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 Home page - Un libro al mese - PREPARARE LA GIOIA SPIRITUALE - L'architettura delle chiese richiede capacità creativa, innovativa ma allo stesso tempo adesione a una tradizione. Come conciliare questi aspetti che potrebbero essere intesi come mutuamente contraddittori? 
L'architettura delle chiese richiede capacità creativa, innovativa ma allo stesso tempo adesione a una tradizione. Come conciliare questi aspetti che potrebbero essere intesi come mutuamente contraddittori'   versione testuale

Mi ricollegherei a uno dei temi di cui parla Bouyer: la gioia spirituale. L'ispirazione creativa segue vie che nascono nella storia ma allo stesso tempo persegue l'obiettivo di immaginare il nuovo. Questo vale per l'architettura, per l'arte, come anche per la liturgia. Quest'ultima è fondante per la concezione della struttura organizzativa del luogo di culto. Penso per esempio al rapporto tra presbiteri e fedeli nell'ambito delle celebrazioni liturgiche: trovo bello che questi si muovano, che non stiano seduti ai banchi come se fossero a scuola. Questo modo statico di partecipare alle celebrazioni, comunemente praticato, non mi sembra favorisca l'esperire quella gioia spirituale che pure è necessaria a chi va in chiesa. E ovviamente la pratica del rito non è staccata dall'architettura: l'organizzazione dello spazio per la celebrazione contribuisce fortemente a orientare, indirizzare, favorire l'azione dei fedeli.
Ora, se mi pongo il problema come architetto, credo di poter affermare che negli ultimi cinquant'anni siano rarissimi gli edifici di cui si può ritenere che corrispondano ai principi di innovazione, di flessibilità e allo stesso tempo di chiaro orientamento che sembrano auspicabili. E parlando di orientamento non mi riferisco semplicemente alla positura dell'edificio verso Est, ma in generale all'idea che nell'edificio chiesa si ottenga una condizione coinvolgente sul piano emotivo e intellettuale assieme: attraverso l'elaborazione dello spazio, le cromie, le forme, ma anche attraverso i canti, l'incenso, i movimenti, le azioni. Tutto questo “fa” la chiesa, e si traduce in gioia spirituale. E si riflette all’esterno della chiesa per diventare riferimento strutturale della città.










 
Ronchamp (Francia), cappella di Notre-Dame du Haut. Progetto di Le Corbusier (1950-'55)
Ronchamp (Francia), cappella di Notre-Dame du Haut. Progetto di Le Corbusier (1950-'55)
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