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 Home page - Una chiesa al mese - Diocesi suburbicaria di Albano, chiesa di Santa Rita da Cascia - Scheda completa 

Santa Rita da Cascia 

Marino - Cava dei Selci

15/11/2012
Il rione di Cava dei Selci, frazione di Marino, si sviluppa a partire dagli anni Cinquanta a ridosso della pista dell'aeroporto di Ciampino, presso la strada statale Appia. Lo sviluppo spontaneo ma incessante dell'insediamento richiede, negli anni Sessanta, una struttura di cura pastorale per la popolazione: il primo centro parrocchiale realizzato si dimostra tuttavia ben presto insufficiente. Si prevede allora di costruire una nuova aula liturgica, annessa alle precedenti strutture, dimensionata per la sempre crescente popolazione della parrocchia. Le condizioni socio-economiche del contesto richiedono rapida realizzazione, bassi costi e fruibilità immediata dell'aula, ancora al rustico, per rispondere alle istanze pastorali impellenti. Viene incaricato del progetto Sandro Benedetti, docente di restauro e di storia dell'architettura, attivo nella pratica professionale dall'inizio degli anni Sessanta: il suo interesse per l’architettura di chiese postconciliare aveva già avuto modo di svilupparsi sia criticamente – in qualità di membro della giuria del Concorso Nazionale per Nuove Chiese della Diocesi di Roma del 1967 –, sia progettualmente, avendo già realizzato la chiesa parrocchiale del Cuore di Maria, a Villa Ferraioli (1962-1970), nella stessa diocesi suburbicaria di Albano.
15/11/2012
Cava dei Selci presenta i caratteri delle borgate sviluppatesi spontaneamente nelle campagna romane tra il secondo Dopoguerra e il boom economico: lottizzazione irregolare, rete viaria sottodimensionata e irrazionale, edilizia frammentaria e improvvisata, assenza di spazi aperti e di centralità pubbliche. In tale contesto, la chiesa parrocchiale costituisce probabilmente l'unica occasione per poter avviare nel rione un progetto di architettura, coerente e identitario. La prossimità dell'aeroporto impone un vincolo d’altezza dovuto al cono di volo (14 metri), mentre l'esigenza di valorizzare funzionalmente le opere pastorali preesistenti richiede che l'aula sia costruita in continuità volumetrica con il resto del complesso, e quindi a filo arretrato rispetto alla strada. Considerati tali vincoli plani-volumetrici, si impone la necessità di prevedere un sagrato, al fondo del quale si può disporre un volume compatto, non sviluppato in altezza: la sfida principale posta al progettista è quindi la caratterizzazione della nuova chiesa, per evidenziarne non solo la funzione, ma soprattutto il ruolo di nuova centralità spaziale e spirituale della borgata.
Benedetti si propone di operare con un obiettivo chiaramente definito: “ritrovare nell’espressività simbolica il centro del processo progettuale, costituendo un sistema architettonico in cui l’unificazione delle aree sacramentali, sollecitata dalla riforma liturgica del Vaticano II, coesistesse con una diversificazione spaziale, espressiva delle diverse qualità liturgiche esistenti nello spazio sacro” (Benedetti 1995, p. 265). In termini più generali, Benedetti tenta di proporre un metodo per superare la frammentarietà delle esperienze progettuali nell'ambito dell'architettura di chiese post-conciliare, da lui valutata in termini decisamente negativi. Propone infatti che l'edificio sacro torni ad essere "veicolo di verità", e non mera ostentazione del protagonismo o del lirismo autoreferenziale degli architetti: lo "spessore veritativo" dell'architettura è sviluppato a partire dal “ripensamento delle più stabili idee simboliche, incarnanti attraverso la vita della Chiesa le ecclesiologie fondamentali depositate nei secoli della sua vita” (Benedetti 1987-1988).
Proprio a partire dalla chiesa di Cava dei Selci viene sperimentato il metodo del "formare simbolico", successivamente messo a punto sia negli scritti teorici dell'architetto - probabilmente il più letto e influente saggista in materia di architettura sacra contemporanea in Italia -, sia nelle chiese da lui progettate e costruite.
Alcune idee-simbolo guidano l’inserimento dell’edificio nell’ambiente costruito: il modello della “Chiesa-fortezza”,  finalizzata a resistere al dilagare dell'indifferentismo e del relativismo del mondo secolarizzato, si declina con quello della “Montagna Sacra”, mediazione tra Dio e il Mondo, punto di unità tra Terra e Cielo.
15/11/2012
Il metodo del "formare simbolico" viene applicato anche allo spazio liturgico interno, marcatamente cristocentrico: l'impianto dell'aula è tracciato sulla figura cristologica della croce inscritta, mentre la qualità dello spazio è plasmato sul tema di Cristo-Luce di Vita.
Nel cristocentrismo architettonico e teologico di Benedetti il luogo dell'Eucaristia-Sacrificio assume un ruolo decisivo, una “emergenza rispetto agli altri luoghi dell’aula” (Benedetti 1987-1988): sviluppando l'indicazione conciliare della riscoperta della mensa come luogo dell'azione eucaristica, l'altare viene focalizzato dalla camera di luce ricavata nella torre campanaria raccordata al tiburio. L'asse luminoso tra torre e mensa diventa il perno del rapporto tra l'Eucaristia e i fedeli, disposti in modo avvolgente attorno all'altare. L'assemblea è avvicinata ai poli liturgici mediante una rotazione di 45° rispetto all'impianto della croce greca di base, operando una fusione complessiva tra frontalità e diagonalità. Sebbene l'altare, luogo dell'azione eucaristica, assuma un ruolo centrale spazialmente e geometricamente, non viene trascurato il luogo della conservazione e dell'adorazione eucaristica. Separato dalla mensa, il tabernacolo  viene progettato come una vera e propria architettura nell'architettura, rivitalizzando il modello a torre utilizzato nei tabernacoli bassomedievali del centro Europa: il tabernacolo ha l’aspetto di 'casa' di Dio, che va a costituire il cuore della 'casa' del Popolo di Dio, riproponendo e modulando alla scala micro le stesse geometrie di impianto dell'edificio. Un medesimo rigore progettuale accomunava il disegno di tabernacolo, ambone e mensa, quest’ultima inoltre impostata su supporti a forma di crismon.
La sensibilità liturgica dell’immediato post-concilio ma, soprattutto, la situazione di emergenza economica e pastorale hanno tuttavia portato a una dilazione dei tempi nell’affrontare in modo definitivo il tema del luogo della Parola e del luogo del Battesimo , che solo in tempi recenti sono stati rielaborati nel quadro del ridisegno complessivo dei luoghi delle celebrazione, realizzato nel 2010 su un nuovo progetto che, pur rispettando la logica progettuale del luogo, è stato realizzato con una sensibilità diversa da quella originaria di Benedetti (si veda il paragrafo conclusivo).
15/11/2012
La forza simbolica dell’impianto architettonico assumeva, nel progetto iniziale, anche il valore di programma iconografico, fondato sui temi cristocentrici e sull’esperienza della luce, sottolineati figurativamente solo dal Crocifisso appeso nella torre di luce sopra l’altare. Il crocifisso attualmente esposto, scolpito da Bruno Lunz, è stato donato alla parrocchia nel trentesimo anniversario della sua istituzione (1994).
La vita della comunità ha portato a valorizzare – in modi e termini probabilmente inizialmente inaspettati – la poliedricità dello spazio interno, e in particolare la ricchezza volumetrica e luministica del perimetro dell’aula, che segue l’andamento spezzato della sovrapposizione in pianta delle croci inscritte su cui si fonda il disegno complessivo.
Attualmente, ogni angolo delle pareti dell’aula ospita una devozione popolare: ai due lati dell’ingresso, Santa Rita (cui è dedicata la chiesa) e Sant’Antonio; a sinistra, l’originario crocifisso della comunità, il beato Giovanni Paolo II, il Sacro Cuore e la Vergine; a destra, San Giuseppe e San Pio da Pietralcina. Le stazioni della via crucis si dispiegano sui pilastri perimetrali. Lo sportello del nuovo tabernacolo a parete – sostitutivo dell’originaria torre eucaristica – presenta il tema del Buon Pastore.
Un particolare richiamo alla santa titolare della chiesa è stato inserito nella riplasmazione del 2010: la ringhiera metallica che affianca il presbiterio è articolata in racemi di rose, fiori legati alla devozione alla santa.
15/11/2012
La geometria dell’edificio disvela i propri contenuti simbolici grazie al progetto della luce naturale. In particolare Benedetti, nei suoi scritti e nelle sue opere, ribadisce l’importanza dell’attenta articolazione delle coperture, che devono contribuire a superare il rischio di omogeneizzazione generica e sociologizzante dell’assemblea liturgica. Nel nostro caso, il tiburio centrale  stellato a otto punte è affiancato da quattro piccole torrette, che vanno a illuminare spazi secondari , ma il valore preminente è attribuito al pozzo di luce sopra la mensa eucaristica .
La scelta materica originaria conferiva un particolare valore alle superfici perimetrali in calcestruzzo a vista, soluzione ambientale di taglio certamente ‘brutalista’, ma di immediato richiamo simbolico alla semplicità e alla povertà della casa del Popolo di Dio. L’alleviarsi delle tensioni sociali del contesto ha probabilmente comportato un allentamento dell’afflato pauperistico iniziale: l’ambiente interno della chiesa ha di conseguenza recentemente subito una trasformazione di sapore ‘domestico’ [10], allineata con il gusto corrente dell’arredamento di interni dell’area e del progressivo benessere dei suoi abitanti.
15/11/2012
Come indicato nei presupposti del “formare simbolico” di Benedetti, la chiesa assume l’esplicito richiamo alla torre-fortezza e alla montagna-sacra. Una vera e propria “cittadella sacra”, espressione “di una realtà fatta per l’uomo, ma ‘diversa’ dalle ‘ dimore dell’uomo’. Una diversità che non si contrappone all’uomo, ma che si caratterizza e si coinvolge con lui, onde fondarne e sostenerne l’esperienza terrena” (Bendetti 1987-1988, ripreso in Benedetti 1995, p. 141).
Tale fortezza, tuttavia, nella sua conformazione cristallina non si presenta come monolite impenetrabile e impermeabile: il sistema delle torri manifesta esternamente quella molteplicità spaziale che si dispiega internamente, e la pluralità dei punti di vista, degli scorci e dei punti di avvicinamento racconta – in termini geometrici – i possibili approcci personali alla ‘montagna’ e alla ‘torre’. Le torri, inoltre, non determinano un volume del tutto chiuso, ma sono assemblate lasciando tagli di luce , feritoie, che consentono una comunicazione tra spazio esterno e interno. Anche la porta angolare, unica ‘apertura’ nella fortezza, assume un valore del tutto particolare e inconsueto, tagliando lo spigolo frontale della composizione cristallina.
Il recente allestimento del sagrato ha reso amichevole lo spazio-filtro tra la chiesa e il suo contesto , che resta frammentario  seppur coinvolto da processi di rigenerazione e aggiornamento.
Le opere pastorali restano ospitate nel primo nucleo della parrocchia: la prima chiesa è diventata sala di riunione di preghiera, ospitando anche i primi arredi liturgici rimossi dall’aula (altare, ambone, tabernacolo)
15/11/2012
La trasformazione sociale ed economica della borgata ha probabilmente modificato l’approccio delle nuove generazioni della comunità verso l’iniziale atteggiamento pauperistico e aniconico del progetto. Peraltro, bisogna ricordare che la chiesa era stata realizzata in tempi e condizioni di emergenza, senza nemmeno arrivare ad una consacrazione sacramentale: una condizione di ‘provvisorietà permanente’ che doveva essere risolta per dare risposta ai nuovi abitanti del quartiere.
Ai problemi manutentivi dell’edificio aveva iniziato a cercare risposta il parroco don Marco Cocuzza, con un intervento conservativo progettato da Sandro Benedetti stesso, coerente con i caratteri espressivi del complesso architettonico (pulitura e tinteggiatura esterna e interna, sagrato ecc.) e nel rispetto della qualificazione dei poli liturgici, di intesa con la Diocesi. A tale prima fase di studio e di manutenzione è seguito un intervento più repentino di ridisegno complessivo dell’arredo dell’aula liturgica, per iniziativa del nuovo parroco don Mauro Verani  (dal 2007): se l’intervento è avvenuto apparentemente nel rispetto dell’architettura complessiva della chiesa e delle sue geometrie, gusti e soluzioni di arredo si discostano dai valori originari, compromettendone l’equilibrio e la severità significativa.
Sul nuovo presbiterio marmoreo – che riprende la geometria dell’edificio – mensa, ambone e tabernacolo originari sono stati sostituiti con elementi scultorei figurati (spighe e tralci di vigna), realizzati dalla Società Italiana Arte Sacra delle Frattocchie (la cui sede è a poca distanza dalla parrocchia), su disegno del parroco stesso. Il tabernacolo è stato portato a parete, inserito nell’articolazione di un rivestimento ligneo che ha ridefinito ampie parti della superficie perimetrale dell’aula. La sede  è collocata a destra del presbiterio, contro la parete di fondo. Il fonte è stato definitivamente posizionato in una propria area, a destra del presbiterio, di fronte a una cappella dello Spirito Santo. Completano il riarredo un nuovo impianto di illuminazione perimetrale con elementi puntuali a parete, l’acquasantiera, la credenza e la teca per le reliquie , a sinistra del presbiterio. Nella sua nuova conformazione, la chiesa è stata dedicata il 10 aprile 2010 dal vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro (omelia)
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