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Home page - Una chiesa al mese - Arcidiocesi di Cagliari, chiesa di San Luca - Scheda completa | | Quartu Sant’Elena (Ca) | |
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14/03/2013
A partire dagli anni Sessanta, le aree rurali lungo la costa a est di Quartu Sant’Elena sono coinvolte dai primi interventi di urbanizzazione: i nuovi quartieri si sostituiscono ai mandorleti, ai vigneti e alla macchia spontanea, e la crescita della popolazione implica l’esigenza di nuovi servizi, tra cui quelli religiosi. La cura pastorale dei primi abitanti è affidata al parroco di Sant’Antonio, padre Leonardo Pisanu che, grazie all’azione di un Comitato locale autofinanziato, trasforma in luogo di culto un fortino costiero settecentesco (Su Forti), in stato di abbandono e usato come ovile. Il 21 dicembre 1974 nel fortino recuperato viene dedicata la prima chiesa di San Luca Evangelista, benedetta dall’arcivescovo mons Giuseppe Bonfiglioli (1973-1984). Dieci anni dopo, con la solenne funzione del 7 dicembre 1985, presso il “fortino” viene istituita dall’arcivescovo mons. Giovanni Canestri (1984-1987) la nuova parrocchia, affidata a don Gianni Sanna. Considerata l’insufficienza degli spazi di fortuna adibiti a uso pastorale – su cui gravitava ormai una popolazione di circa tremila persone – l’amministrazione comunale destina un’area di quasi 8mila metri quadrati alla costruzione di una nuova chiesa. Il parroco e una commissione di fedeli individuano il progettista del complesso, l’ingegner Antonio Tramontin, docente all’Università di Cagliari; il 10 dicembre 1989 viene posta la prima pietra. Il cantiere si sviluppa rapidamente fino al 1991, anno del completamento del basamento e degli spazi semi-interrati, dove si ricavano una cappella feriale e una chiesa festiva provvisorie. Durante gli anni Novanta proseguono le opere per i locali a uso pastorale e per la casa parrocchiale (completata nel 1999), con finanziamenti propri e regionali. Grazie al contributo della Conferenza Episcopale Italiana, la chiesa superiore definitiva è completata e dedicata il 9 giugno 2001, con cerimonia presieduta dall’arcivescovo mons. Ottorino Pietro Alberti (1987-2003), che già aveva posto la prima pietra.
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14/03/2013
Il toponimo “Margine Rosso”, traduzione letterale del sardo campidanese “Margini Arrubiu”, è riferito alla colorazione del suolo dell’area, un poggio a ridosso della costa. In realtà, il territorio parrocchiale si estende su un’area maggiore rispetto alla località Margine Rosso, compresa tra lo stagno di Quartu e il lago Simbirizzi, e sviluppata lungo la fascia costiera (Sant’Anastasia, Is Ammostus, Foxi, S’Oru ‘e Mari ed Is Pardinas). L’area ha perso i suoi connotati rurali e selvatici: ville e palazzine hanno coperto i rilievi e i pianalti del primo entroterra, con una densità edilizia bassa e aree verdi private. La popolazione della parrocchia, cresciuta da 3mila a circa 6mila abitanti, vive dispersa su un territorio molto ampio, punteggiato da emergenze storiche ma privo di poli strutturanti l’insediamento. Per tale ragione, subentrando al pionieristico “fortino”, il nuovo complesso parrocchiale ha assunto la funzione di creare un centro vitale per la comunità: il cantiere viene quindi avviato a partire dalle opere pastorali, sociali e sportive, e fortemente sostenuto dall’autofinanziamento dei parrocchiani. Diceva il primo parroco che “prima della chiesa in muratura bisognava costruire la Chiesa-Comunità” (dal “Giornalino” parrocchiale del gennaio 2013, nel 27° anniversario della parrocchia).
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14/03/2013
L’aula liturgica ha un’impostazione a ventaglio, organizzata sulla diagonale del quadrato di base della chiesa: l’assemblea è disposta in modo convergente verso il presbiterio polarizzante , situato sotto una torre-tiburio luminosa. La committenza e il progettista hanno inteso raccogliere gli stimoli conciliari orientati verso un’ecclesiologia di comunione, ma hanno anche voluto richiamare l’eredità dell’esperienza ecclesiale locale, espressa mediante i rimandi figurativi, i materiali costruttivi e i motivi decorativi. L’ altare costituisce il centro dell’area presbiteriale, mentre l’ ambone è proiettato verso l’assemblea. La sede del presidente non è all’interno del presbiterio, ma in uno spazio integrato al vano dell’assemblea: il ruolo del ministro è tuttavia segnalato dall’imponenza e dall’organicità del dossale della sede stessa, affiancata da altri due seggi. Una panca per i ministranti segue il perimetro di base della torre presbiteriale, alla cui parete di fondo è appeso il crocifisso; il disegno degli arredi include anche la credenza. Di fronte all’altare, nel pavimento, sono collocate le reliquie. Nel fianco sinistro dell’aula si apre la cappella del Santissimo: in stretta comunicazione visiva e spaziale con l’assemblea, il tabernacolo è ospitato in un vano raccolto, delimitato da una panca scolpita destinata al raccoglimento personale e all’adorazione. Sul lato opposto dell’aula, il coro ha un proprio spazio dedicato, ed è attrezzato con un leggio stabile, ben distinto dall’ambone. Il battistero è costituito da una cappella cilindrica, sul fianco sinistro dell’area di ingresso (ossia a uno dei vertici del quadrato di base della chiesa): sono disponibili sia una vasca ad immersione, sia un fonte. I banchi per l’assemblea sono disposti radialmente, ampliandosi fino ad incontrare i sei pilastri che reggono la struttura di copertura dell’aula e che delimitano il nartece, nella parte più periferica del ventaglio di base: il numero sei richiama il tema dei sei giorni della creazione, ossia dei sei giorni lavorativi che ci si lascia alle spalle quando, nel dies domini, si entra in chiesa per la celebrazione domenicale. Concettualmente, la settima “colonna” è la torre luminosa presbiteriale, a sua volta articolata in otto lati, richiamo simbolico all’ottavo giorno della Resurrezione e della vita eterna. Anche il disegno pavimentale esprime tale dialettica tra aula e presbiterio, tra vita e celebrazione: dall’altare e dall’ambone partono tracce segmentate che conducono al nartece e agli ingressi, simboli dei fiumi in movimento che partono dalla sorgente di vita della liturgia.
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14/03/2013
Il programma iconografico è parte integrante dello spazio liturgico, sia per le scelte simboliche e mistagogiche, sia per l’impatto sull’ambiente interno dei materiali, delle textures e dei motivi decorativi naturalistici. Per la definizione del programma sono stati invitati dalla parrocchia a concorrere dieci artisti sardi, tra cui sono stati selezionati Pietro Longu (altare, ambone, sede, crocifisso, cappella dell’adorazione, via crucis), Paolo Soro (battistero e tabernacolo) e Paolo Garau (portali, finestre). Il tema di fondo degli arredi principali realizzati da Pietro Longu è il rapporto tra la liturgia e le forme della natura. I favi a celle esagonali degli alveari (emblema dell’operosità della vita comunitaria), i germogli, i tralci e i pampini della vite, le spighe nel terreno fertile, fino ai fenicotteri degli stagni di Quartu che sovente sorvolano l’area della parrocchia: l’intera natura partecipa della vita liturgica. Anche la pluralità dei materiali contribuisce ad animare lo spazio: convivono opere lapidee (marmo bianco di Orosei) e interventi in legno di tiglio, bronzo fuso a cera persa, ceramica refrattaria e policroma. I singoli poli liturgici sono poi caratterizzati dai temi iconografici specifici orientati dalla funzione e dal significato del luogo. Il paliotto bronzeo inserito nella base triangolare marmorea dell’ altare raffigura la cena di Emmaus; la mensa non è perfettamente rettangolare, ma leggermente cuspidata verso l’assemblea. La struttura lapidea sconnessa dell’ambone richiama la pietra ribaltata del sepolcro; nel blocco superiore è scolpita a bassorilievo, sulle quattro facce della pietra, la storia di San Luca, in cui spicca la processione offertoriale con i frutti della terra sarda; nel blocco inferiore i fenicotteri in volo. Il leggio dell’ambone, in bronzo fuso a cera persa, è retto da un cespo di frumento, cresciuto nella terra fertile insieme a cardi e fiori selvatici. Sul piano d’appoggio del leggio, un brano del paesaggio costiero di Quartu, raffigurato riecheggiando le terre del lago di Tiberiade. Nella torre presbiteriale dal 2005 è collocato il crocifisso ligneo, di dimensioni naturali, a braccia aperte e già proiettato verso la Resurrezione, bagnato dalla potente luce zenitale; solo in un secondo tempo è stata aggiunta la sagoma della croce alle spalle del crocifisso-risorto. Dice lo scultore Longu: “ho scolpito il Cristo flagellato e morto, ma poi risorto, vivo in noi, vincitore sulla morte, con i segni della passione nel suo corpo, ma staccato, distante dalla croce”. Il suo viso “infonde serenità” ed esprime “un messaggio di speranza, in quell’attimo fuggente della Resurrezione, quando in Lui è ancora vivo il sentimento di trovarsi tra gli uomini, è tra la Terra e il Cielo, è la Porta del Cielo, la Porta della Fede e della Salvezza”. La torre coclide del tabernacolo raffigura la storia della Redenzione, dall’Annunciazione all’incredulità di Tommaso. La parete del fondo del tabernacolo esprime il tema dell’irradiazione della Presenza divina, mediante formelle esagonali in ceramica smaltata. Il battistero ha a pavimento una vasca cruciforme per l’immersione (con i tradizionali tre gradini di discesa e salita) e un fonte per la somministrazione del sacramento per infusione: la scultura bronzea rappresenta il tema paolino (Rm 6, 1-11) dell’uomo vecchio che, spogliatosi delle precedenti sembianze, si rivela come uomo nuovo, rivestito di Cristo. A fianco, la figura del Battista. Il programma iconografico è completato dalla via crucis, recentemente posta in opera, e dalle crocette ceramiche utilizzate per il rito di dedicazione.
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14/03/2013
Il sito del complesso parrocchiale, rilevato sulla fascia costiera, è luminoso e immerso in un contesto ricco di vegetazione il volume geometrico nitido dell’aula liturgica, che si apre nello spigolo, indica che si varca una soglia ambientale nettamente percepibile e progettata. Il passaggio dall’esterno all’interno è mediato prima dalla bussola, poi dall’ampia area di ingresso, quasi un nartece, illuminato dagli oculi perimetrali e separato dallo spazio per l’assemblea dai sei pilastri che richiamano i sei giorni della vita operosa del creato. Oltre il nartece emerge, al fondo, la meta luminosa del presbiterio , quasi abbagliante. L’aula, tuttavia, non resta nella penombra: le falde della copertura – rette dal sistema radiale di travi lignee lamellari - sono infatti articolate in modo da lasciare filtrare lame di luce, che garantiscono ai fedeli un’adeguata illuminazione. La struttura lignea del tetto, i rivestimenti ceramici e il pavimento in pietra di tonalità rosate offrono qualità materiche che contribuiscono positivamente al comfort ambientale degli spazi
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14/03/2013
Come sopra richiamato, il cantiere del complesso parrocchiale è cominciato dalle opere pastorali, in modo da garantire una crescita armonica delle attività, coronata dall’ultimazione dell’aula liturgica. L’ampio lotto presenta una pluralità di percorsi e di accessi, inseriti in un contesto di vegetazione ricca e curata, in cui le attività ecclesiali trovano un ambiente accogliente e aperto. Attualmente sono impiegati per la catechesi e per l’animazione culturale sia l’ampio sotto-chiesa (inizialmente utilizzato come cappella provvisoria), sia una manica di locali che si innesta perpendicolarmente a uno dei lati della chiesa, articolandosi proprio sulla torre del presbiterio, e delimitando così uno spazio aperto nettamente definito, utilizzato come sagrato interno e come spazio liturgico all’aperto. Alla testata esterna della manica una rotonda è utilizzata come padiglione aperto e come cella campanaria temporanea. A fianco del sagrato sono organizzati un ampio e rigoglioso spazio verde (il “ giardino di San Luca”) e le attrezzature sportive.
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14/03/2013
Il “Margine Rosso” è un’area di recente urbanizzazione, insediata da case unifamiliari, ville e palazzine basse, con ampi spazi a verde privato, frammisti ad aree rurali residuali. Mancando un centro o uno spazio di relazione pubblico, è il complesso parrocchiale stesso che – con il suo articolarsi – definisce alcuni aspetti di riconoscibilità. Sebbene circondato dal sagrato e da aree verdi, il complesso parrocchiale riesce ad affermarsi grazie al volume geometrico dell’aula liturgica che, pur nella semplicità di impianto, non rinuncia ad alcuni espliciti richiami alla tradizione, quali la citazione degli architetti pensili esterni, le tarsie marmoree e le vetrate a oculo. L’ ingresso avviene da uno degli spigoli del quadrato di base, con portali strombati nella massa dell’edificio. La torre presbiteriale emerge, in modo nitido ma discreto, nel contesto insediativo, e nelle ore serali assume anche una funzione di riferimento visivo luminoso, grazie alle ampie aperture del tiburio.
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14/03/2013
Sebbene il programma iconografico fosse definito fin dall’inizio, solo con il passare degli anni ha trovato una progressiva realizzazione, anche grazie alla generosità dei parrocchiani e di donatori. Tappe importanti sono state la posa del crocifisso nel 2005 (stesso anno in cui si pongono in opera le panche perimetrali del presbiterio) e delle stazioni della via crucis in ceramica nel 2011 (opere di Pietro Longu). Le statue della Vergine e di San Luca sono disposte a fianco della cappella del Santissimo. Non è stato ancora affrontato il tema della penitenzieria, o di un luogo adatto alle confessioni. L’utilizzo del battistero ha manifestato alcune difficoltà pratiche, associate a una ridefinizione dell’allestimento iconografico: la vasca cruciforme per l’immersione è stata coperta da una lastra di vetro calpestabile, dietro il fonte è stata collocata l’immagine del Sacro Cuore di Gesù e accanto alla vasca è stato posto un secondo crocifisso. Il luogo patisce forse la mancanza di illuminazione naturale, che dovrebbe essere caratterizzante il battistero/ photisterion (luogo della luce). Le opere pastorali e sociali hanno subìto, come sempre, un processo continuo di adattamento: nel luglio 2008 è stato inaugurato il “ giardino di San Luca”; il 31 gennaio 2013, festa San Giovanni Bosco, è stato ufficialmente aperto l’ oratorio parrocchiale.
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