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Dentro la rubrica   versione testuale
La “via pulchritudins” è stata al centro delle riflessioni di Sua Santità Benedetto XVI che, nel corso dell'incontro con gli artisti svoltosi nel novembre 2009 ha tra l'altro richiamato come i Suoi predecessori, Giovanni Paolo II e Paolo VI abbiano con intensità ricercato il dialogo con gli artisti, per favorire un riavvicinamento tra mondo dell'arte e Chiesa.
Questa “via della bellezza”, che colpisce con immediatezza l'emozione e invita a guardare più in alto, riguarda anche l'architettura. Essa, come ogni altra arte, parla direttamente al cuore, e lo fa con forza tanto maggiore poiché, definendo spazi tridimensionali, incidendo sul paesaggio urbano o rurale, coinvolge la totalità della persona e la totalità delle persone.
È noto che l'architettura negli ultimi decenni a volte solleva perplessità e critiche, soprattutto quando i progetti riguardano le chiese. Il pluralismo espressivo oggi vigente favorisce questa dialettica.
Si pone il problema: quali sono i criteri di giudizio? Possiamo oggi adottare i criteri che vigevano in epoche lontane? In che misura possiamo accogliere le tante, a volte tumultuose novità che presenta la creatività contemporanea? Come adeguarsi ai tempi pur mantenendo saldo il legame con la tradizione che è propria della Chiesa?
Con l'iniziativa dei Progetti Pilota, la Chiesa che è in Italia ha scelto una precisa strada per attivare un modello di committenza ecclesiastica che favorisca il dialogo tra le parti in causa, laddove si manifesta la necessità di erigere una nuova chiesa.
Ma questo dialogo va esteso anche al di là del momento particolare in cui si decide come costruire una chiesa nuova. In un'epoca in cui la cultura architettonica è attraversata dalle suggestioni più diverse, molti Autori, sia legati alla Chiesa, sia estranei a essa, ma in ogni caso sensibili al ruolo centrale che le chiese hanno sempre avuto nelle comunità, hanno sentito la necessità di raccontare come la chiesa-edificio si è evoluta, o di cercare di spiegare le particolari condizioni oggi attraversate. Molti hanno cercato di dare indicazioni su come si possa ritrovare la congruenza tra edificio e culto, tra chiesa e città contemporanea, tra le molteplici manifestazioni dell'architettura odierna e il messaggio evangelico che si trasmette immutato al di là del tempo.
Certo la forma esterna della chiesa non esaurirà mai la radicale bellezza del valore che essa è chiamata a custodire. Ma è legittimo aspettarsi che vi si avvicini al meglio.
E il travaglio del generare forme nuove non è semplice. Costruire la via della bellezza richiede un impegno fondato sulla conoscenza non occasionale, e non basato sulla facile riproposizione di forme tipiche del passato. Se all'epoca di Giotto la Chiesa avesse adottato questa scelta nostalgica, si sarebbe preclusa la possibilità di disseminare opere d'arte e di architettura fondamentali in tutto il corso della storia umana.
Ecco dunque che l'approfondimento dei presupposti teorici e del dibattito che ruota attorno all'architettura delle chiese ai nostri giorni è un obiettivo importante, allo scopo di promuovere un dialogo cosciente all'interno della Chiesa, e tra la Chiesa e il mondo laico.
Perché i giudizi sull'architettura contemporanea delle chiese vanno formulati sulla base di un'approfondita conoscenza.
Il Committente ha un ruolo fondamentale nel decidere dell'architettura delle chiese: dalla sua concezione, alla sua conservazione. Per questo è importante che, sia i presbiteri al momento di investirsi del ruolo di committente, sia i progettisti al momento di ricevere un incarico, sappiano entrambi di che cosa stanno parlando e come intraprendere un cammino comune che sfocerà nella definizione finale del progetto. Perché tale dialogo sia non solo possibile, ma fruttifero, è importante che si parli un linguaggio comune.
Per tutti questi motivi si apre questa nuova “finestra” sui contributi di carattere critico e teorico che sono emersi in questi anni recenti sul tema della chiesa edificio. Si tratta di un invito alla lettura: nulla più di questo. Con la consapevolezza che l'argomento non potrà essere esaurito, anzi con l'auspicio che sempre nuovi contributi emergano per arricchire un ampio dibattito a più voci, non necessariamente sempre concordi nell'opinione, ma certamente concordi nel desiderio di contribuire a sollecitare l'attenzione necessaria perché l'architettura delle chiese torni a occupare la stessa importanza che ha avuto nel fondare e nel dare un'anima alle città, dall'alto medioevo sino all'età contemporanea.
 
Leonardo Servadio
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