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Quando si parla di luoghi di culto, come definire il loro aspetto simbolico, senza scadere nella superstizione'   versione testuale

Credo che la grande sfida stia nel riuscire a valorizzare la dimensione simbolica dei luoghi di culto senza scadere nella pura allegoria. Si fa allegoria nel momento in cui – progettando un edificio di culto – ci si propone di dire qualche cosa: allora si usa il colore celeste per indicare la Vergine Maria, si dà una certa forma all’edificio per indicare la barca di Pietro, si strutturano gli spazi in modo tale da indicare l’abbraccio di Dio… Una volta decodificate queste allegorie, esse non hanno più niente da dire. Il simbolo è tutt’altro: esso ha una funzione non informativa, ma formativa. L’edificio chiesa è la chiesa: forma la chiesa, istruisce il nostro essere chiesa. Non si tratta dunque di inventare nuovi simboli per trasmettere dei significati, ma di trovare le modalità simboliche adeguate perché – celebrando la fede in un edificio-chiesa – la chiesa-popolo impari sempre di più ad essere se stessa, si riappropri di se stessa. Questo è il ruolo del simbolo: non di trasmettere concetti, ma di formare identità e relazioni.

 
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