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«Il battesimo è un rito di passaggio: anzi, per un cristiano è il rito di passaggio per antonomasia» così Claudia Conforti comincia la sua Prefazione ove in breve sintesi dà conto di alcuni tra i battisteri antichi più importanti italiani di questi notando la  configurazione a pianta centrale in prevalenza ottagonale, analoga a quella del sepolcro. Notando poi che col Concilio di Trento a questa si sostituirà l'allestimento a battistero della prima cappella a sinistra nella chiesa: un passaggio importante che forse tuttavia porta a una certa “opacità espressiva”. La Conforti conclude con una citazione di alcuni dei battisteri progettati da Giovanni Michelucci, secondo diverse configurazioni esperite «nell'intento di temeperare l'irruenza espressiva del mondo contemporaneo con la pregnanza simbolica del millenario messaggio battesimale».
 
All'Introduzione di Guido Genero è lasciato il compito di accennare all'evoluzione del rito nella storia e all'interrelazione tra questa e il luogo destinato a ospitarlo: dall'immersione rituale nel flusso di un fiume allo stanzializzarsi in architetture prima adottate e adattate da edifici esistenti (una stanza nella domus ecclesiae) e quindi appositamente studiate, con i relativi oscillamenti dovuti al prevalere del battesimo degli adulti alle origini, quindi al suo estendersi fino quasi a limitarsi al battesimo di neonati. Per approdare alla ripresa di interesse in questi anni recenti per la tematiche del battesimo a conseguenza del processo di secolarizzazione in Occidente e all'evolversi delle strategie missionarie: «All'aprirsi del terso millennio ci è possibile operare delle sintesi efficaci di carattere antropologico, storico, teologico, liturgico, architettonico e iconologico sulla sede propria dell'azione battesimale e, nello sesso tempo, aprire la trattazione di un capitolo inedito, nel quale misurarsi con le sfide attuali e future».
Così si focalizzano le tematiche architettoniche e relative al rito che saranno riprese da diversi Autori nei loro successivi contributi.
Il testo di Vincenzo Gatti si dipana a partire da come l'acqua, “segno di morte e di vita”  compare nella vicenda biblica e come queste si legano all'iconografia cristiana nel corso della sua storia. Gatti nota che anche per il battesimo il rito si vada precisando nel tempo, e in modi variati a seconda dei luoghi. «Nei primi secoli cristiani, il rito del battesimo comportava la spogliazione completa del catecumeno e la sua immersione totale nell'acqua» di qui le dimensioni grandi e anche la forma, influenzata dal portato simbolico: «in un battistero ottagonale o quadrato poteva essere inserita una vasca rotonda o a quadrifoglio, ottagonale, rosacea o stellare, o più semplicemente circolare, quadrata o rettangolare; talora la vasca riprendeva la stessa forma della croce...».
 
In età moderna soggetto del battesimo è nella stragrande maggioranza il bambino, portato dalla fede dei genitori, ma in un contesto culturale in cui il senso dei segni di solito non è di immediata leggibilità neppure per gli adulti. Gatti propende oggi per la collocazione del battistero entro l'aula, in relazione diretta con l'ambone così da ricordare il suo legame con l'annuncio della parola e come memoria dell'adesione a questa data da ogni credente.
Paolo Demeglio indaga gli aspetti archeologici da cui si desume l'evoluzione del rito dalle origini all'alto medioevo. In questo periodo i battisteri sono quasi esclusivamente collegati ai complessi episcopali e, a partire dall'era costantiniana sorgono anche quali edifici autonomi. In Italia più che in altri paesi si diffonde la tradizione del battistero separato dalla chiesa. Esso, per via della propria monumentalità assume una presenza rilevante nel contesto urbano, ma la sua posizione rispetto alla chiesa è variata: può trovarsi in vicinanza dell'abside, lungo i muri perimetrali o di fronte alla facciata. «Sulla base della documentazione sinora disponibile, la posizione assiale sembra essere quella più diffusa, soprattutto in Italia settentrionale e a partire dagli ultimi decenni del IV secolo».
 
Gaetano Barracane si interessa dei rotoli dell'Exultet, le pergamene decorate con immagini neo o veterotestamentarie i cui testi erano declamati durante la veglia pasquale, momento specificamente deputato all'amministrazione del battesimo in antichità. Essi constano di due parti: l'esordio, che comincia con la parola “Exultet” annuncia il giubilo che si propaga nelle schiere degli angeli per la resurrezione, e il prefazio che ricorda la Pasqua ebraica, la colonna di fuoco che seguiva i figli di Israele, il passaggio del Mar Rosso e canta infine la resurrezione di Cristo.
 
Carlo Tosco tratta dell'evoluzione dal battistero, quale luogo estero alla chiesa, al prevalere della positura del fonte battesimale all'interno del perimetro della chiesa stessa. «Appare chiaro che la fine del battistero non è segnata da una sola causa, ma coinvolge diversi aspetti liturgici, istituzionali e sociali, diventando un punto di osservazione privilegiato per comprendere il tramonto della religiosità medievale». All'inizio i battisteri, oltre al battesimo ospitavano anche altre funzioni quali il culto dei martiri o l'accoglienza di sepolture privilegiati, talché divenivano mete di pellegrinaggi. Il rito nei primi secoli era complesso e articolato e comportava oltre al battesimo degli adulti anche la confirmatio (cresima) e la prima comunione. In età romanica si diffonde il battesimo dei bimbi e lo sviluppo dell'economia mercantile e l'espansione delle città porta spesso alla soppressione di questi edifici separati dalla cattedrale, mentre le funzioni ivi esercitate si spostano all'interno della basilica.
Esempio di questa evoluzione: la cattedrale di Nevers in Borgogna. Edificata all'inizio del VI secolo, di fronte a essa furono posti un battistero ottagonale e una seconda più piccola chiesa. Nel secolo XI la cattedrale fu ricostruita e il battistero e la chiesetta furono conservati fino a quando nel 1211, a seguito di un incendio si dovette procedere a una nuova ricostruzione: in quest'occasione chiesetta e battistero furono demoliti. Non se ne sentiva più la necessità.
 
Mario Frati tratta dei battisteri medievali in ambito plebano, indagandone tipologie e strutture, in particolare in relazione alla loro forma geometrica e al significato di questa. Se prevale la forma ottagonale, non mancano anche diverse altre tipologie, a dimostrazione dell'assenza di una singola forma dell'architettura – ma anche della vasca – che univocamente e ovunque significhi il battesimo.
 
Andrea Longhi si chiede perché sia tanta la monumentalità di battisteri nelle città dell'Italia dei Comuni (XII-XIV secolo). E trova risposta nell'idea che il battistero divenga il centro dell'identità civica, quale luogo nel quale indistintamente tutti compiono il loro percorso iniziatico.

Longhi nota come in questo periodo «la vasca centrale nella generalità dei casi è posta al di sopra del livello del pavimento», mentre in precedenza, onde esemplificare la discesa nel sepolcro e la resurrezione da esso, i fonti erano a un livello più basso. Dal Trecento in poi non si edificano più edifici separati per il battesimo.
Cecilia Castiglioni prende in considerazione il periodo barocco che caratterizza l'epoca post-tridentina, durante la quale è prassi comune dedicare al battesimo una cappella prossima all'ingresso della cattedrale o della chiesa parrocchiale.
 
Nelle Instructiones del Borromeo si specifica che tale cappella dovrebbe andare alla sinistra di chi entra in chiesa. In quest'epoca spesso la vasca è coperta e nobilitata da un ciborio  o almeno con un coperchio decorato. Mentre il fonte è decorato con scene di Giovanni  Battista e del battesimo nel Giordano.
Dall'eclettismo e dal suo tentativo di riassumere il portato della storia in forme contemporanee ai nostri giorni, Carlo Ostorero si pone di fronte alla ricerca operata nel tempo del movimento liturgico e ai diversi esiti conseguiti in un periodo in cui al tentativo di innovazione si aggiunge quello di ritrovare un forte radicamento nelle origini del rito. Così ecco comparire fonti battesimali quali quello di Manzù alla Chiesa Rossa a Milano, in cui l'essenzialità geometrica della forma non è esente da richiami alla tipologia barocca del battistero con coperchio monumentale.
 
Mentre Giuseppe Vaccaro nella chiesa di Sant'Antonio Abate a Recoaro Terme ripropone il battistero come elemento non separato, ma emergente dal volume della chiesa, sul lato sinistro dell'ingresso, come da Instructiones borromaiche, e a pianta ottagonale, come da tradizione ambrosiana.
La rifondazione del battesimo nel post concilio Vaticano II: di questo parla Silvano Maggiani il quale richiama come la Sacrosanctum Concilium abbia espresso chiari orientamenti per ristabilire il catecumenato degli adulti (SC 64), riformare il rito battesimale (SC 63-70), rivedere il rito della confermazione “perché appaia più chiaramente la sua intima connessione con tutta l'iniziazione cristiana” (SC 71). Dai due modelli di programmi rituali, lex orandi e lex credendi, scrive Maggiani, «è possibile trarre delle conclusioni orientatrici che non solo riguardano il senso teologico dell'iniziazione cristiana, ma contengono anche preziosi dati per comprendere come la vasca battesimale deve ritrovare la sua spazialità modificata in luogo, come il luogo possa diventare battistero e come, alla luce anche della storia delle basiliche, il luogo battesimale incomincia a essere nuovamente pensato in più luoghi, tenendo conto che è in atto nelle chiese particolari la riscoperta del catecumenato e del processo iniziatico nel suo Programma di modello originario e autentico: l'iniziazione cristiana per gli adulti».
 
Nell'esaminare come viene interpretato il battistero nelle chiese contemporanee, Paolo Mauro Sudano prende in considerazione in particolare l'opera di Glauco Gresleri e di Giovanni Michelucci, due tra i maggiori architetti di chiese dei nostri giorni. Greleri, spiega Sudano, ha lavorato sopratutto sul tema dell'aula unitaria in cui il fonte si pone in forte correlazione con gli altri poli liturgici; mentre Michelucci, che nella sua età matura ha indagato in particolare il modello della chiesa-tenda, ha privilegiato la collocazione del battistero in una condizione di autonomia spaziale, quale inizio di un percorso che genera lo spazio della chiesa.
 
Nel caso della notissima chiesa dell'Autostrada, dedicata proprio a San Giovanni Battista, Michelucci pone il battistero in un ambiente che emerge nel volume dell'edificio in posizione contrapposta a quella dell'altare, ma senza alcuna connessione di prossimità o visibilità con questo; il fonte è in posizione ribassata ma entro un volume dalla forte tensione ascensionale. Il volume della chiesa come i suoi percorsi interni sono molto articolati, a volte tortuosi. Di contro Gresleri, spesso insieme con Silvano Varnier, ha firmato diversi progetti di chiese basate sulla massima semplificazione formale che giunge a un minimalismo tale da lasciare che sia sempre e solo l'azione liturgica a parlare, non l'architettura in quanto tale.
 
Esempio: l'impianto planimetrico della chiesa di Gesù crocifisso di Vajont è un quadrato col battistero posto dietro al presbiterio, visibile da fuori attraverso una vetrata, nascosto all'assemblea grazie alla sua posizione ribassata.
Non una serie di riti che per tappe graduali portano alla “perfetta illuminazione”, bensì un unico percorso che include il bagno sacramentale, la crismazione e il banchetto eucaristico: questo il tema esplorato da Lamberto Crociani. «Questo itinerario misterico è legato da un unico filo conduttore – reale e simbolico allo stesso tempo – che è la luce, per cui l'iniziazione è illuminazione nella sua pienezza sacramentale  partire dallo illuminatorio, come altresì si chiamava il battistero. Luogo della luce in cui gli iniziandi passavano dalla notte/peccato alla luce/grazia con un reale movimento simbolico che conduce alla piena partecipazione della vita divina, divenendo icona della Santa Trinità». Le diverse tipologie di battisteri costruiti nei diversi momenti, mantengono sempre il senso di luogo destinato a portare alla luce.
 
Vi è incertezza su come oggi interpretare il luogo del battesimo. Crociani riferisce di due casi di chiese recenti in cui a pochi anni di distanza il battistero è stato spostato. Ne discende che è tempo di rivedere il tema dell'iniziazione, intesa nella completezza del suo percorso attraverso una rifondazione dei tre sacramenti «Attraverso l'edificio e la sua iconografia si potrà rendere viva la “memoria” dell'evento primo. Pertanto la progettazione degli edifici [battistero – (consignatorio?) - aula eucaristica] dovrà essere pensata insieme con un sapiente incrocio di linee e di immagini, che esprima la complessità e la bellezza del percorso».
E di tale espressione tratta Fabrizio Capanni, parlando della decorazione del battistero. Pur in assenza di una iconografia canonizzata, vi sono temi ricorrenti che riguardano non solo l'ornamento ma la struttura stessa del luogo.
 
Questi compaiono già nella domus di Dura Europos, dove sull'arcosolio sopra la vasca battesimale sta l'immagine del buon pastore, ai cui piedi si trovano due figurine nude che colgono frutti da un albero acanto al quale striscia il serpente: nel complesso, la figurazione di Cristo che trionfa sul peccato e guida i fedeli alla vita spirituale. Il tema della resurrezione, accompagnato da tante altre immagini che esprimono la vita e alludono al Paradiso è presente in molti altri battisteri antichi mentre l'episodio del battesimo di Cristo, già presente in molte catacombe, compare tra gli altri a Ravenna nel battistero Neoniano o degli Ortodossi, e in quello degli Ariani tra la fine del V e l'inizio del VI secolo: «Il valore trinitario delle composizioni ravennate è dato dal porre su un'unica linea verticale Cristo. La colomba dello Spirito e il Padre che si intuisce solo, perché invisibile».
 
Nell'alto medioevo, diffondendosi l'uso di battezzare i neonati, si diffondono anche i fonti battesimali, decorati, come nella vasca di San Giovanni in Fonte di Verona, con scene dell'infanzia di Cristo.
La parte centrale del volume si chiude con un testo di Franco Scaramuccia, sull'esperienza della Chiesa Battista in Italia. E compaiono immagini di battisteri adatti all'immersione degli adulti, realizzati in questi anni recenti. Scaramuccia sostiene che, come si usa nella sua Chiesa, «il battesimo dei credenti esprima nel miglior modo possibile e renda simbolicamente visibile in maniera inequivocabile l'ingresso della persona nel popolo di Dio in risposta alla Sua chiamata». Battesimo dei credenti ovviamente vuol dire non battezzare i bimbi, come s'usa nel mondo cattolico, ove sono i genitori a farsi carico dell'impegno dell'educazione nella fede, ma battezzare solo gli adulti consapevoli.
 
Dalla pratica rituale discende la forma e la collocazione del battistero nei templi battisti, dove il battistero è in posizione centrale e ben visibile da tutti i fedeli. Usualmente «si trova nella parte anteriore dietro il pulpito, nei templi in cui il pulpito è centrale e, laddove c'è un'abside, si trova al suo interno». E dove possibile si fa in modo che l'acqua sia corrente, per ricordare simbolicamente i passi biblici dove il Signore è descritto come “sorgente di acqua viva”.
Concludono il volume, un repertorio di fonti normative conciliari e postconciliari curato da Luigi Cervellin (vi sono incluse citazioni relative al battistero e al battesimo dal Concilio tridentino, alle Instructiones di Carlo Borromeo ai più recenti documenti in materia della Conferenza Episcopale Italiana) e un'ampia bibliografia, curata da A. Longhi e Angela Farruggia, che parte dai Quattro libri dell'architettura di A. Palladio (Venezia, 1570) a testi pubblicati nel 2002 quali l'Enchiridion dei beni culturali della Chiesa (Bologna, 2002)
 
 


Ravenna, battistero Neoniano o degli Ortodossi, mosaico e stucco, particolare della cupola con Il Battesimo e gli apostoli, 458 circa
Ravenna, battistero Neoniano o degli Ortodossi, mosaico e stucco, particolare della cupola con Il Battesimo e gli apostoli, 458 circa
Ariccia (Roma) tempio battista di via A. Chigi, 2003
Ariccia (Roma) tempio battista di via A. Chigi, 2003
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