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 Home GMCS2017 - Per riflettere - La bussola 
La bussola   versione testuale

Con l’intervento di Massimiliano Padula, presidente dell’Aiart, prosegue la riflessione a più voci avviata dal Copercom sul Messaggio di Papa Francesco per la 51esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. In precedenza avevano scritto Domenico Delle FoglieCarlo MarroniTonino CantelmiPiero Chinellato e Vania De Luca.

Esplorare il nostro tempo, coglierne la complessità, leggerlo pastoralmente, tracciare vie di azione e proporre soluzioni. Papa Francesco fa tutto questo nel Messaggio per la 51esima giornata mondiale delle comunicazioni sociali offrendoci un piccolo grande “pezzo” di Magistero da custodire nel cuore e condividere con chi ci è prossimo. Quel “prossimo” che, per Francesco, è la Persona con la P maiuscola: uomini e donne nel mondo con le loro speranze ma anche con i dolori e le frammentazioni che spesso minano l’esistenza. Per il Pontefice la comunicazione è proprio questo: un collante alle fratture dell’umanità, un olio profumato che attenua le ferite, un motore di tenerezza. Dall’incontro alla famiglia, dalla misericordia alla speranza e alla fiducia, i suoi Messaggi trascendono il mero universo mediatico e tecnologico per abbattere anzitutto barriere di comprensione: la comunicazione “costruisce, rifiuta i pregiudizi, favorisce una cultura dell’incontro, grazie alla quale possiamo imparare a guardare la realtà con consapevole fiducia”.
 
Comunicare, quindi, significa impegnarsi e assumersi delle responsabilità. È questa la strada madre e maestra di una Chiesa viva che non si limita a diagnosticare o teorizzare ma entra negli anfratti più profondi del contemporaneo colorandoli di bello, di buono, di giusto. Francesco ci chiede a gran voce di diventare protagonisti di una comunicazione - nostro malgrado - sempre più appiattita sul male. “Spezziamo il circolo vizioso dell’angoscia, arginiamo la paura, non abituiamoci alle cattive notizie” ma lavoriamo per una vera e propria “cultura della Buona notizia”. Si tratta di richieste che chiamano in causa i professionisti dell’informazione ma non solo.
 
In una contemporaneità sempre più rimodulata dal digitale, ognuno di noi è comunicatore, può narrare e rappresentare ciò che lo circonda. Ma non è così semplice. L’esplosione degli spazi mediali, infatti, comporta rischi enormi. Tra questi: la superficialità, la banalizzazione, il sensazionalismo, la spettacolarizzazione del male. Francesco lo sa bene e per questo motivo ci esorta a essere “ermeneuti del reale”, capaci cioè di usare una “chiave interpretativa in grado di selezionare e raccogliere i dati più importanti” perché tutto “dipende dallo sguardo con cui viene colta [la realtà], dagli occhiali con cui scegliamo di guardarla: cambiando le lenti, anche la realtà appare diversa”.
 
I media siamo noi. Lo è Francesco che, con la sua testimonianza quotidiana, si fa “medium” della Buona Notizia che è “Gesù stesso”, perfetto comunicatore e testimone “di un’umanità nuova, redenta, fino ai confini della terra” (cfr At 1,7-8). Si tratta di un riposizionamento di senso che anche l’Aiart, l’associazione degli spettatori e dei cittadini mediali, prova a concretizzare. In primis attraverso una presa di coscienza e una rimodulazione del proprio agire che trascende categorie divisive come la denuncia urlata, la censura, la critica fine a se stessa per scegliere stili e linguaggi che mettano al primo posto il dialogo, il confronto, l’approfondimento e la proposta.
 
Questo Messaggio diventa, in conclusione, una bussola e un esercizio continuo alla ricerca del Bene che possiamo intercettare anche nelle prove più dure, nei giorni più cupi che mettono a repentaglio il nostro equilibrio. È come se Francesco ci offrisse un’opportunità: rinchiuderci nei labirinti del nostro egoismo anestetizzando le nostre coscienze oppure affidarci a Lui che “illumina la nostra rotta e apre sentieri nuovi di fiducia e di speranza”.
 
Massimiliano Padula - Presidente Aiart