“È necessario correggere la vista per guardare l’impurità del mondo senza esserne fagocitati. È necessario indossare gli occhiali adatti per guardare la realtà”. Lo dice all'agenzia Sir monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione, commentando il messaggio di Papa Francesco per la 51ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: “Non temere, perché io sono con te” (Is 43,5). Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo.
Mons. Viganò richiama il film di Wim Wenders “Così lontano così vicino”, che si apre con la citazione evangelica “Se il tuo occhio è puro, tutto il tuo corpo vivrà nella luce”, per ricordare che “la purezza si riferisce alla modalità del guardare non all’oggetto guardato”. Il prefetto, citando Gregorio di Nissa, aggiunge: “La salute si conosce non studiando concetti di medicina, ma se si vive sani. Cioè vivendo la salute conosco la salute. Non basta tessere l’elogio della salute scegliendo cibo malsano e dannoso. Così la beatitudine non è vedere, cioè conoscere qualcosa di Dio attraverso alcuni concetti, ma l’avere in se stessi Dio; non è definire in concetti Dio, ma vivere Dio. Chi vive secondo Dio, conosce, cioè vede, Dio”.
Per il Prefetto “Il comunicatore con gli occhiali giusti, ovvero con lo sguardo che sa vedere Dio perché lo vive e, per questo, lo fa vedere, è colui sa raccontare i fatti, anche quelli drammatici e financo tragici, evocando e facendo intuire che anche lo scenario peggiore può essere quello che offre all’amore percorsi originali di prossimità e di speranza”. E ancora: “Il comunicatore che ha occhi resi limpidi dallo Spirito Santo riesce a vedere germogliare il Regno e non si lascia rubare la gioia del Regno a causa della zizzania sempre presente”. Ma, avverte, per farlo bisogna “diventare capaci di discernere in ogni avvenimento ciò che accade tra Dio e l’umanità riconoscendo come Egli stesso, nello scenario drammatico di questo mondo, stia compiendo la trama di una storia di salvezza”.
Mons. Viganò ribadisce che “comunicare non è scegliere una squadra piuttosto che un’altra. La verità, come nell’episodio del grano e della zizzania, infatti, si trova in mezzo alle chiacchiere, alle mezze verità, alle menzogne. Per questa ragione è decisiva la professionalità e la correttezza del comunicatore, che non può ridursi a essere cassa di risonanza dell’opinione pubblica (sono i peccati di una corte) al solo fine di destare scandalo e acquisire facili consensi”. “Comprendere la complessità della realtà – conclude – richiede uno sforzo d’interpretazione che non si può limitare all’estemporaneità dei fatti, ma sappia leggere lo scorrere del tempo per cogliere il senso profondo delle cose”.