto deve affrontare il problema della grave malattia della madre, Ada, e confrontarsi con il fratello Giovanni che si prende cura di lei con grande dedizione. Margherita è in piena crisi e il suo mondo interiore è affollato da incubi, ricordi, rimorsi che rendono la sua vita confusa e solitaria. Poco alla volta, però, prende coscienza dei propri errori e della propria inautenticità soprattutto sul piano dei rapporti personali. E trova nella madre, che sta morendo, un modello da imitare, una figura luminosa che le può fornire una vera e propria lezione di vita.

Il tema della morte era già stato affrontato da Nanni Moretti ne LA STANZA DEL FIGLIO (Palma d’Oro a Cannes nel 2000), ma in quel film l’autore faceva una riflessione sull’esistenza umana – segnata inevitabilmente dal dolore – dall’esterno, come considerazione di tipo filosofico; mentre in quest’ultima opera si capisce, già dal titolo, che l’elemento autobiografico è di primaria importanza. Mentre girava HABEMUS PAPAM, infatti, Moretti ha perso la madre e ha vissuto sulla propria pelle la sofferenza provocata dal distacco da una persona cara. Tuttavia il discorso del regista cerca di raggiungere un certo livello di universalità, grazie anche alla "mediazione" di una protagonista femminile che permette di evitare il discorso in prima persona.