Con l’intervento del professor Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta, prosegue la riflessione lanciata dal Copercom sul Messaggio di Papa Francesco per la 51esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. In precedenza avevano scritto Domenico Delle Foglie e Carlo Marroni.
Le notizie, prima ancora di essere buone o cattive, sono
veloci. “Grazie allo sviluppo tecnologico (…) moltissimi soggetti hanno la possibilità di condividere istantaneamente le notizie e diffonderle in modo capillare” (Messaggio di Papa Francesco per la 51ma giornata mondiale delle comunicazioni sociali). Ai tempi dei social le notizie sono veloci, globali e virali. Ecco, credo che la questione debba partire da qui. Se tutto parte da qui la questione della buona/cattiva notizia è mal posta. E il decalogo di Domenico Delle Foglie è piuttosto ingenuo. Almeno in apparenza.
La questione oggi vero/falso, autentico/inautentico. Questa è l’epoca della
postverità: la notizia non corrisponde necessariamente alla realtà, ma al desiderio, all’emozione, all’immaginato: in una parola alla “pancia” delle persone che la ricevono. È quella “pancia” che stabilisce il vero e il falso. Comunicare significa nutrire la “pancia” del popolo, interpretare il desiderio della gente, piegare la realtà ai bisogni emotivi. Sembra quasi che le persone siano indifferenti alla verità e sensibilissime alla
postverità. Il grido di Carlo Marroni, che invoca “onestà”, sembra interpretare l’impotenza dei giornalisti: perché ai tempi dei social sono i post, i cinguettii, i video delle persone a “costruire” notizia e i giornalisti sembrano lì a rincorrerli, affannati e battuti sul tempo. È il video di un automobilista che riprende gli istanti successivi al crollo del ponte sull’autostrada o il video di un sopravvissuto che riprende i lamenti dei moribondi dopo un attentato a costruire la notizia, che il giornalista non può fare altro che rincorrere.
Nella postverità c’è anche la crisi della democrazia: il consenso è slegato dalla verità dei fatti. Il passaparola elettronico e la sua capacità di influenzare le opinioni trova forse una delle sue più evidenti espressioni in Twitter, che rappresenta il social che più realizza il
crowdsourcing, cioè lo sforzo collettivo di costruire una metodologia di collaborazione tra le persone, con inevitabili ricadute sulla credibilità dell’azione politica dei governi grazie alla possibilità di spostare il potere di influenzamento dalle gerarchie ai cittadini. Questa azione può essere svolta in modo costruttivo e democratico, ma al tempo stesso Twitter e in generale i social possono prestarsi ad essere utilizzati come potentissimi strumenti per distruggere, confondere o seminare il caos. Così le
trending topics sviluppate dall’incontrollato ping pong dei cinguettii di 140 caratteri si trasformano in onde
off line rapide ed imprevedibili, che modificano il consenso dei cittadini, in una dialettica dentro-fuori (
on line –
off line) infinita ed incontrollabile. Tutto ciò avviene nell’epoca della globalizzazione, caratterizzata, tra l’altro, dalla fine dello stato moderno e dalla separazione tra politica e potere: il potere è spalmato nel pianeta e non è più localizzato in un luogo definito, slittando di livello e sfuggendo al controllo dei cittadini. In questa separazione risiede l’origine della crisi della democrazia: i governi legittimamente votati e democraticamente eletti non hanno il potere di decidere e la globalizzazione non consente scelte locali. Per questi motivi la questione vero/falso è divenuta cruciale.
Rileggendo il decalogo di Delle Foglie in questa prospettiva, i 10 indizi che propone divengono formidabili per riconoscere la cattiva notizia, quella della
postverità, e battersi per la buona notizia, quella della verità: autoreferenzialità, fuga dalla concretezza del quotidiano, della vita e del qui ed ora, mancanza di senso e di trascendenza, stravolgimento dell’uomo e di una visione antropologica aperta alla speranza, ricerca della viralità e dell’emozione, prepotenza delle affermazioni, occhiali curvi sull’orribile, questi sono i 10 indizi della cattiva notizia che deriviamo dal decalogo di Delle Foglie. Per niente ingenuo, in definitiva.