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Una chiesa al mese
Un libro al mese
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per gli incaricati diocesani
      versione testuale
Mons. Enrico Mazza (Docente nell'Università Cattolica di Milano, Dipartimento di Scienze Religiose) ha evidenziato come, dal momento che «non è l'edificio che manda il messaggio, bensì la liturgia che vi si celebra» architettura e la sua illuminazione vanno progettate assieme mantenendo costante la cognizione della gerarchia di valori. L'accento va posto sull'evidenziare le azioni, non gli oggetti o le opere d'arte (a differenza di quanto si nota nelle riprese televisive delle celebrazioni, durante le quali l'obiettivo spesso vaga sulle opere d'arte che ornano muri e volte invece di concentrarsi sull'azione stessa, a partire da quella della lettura). Così, durante le letture la luce va posta sull'atto del leggere: sul libro da cui essa riverbera sul lettore. Ma non va indirizzata sull'ambone come “monumento”. E durante la liturgia eucaristica l'accento va posto sulla mensa dell'altare, «una bolla di luce che avvolga il calice e il pane dell'eucaristia, con i gesti del sacerdote sul pane e sul vino». Insomma: la luce deve seguire le diverse fasi delle celebrazioni così da metterne in risalto il senso. E va opportunamente manovrata, con la stessa cura e sapienza con cui si manovra il turibolo con l'incenso così che sia pronto solo quando è necessario.
 
Corrado Terzi (Ordinario  di Disegno Industriale e docente di Progettazione Architettonica della luce, Facoltà L. Quaroni, Università La Sapienza, Roma) ha riferito la propria esperienza nello studiare l'impianto illuminotecnico per la Necropoli Vaticana: «Ho toccato con mano il paradosso di lavorare per costruire la scena visibile di uno spazio il cui senso e il cui fondamento sta nel non visibile». Ricordando come oggi vi sono tutte le possibilità tecniche per accompagnare con appropriatezza i diversi momenti delle celebrazioni con una luce “dinamica”, nota tuttavia: «Al centro rimane tuttora irrisolto il dubbio che il repertorio visivo messo a disposizione dalle nuove tecnologie della luce di per sé produca effetti scenografici e che di fatto richiami i contenuti, le pulsioni e la ritualità secolare dello spettacolo. E che la “magia” di questa illuminazione sia eccessivamente estroversa, scopertamente tecnica» in cui non si distingue tra una cattedrale e una convention. Ma questo è un problema che non riguarda i mezzi tecnici, bensì il loro uso, affidato alla capacità del progettista.
 
Giorgio Della Longa (Architetto, esperto in illuminotecnica per gli edifici di culto) espone il problema della visibilità dei corpi illuminanti, i quali da certuni sono nascosti così che gli ambienti siano illuminati senza che le lampade siano visibili, mentre altri preferiscono valorizzare le lampade ed esporle anche come elementi dotati di senso simbolico. Esempio del primo approccio è la chiesa Madonna dei Poveri progettata negli anni '50 da Figini e Pollini nella periferia milanese di Baggio. Mentre l'approccio opposto è seguito da Sigurd Lewerentz che nelle sue chiese «non esita a mostrare l'oggetto lampada e a esibirne la fattura».
Nell'esaminare alcune chiese emerse dai concorsi “Progetti Pilota” della CEI, Della Longa nota che in queste per solito gli impianti illuminotecnici sono realizzati con lampade “da catalogo” ad alogenuri metallici e che non si trovano impianti a carattere “dinamico” ovvero capaci di variare l'illuminazione nei diversi momenti delle celebrazioni.
La chiesa realizzata a Lecce su progetto di Purini e Thermes è dotata di una luce “meramente funzionale”, con due file di lampade perimetrali a due diverse altezze, studiate per imitare la luce naturale. Un approccio simile è stato seguito da Gregotti Associati International per la chiesa Massimiliano Kolbe di Bergamo, nella quale si aggiunge una calotta rovescia centrale sul soffitto che riflette la luce perimetrale tutto attorno, mentre da un canale radiale lascia transitare la luce solare sull'altare al mezzodì. La chiesa San Paolo di Foligno progettata dallo Studio Fuksas vede la luce assoluta protagonista, nel parallelepipedo in cemento attraversato da cannoni di luce che reggono il volume interno sospeso a mo' di velario.
 
Gianni Ottolini (Docente, Facoltà di Architettura Politecnico di Milano) ha computo un excursus su alcune delle chiese nuove realizzate nella Diocesi di Milano negli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo, notando come nel dialogo tra committente e progettista questo deve godere di una certa libertà ideativa per poter esprimere la propria arte. Nel parlare delle nuove possibilità espressive risalta il caso di S. Maria Annunziata in Chiesa Rossa: progettata da Muzio nei primi anni Trenta «ha ricevuto nuova vitalità dal posizionamento di linee di neon colorati: blu disposti lungo la l'imposta longitudinale della volta a botte della navata con finestra arcuata sul fronte porticato; rosi lungo gli spigoli dell'alto transetto a copertura piana e finestre laterali su strada; gialli e ultravioletti nell'abside centrale che circoscrive il ciborio a tempietto. La pregnanza emotiva diretta, quasi musicale, propria della luce colorata che ordina in nuovo modo la sequenza degli spazi interni facendoli riconoscere anche dall'esterno, si associa a un'originale esperienza di rimeditazione comunitaria dei valori e delle forme celebrative».
 
Marina Vio (già responsabile del Master in Progettazione della luce alla Iuav di Venezia) ha notato come privati della capacità di «far vivere i simboli, il più delle volte usano la luce in maniera banale e inconsapevole». Soprattutto perché, come risalta nel confronto con le architetture medievali, frutto di autentica collaborazione nel tentativo di cantare lodi al Signore, quelle contemporanee sono tentativi di manifestare la firma del progettista stesso. «Sembra necessaria una profonda riflessione sul senso di costruire il luogo sacro, e sulla necessità di compenetrarsi di sacro prima di avere la presunzione di rappresentarlo».
 
Anty Pansera (Docente di teoria e storia del disegno industriale all'Accademia di Belle Arti di Brera) ha ripercorso la storia degli eventi espositivi sorti a Monza nel 1923 con la prima Biennale, nell'ambito della quale si ebbe luogo anche un'esposizione di arte sacra, coordinata da Mons. Oreste Pantalini, che nel 1908 aveva pubblicato un manuale per il clero, intitolato “Gli stili nell'architettura”. Di tali eventi espositivi, cui si associava anche un'attività commerciale, è erede la Triennale milanese, inaugurata nel 1933. E dal 1989 a Vicenza si svolge Koinè, manifestazione fieristico-espositiva che unisce sia glia spetti commerciali sia quelli culturali, esclusivamente dedicata agli arredi per le chiese. Nel disegno industriale si trova la possibilità di rinnovare l'alleanza tra Chiesa e mondo delle arti.
 
Lorenzo Fellin (Presidente della Commissione Scientifica AIDI per l'illuminazione degli spazi liturgici, ordinario di sistemi elettrici per l'energia presso l'Università di Padova) ha ribadito l'importanza che gli impianti illuminotecnici siano pensati, come ogni altro aspetto architettonico per la chiesa, in funzione del loro senso per definire un ambiente atto alla celebrazione, evitando «derive verso la chiesa teatro con la banalizzazione del presbiterio e dell'ambone ridotti a palcoscenico; della chiesa monumento all'architettura; della chiesa sala polivalente caratterizzata da un improprio sincretismo di funzioni con completa perdita di significato». Ma le nuove tecnologie possono fornire un aiuto prezioso sia nella ricerca di significato, sia nel contenere i costi di gestione. Al proposito ha segnalato tra le innovazioni più significative:
i sistemi prismatici e a guida ottica per il controllo della luce naturale;
sorgenti luminose innovative di elevate prestazioni, buona resa cromatica, lunga durata e piccole dimensioni;
sistemi distinti per la distribuzione dell'energia e del segnale che agevolano la gestione;
cavi a isolamento minerale e sistemi a bassissima tensione;
apparecchi di illuminazione sofisticati e di basso impatto con puntamenti graduati e bloccabili, ben ventilati, dotati di sistemi saliscendi;
scenari illuminotecnici predefinibili correlati all'azione liturgica selezionabili da pannello sinottico. «In definitiva, esistono gli strumenti e le opportunità per un buon uso dell'ingegneria nei luoghi di culto».
 
Sandro Pittini (Progettista di edifici e luoghi pubblici, docente a contratto presso la Iuav e la Facoltà di Architettura di Cesena) ha presentato il proprio progetto per la nuova aula liturgica nella chiesa di San Lorenzo a Cividale del Friuli, posta a ridosso di quella esistente in modo tale da definire un nuovo sagrato interno «tra le due aule liturgiche si apre un deambulatorio vetrato, un atrio le connette attraverso lo spazio comune della vecchia sacrestia. Si forma così una serie di soglie successive che accompagna il fedele» dall'esterno al luogo della celebrazione. La nuova aula è stata intesa come “stanza di luce” e la vetrata orientata a sud cattura e riflette all'interno dalla volta sopra l'abside la luce del giorno nel variare delle ore.
 
Francesca Migliorato (Architetto, Responsabile Illuminazione artistica Enel Sole) ha presentato  il progetto “luce per l'Arte” col quale sono state dotate di nuovi impianti illuminotecnici numerose basiliche storiche. Nel presentare la “filosofia” degli interventi realizzati ha evidenziato la  ricerca di flessibilità. Si tratta di impianti di basso impatto visivo durante le ore diurne e ispirati a principi di reversibilità.
 
Mario Bonomo (Docente di Progettazione Illuminotecnica al Politecnico di Milano) ha spiegato che «non ha senso un'illuminazione artificiale che riproduca l'illuminazione preesistente» nelle chiese storiche, dal momento che fino a poche decine di anni fa la luce è sempre stata assunta come fatto naturale né le candele si intendevano come sistema di illuminazione progettato. Tuttavia oggi si possono realizzare scenari illuminotecnici volti a valorizzare l'architettura, l'arte e la liturgia. E si possono individuare riferimenti adeguati per i differenti ambienti e luoghi. Per esempio riguardo sull'ambone «sembra opportuno un illuminamento di almeno 300 lx» da attivarsi solo quando l'ambone è in uso «con comando azionato dallo stesso lettore» a mezzo di telecomando, per evitare di dover posare cavi dove spesso questo è impossibile.
 
Gianni Forcolini (Docente alla Facoltà del Design, Dipartimento In.D.A.Co. Del Politecnico di Milano) ha riferito sull'analisi svolta con rilievi fotometrici e analisi di archivio da un gruppo di laureandi su otto chiese  del capoluogo lombardo, inclusa la sua cattedrale. «Accade con una certa frequenza che che lo spazio sia colmato di luce e che la penombra o la debole luminosità siano riservati a periodi di inattività» nota Forcolini. I tipi ricorrenti di illuminazione sono quelli a luce diretta o a luce riflessa.
 
Francesco Bianchi (Docente di Fisica Tecnica e Illuminotecnica alla facoltà di Architettura dell'Università Roma Tre) ha riferito in merito agli impianti illuminotecnici in due chiese romane, Trinità dei Monti e la Collegiata di San Lorenzo Martire, di cui la prima ha rappresentato uno dei primi casi in cui i corpi illuminanti sono stati occultati sul cornicione di imposta della volta. Nell'altro caso s'è seguito un approccio aggiornato, distinguendo tra illuminazione esterna e interna. Qui i corpi illuminanti non potevano essere nascosti dal cornicione, di dimensioni troppo  limitate, si è quindi collocata una trave in vetro strutturale che corre parallela al cornicione ove sostenere gli apparecchi illuminanti.
 
Mons. Giancarlo Santi (Vicepresidente della Commissione Scientifica AIDI per l'illuminazione degli spazi liturgici e Presidente dell'Associazione Musei Ecclesiastici Italiani) ha presentato le Linee Guida come «documento che ha intenzioni operative, di orientamento e di stimolo» e pertanto non contiene modelli o esempi da imitare. Rivolte a tutti coloro che partecipano al progetto e alla costruzione di nuovi edifici di culto o all'aggiornamento di quelli esistenti, le Linee Guida hanno tre obiettivi: integrare le indicazioni contenute nei due documenti della Conferenza Episcopale Italiana del 1993 e del 1996, il primo sulla progettazione di nuove chiese e il secondo sull'adeguamento di quelle esistenti; evidenziare l'importanza della progettazione degli impianti illuminotecnici come parte integrante e fondamentale nel progetto, sia di nuove chiese, sia di adeguamenti; promuovere la qualità della progettazione con indicazioni di metodo.
Mons Santi ha così riassunto il contenuto delle Linee Guida:
«In premessa di precisano soprattutto due punti di fondamentale importanza: i diversi ruoli (committente, progettista, impresa esecutrice, eventuale sponsor) e l'itinerario progettuale.
Il primo paragrafo è dedicato a considerazioni di carattere generale.
Il secondo paragrafo, il più articolato e corposo, è dedicato alla luce per la liturgica, alle diverse combinazioni luminose in relazione alle diverse fasi delle celebrazioni liturgiche e ai relativi parametri illuminotecnici.
Il terzo paragrafo è dedicato alla luce al di fuori delle celebrazioni liturgiche: preghiera individuale e comunitaria, visita turistica, eventi speciali, emergenza e illuminazione di servizio.
Il quarto paragrafo è dedicato ai diversi tipi di luce: la luce d'accento, la luce colore. L'illuminazione degli esterni.
Il quinto paragrafo è dedicato alle componenti del progetto illuminotecnico: le sorgenti luminose, gli apparecchi illuminanti, l'impiantistica, la gestione e la manutenzione».
I punti nevralgici da rispettare sono «la precisa identificazione – con le relative distinzioni – dei soggetti responsabili della progettazione e dell'esecuzione del progetto. Secondo: la relazione tra le parti delle celebrazioni e la luce, da tenere presenti nel definire il progetto e i parametri illuminotecnici. Questi ultimi, i parametri, sono sembrati necessari ma vanno considerati in una prospettiva molto ampia e in aderenza alle situazioni concrete».
Un'ultima nota: sia nei nuovi progetti sia negli interventi su strutture esistenti «è di fondamentale importanza identificare e rispettare i ruoli dei diversi attori in gioco».
 
Chiesa di San Lorenzo Martire a Cividale del Friuli. Progetto di Sandro Pittini, la luce solare giunge filtrata da una grande vetrata e si riflette sulla volta lignea.
Chiesa di San Lorenzo Martire a Cividale del Friuli. Progetto di Sandro Pittini, la luce solare giunge filtrata da una grande vetrata e si riflette sulla volta lignea.
Vista notturna esterna della stessa chiesa.
Vista notturna esterna della stessa chiesa.
Duomo di Orvieto. Illuminazione della facciata. (Programma
Duomo di Orvieto. Illuminazione della facciata. (Programma "Luce per l'arte" di Enel Sole).
Chiesa di San Francesco al Fopponino, Milano. Progetto architettonico di Gio Ponti. L'impianto illuminotecnico qui evidenziato mostra una diffusione non gerarchizzata dalla luce nell'interno.
Chiesa di San Francesco al Fopponino, Milano. Progetto architettonico di Gio Ponti. L'impianto illuminotecnico qui evidenziato mostra una diffusione non gerarchizzata dalla luce nell'interno.
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