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Educare alla speranza e alla fiducia   versione testuale

Un nuovo contributo sulla riflessione promossa dal Copercom sul Messaggio del Papa per la 51esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Parla Sandra Costa, vice presidente dell’associazione di telespettatori e cittadini mediali Aiart, volontaria nel Med (associazione italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione). Sul Messaggio di Papa Francesco sono già intervenuti Domenico Delle FoglieCarlo MarroniTonino CantelmiPiero ChinellatoVania De Luca,  Massimiliano Padula, Fabio Zavattarodon Fortunato Di NotoMarco TestiPiero Damosso e Armando Fumagalli.

Come possono i docenti declinare in azioni educative il Messaggio scritto dal Papa per la prossima Giornata delle comunicazioni sociali?
 
“Raggiungere e incoraggiare tutti coloro che […] ogni giorno 'macinano' tante informazioni per offrire un pane fragrante e buono a coloro che si alimentano dei frutti della loro comunicazione”. 

Giancarlo Zizola1 indicava le regole fondamentali per un’informazione eticamente sostenibile: 1) la ricerca della verità dei fatti;  2) l’indipendenza di giudizio; 3) il rispetto della dignità delle persone, specialmente dei deboli. Egli ricordava inoltre che i media hanno il “grande compito storico di essere artigiani dell'unità del genere umano”. Nella prospettiva di chi fruisce l'informazione, occorre una cultura dell'ascolto rinnovata di comprensione  intellettuale e umana. Oggi Guido Mocellin ci ricorda la trasformazione del concetto di autorialità: in rete, chiunque è libero di commentare, di postare, di condividere. Tali azioni interpellano l’educazione: la responsabilità del fruire e del produrre va educata precocemente abilitando lo sguardo sulla realtà; dotare bambini e ragazzi di consapevolezza e competenza mediale per leggere e leggersi, narrare e narrarsi, condividere. Abilitare la lettura online: introdurre l’approccio del “pensare ad alta voce”, educando ad affrontare le attività di esplorazione e di navigazione con strategie mirate – richiamare le conoscenze pregresse, interagire con i contenuti, interrogarli, ossia verificare l’attendibilità della fonte e sceglierli con pertinenza, rielaborare valutando criticamente le informazioni e il contesto2. Così la scrittura (parole, immagini, podcast): saper valutare che cosa si posta, secondo “forma, significato e funzione” (L. Messina, 2007)3 .

“Esortare tutti ad una comunicazione costruttiva che, nel rifiutare i pregiudizi verso l’altro, favorisca una cultura dell’incontro, grazie alla quale si possa imparare a guardare la realtà con consapevole fiducia”.
 
La cultura dell’incontro va formata, così come va educato lo sguardo sulla realtà anche attraverso il “comprendere e costruire l’intercultura” (G. Milan). È un approccio alla realtà sociale, culturale e umana che favorisce il decentramento e realizza l’io inclusivo, rifiutando i pregiudizi che ostacolano il riconoscimento dell’altro e deformano le letture su situazioni e condizioni umane che chiedono invece risposte di senso. Così come va formata la cultura statistica, al fine di apprezzare e sfruttare appieno la portata informativa, offrendo la possibilità di avvicinare numeri e parole nel processare i dati che accompagnano le notizie. Questo significa favorire l’esercizio di cittadinanza e porre le basi per una partecipazione consapevole alle scelte del Paese. 

“Vorrei […] che tutti cercassimo di oltrepassare quel sentimento di malumore e di rassegnazione che spesso ci afferra, gettandoci nell’apatia, ingenerando paure o l’impressione che al male non si possa porre limite”.
 
Oltrepassare il sentimento di malumore e rassegnazione costruendo fiducia e speranza: l’adulto che educa deve essere consapevole del proprio sguardo generativo: lo sguardo sul bambino che dice “Tu vali”, “Ogni giorno sei/ogni giorno è possibilità”. Inoltre, nella reciprocità, anche l’adulto può vedere se stesso attraverso lo sguardo del bambino che gli comunica “dove si trova” (Dove sei?) – dentro o fuori la relazione educativa autentica. Di qui il passaggio dall’essere all’agire: educare alla fiducia e alla speranza attraverso le narrazioni. I bambini incrociano le loro storie di vita personale e di gruppo con quelle dei protagonisti che agiscono nei racconti: affrontano ostacoli (anche interni), lottano e sperimentano la liberazione. È il “viaggio dell’eroe” che possiamo far scoprire anche nelle storie di personaggi biblici, mettendo i nostri passi sulle loro orme, imparando a sostare nelle situazioni aperti alla speranza.

“Vorrei […] uno stile comunicativo aperto e creativo, che […] cerchi di mettere in luce le possibili soluzioni, ispirando un approccio propositivo e responsabile nelle persone a cui si comunica la notizia”.
 
Educare all’essere fruitori. Come “uso” questa notizia, questo post? Quale frutto ne ricavo? Come mi lascio interpellare? Quando posto: perché sto pubblicando questa foto, questo video, questa narrazione (propria o altrui)? Quale frutto offro agli altri? Quale rappresentazione di me stesso emerge da ciò che pubblico? Quale visione di realtà, di persona, di condizione voglio condividere? Quali riflessioni desidero sortire? Dentro quale cornice di senso scelgo di collocare questa comunicazione (cambiamento/superamento/miglioramento/speranza/novità/sorpresa)?

“Vorrei invitare tutti a offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo narrazioni contrassegnate dalla logica della 'buona notizia'”.
 
Compito di realtà. Prendendo spunto da “La Buona Notizia siamo noi”, si invitano gli alunni a interpretare pagine di Vangelo affrontate attraverso alcuni scatti fotografici, utilizzando gli avverbi “Amorevolmente. Misericordiosamente. Gustosamente. Sorprendentemente. Nascostamente. Collaborativamente. Umilmente. Gioiosamente”4. Costruire storie accanto alle storie, dove ognuno è testo vivo di pagine di misericordia, di amore, di amicizia, di guarigione. In sostanza, restituire il Vangelo come Buona notizia che si incarna nelle vicende e visioni umane, dove grandi e piccoli sperimentano l’essere sorpresi dalla gioia dell’incontro con un Dio che si fa accanto nel viaggio dell’eroe che ciascuno compie dentro se stesso e fuori, tra le pieghe della realtà vissuta, narrata e condivisa. 

 
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1
Zizola G., Springhetti P. (cur.) (2013). L'informazione è un bene comune. Riflessioni sulla mediaetica. Roma: Ucsi.
2Cairoli S., Peru A. (2013). The Think Aloud Approach. A Promising Tool for Online Reading Comprehension.
3Messina L. (2007). Accompagnarsi nei media. Lecce: Biblioteca PensaMultiMedia.
4La proposta è in parte contenuta nel progetto Aiart-Med “Sguardi mediati. Fotografia e scrittura costruzioni di senso”, ideato  e condotto dalla sottoscritta e da Angela Bonomi Castelli, socio fondatore Med.
Sandra Costa