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 Home page - Un libro al mese - IL PROGETTO DELLA CHIESA, LEZIONE DI VITA 

Il progetto della chiesa, lezione di vita

 

Intervista all'arch. Massimiliano Fuksas*
a proposito del libro “Architetti di chiese” di Crispino Valenziano (2005)

*Titolare, con la moglie Doriana, dello Studio Fuksas (con sedi a Roma, Parigi e Shenzen), Massimiliano Fuksas è tra i più noti progettisti a livello mondiale. Già consigliere dell'Institut Français de Architecture e membro delle commissioni urbanistiche di Berlino e Strasburgo (dal 1994 al 1997), è visiting professsor in diverse università quali l'École spéciale d'architecture di Parigi e la Columbia University di New York. Ha ricevuto numerosi premi tra cui il Vitruvio Internacional a la Trayectoria (1998), il Grand Prix d'Architecture (1999), la Honorary Fellowship dell'American Institute of Architects (2002); nel 2010 è stato insignito della Legion d'Onore; è accademico di San Luca. Nel 2010 ha diretto la VII Biennale di Venezia.
 

Gli argomenti trattati nella rubrica “Un libro al mese” sono ridiscussi in interviste con diversi esperti. Ne nasce un colloquio volto ad approfondire gli argomenti esposti nei volumi. Le opinioni presentate sono qualificate ma personali, non necessariamente condivise da chi promuove la rubrica.
20/11/2017

Sulla base della mia esperienza con la chiesa che, con mia moglie Doriana, ho avuto occasione di progettare a Foligno nei primi anni 2000 (il progetto è del 2001 e la chiesa, dedicata a S. Paolo Apostolo, è stata consacrata nel 2009) chiederei una più ampia e approfondita, partecipazione di tutti coloro che fanno parte della committenza. La comunità ecclesiastica è molto varia: dal vescovo, quale responsabile della Diocesi, ai parrocchiani. Nel caso della chiesa di Foligno, la Conferenza  Episcopale Italiana partecipava in prima persona avendo indetto e curato il concorso. Ma è importante che tutti coloro cui la chiesa è destinata siano partecipi. Al progettista spetta di comprendere bene il luogo in cui si inserirà il suo progetto: ma nel caso della chiesa questo “luogo” è anzitutto composto dai fedeli. E il credente è diverso dal committente di altri progetti. Per dire: il committente di un supermercato sarà attento ai diversi aspetti che hanno a che vedere con le funzioni specifiche dello spazio commerciale: accessibilità, visibilità, sicurezza, ecc. Nella chiesa c'è l'aspetto trascendente: non lo si trova in alcun altro edificio, almeno non nella stesso modo e con simili aspettative.
La chiesa è effettivamente un tramite per mezzo del quale la comunità dei fedeli può rivolgersi al mondo spirituale. Quindi l'edificio chiesa ha una funzione che è intimamente legata a un significato: questo passaggio dalla funzione al significato è quanto ne rende il progetto arduo e complesso.


 
20/11/2017

La storia dell'architettura è densa di chiese che ne segnano i diversi momenti. E l'evoluzione del modo di intendere e vivere la fede nei vari momenti vi resta impressa. È qualcosa di profondo: di intimo, e allo stesso tempo di valore sociale e culturale. L'evolversi della liturgia, nelle sue diverse stagioni, l'accompagna e si riflette negli edifici. 
 
20/11/2017

Credo che oggi quel che più e meglio esprime il luogo della chiesa sia il modo in cui la luce incide e conforma lo spazio. Materiale e immateriale assieme, la luce in sé è espressione spirituale. Della chiesa che ho progettata a Foligno, il card. Giuseppe Betori – folignate, attuale arcivescovo di Firenze, all'epoca Segretario generale della Conferenza Episcopale – ha detto che “è sollevata dalla luce”: effettivamente questa è la principale idea attorno alla quale s'è imperniato il mio progetto, con il volume interno sospeso e attraversato da canali di luce. In questo modo ho inteso indicare il passaggio dal mondo fisico a quello metafisico.
 
20/11/2017

Sono lontano dal formalismo. Ritengo che compito dell'architetto sia di aiutare a vivere un'esperienza. I primi cristiani, per costruire le loro chiese non si rifecero alla forma dei templi pagani allora esistenti, ma adottarono strutture di carattere civile: quelle che accoglievano gruppi di persone. Come la basilica, o la rotonda.
E nella storia i progetti delle grandi chiese non necessariamente erano totalmente definiti al momento in cui si incominciavano i lavori: che duravano anni, e portavano a diversi cambiamenti in quella che poteva immaginarsi come l'idea iniziale. Penso al Duomo di Siena: quel che oggi conosciamo è quanto nel '300 intesero come la parte che avrebbe dovuto costituire il transetto di  un edificio di ben altre dimensioni. Penso alla cattedrale di S. Maria del Fiore di Firenze: ai molteplici problemi che si presentarono per l'erezione della cupola, e che Brunelleschi risolvette grazie alla sua geniale struttura capace di ridurre al minimo le spinte orizzontali, e grazie all'invenzione della centina mobile che consenti di costruirla. E che dire di San Pietro, il cui progetto è cambiato più volte nei decenni: dall'idea di edificio a pianta centrale del Buonarroti alla realizzazione basilicale del Maderno, al modo in cui il rapporto con l'intorno è stato via via interpretato in modo tale da esaltare lo slancio della cupola...
Le chiese sono progetti in continuo divenire...












 
20/11/2017

Quel progetto oggi ha la sua completezza: ma chi sa a quali necessità si troverà a rispondere in futuro? Starà alla comunità dei fedeli e al loro Vescovo, di vedere come possa eventualmente evolvere in relazione a circostanze che possono mutare.

 
20/11/2017

La chiesa è intesa come luogo che segna percorsi scanditi da soglie, da momenti di passaggio. Il sagrato sale dolcemente verso l'edificio, che si impone elevandosi e invita a guardare verso l'alto. All'interno vi sono tre navate, scandite dal corpo sospeso che definisce anche deambulatori, come nelle chiese medievali. L'ambiente si presta a evolvere: la liturgia si è evoluta nel tempo, e potrebbe mutare ancora. Il luogo è concepito in modo tale da essere aperto al cambiamento. La chiesa edificio è perenne, e dura nel tempo. Ma non in quanto monumento, bensì come un corpo vivo. L'edificio chiesa quindi dev'essere contemporaneamente stabile e dinamico: capace di perdurare ma anche di cambiare.
 
20/11/2017

Quando Shimon Peres mi incaricò di realizzare il Centro per la Pace a Jaffa, pensai a una parete trasparente, che guarda verso il mare. Ne parlai a lungo con Peres, che mi chiedeva perché la immaginassi così: desideravo che da dentro si potesse guardare a chi giunge da lontano. Pensavo ai coloni che arrivavano fuggendo dalle persecuzioni in Europa; pensavo ai naufraghi che speravano in un approdo sicuro. La parete aperta è segno di disposizione all'accoglienza, significa il proporsi come rifugio per chi arriva da lontano.
 
Ecco: penso che questa sia la chiesa dei nostri giorni: un luogo cui può guardare chi ha bisogno di aiuto. A Foligno non ne abbiamo tenuto conto. Se oggi dovessi ripensare al progetto di una chiesa credo che vi aggiungerei questo aspetto: qualcosa che sia segno tangibile dell'apertura all'accoglienza, oggi così necessaria.


 

 
20/11/2017

Il Centro Shimon Peres per la Pace e la chiesa di Foligno sono i due edifici più piccoli che ho realizzato nel corso della mia carriera di progettista. Tuttavia li ritengo i più importanti: perché sono segni, ed entrambi hanno un valore spirituale. Sono tracce profonde per l'umanità. Nel concepirli, mi son dovuto mettere in discussione.
Non sono ateo, ma neppure ho il dono della fede. Nel pensare alla chiesa, come al Centro della Pace, ho dovuto confrontarmi con quanto trascende il momento, l'esistente, le circostanze, per attingere alla profondità dell'essere.
Qui l'architettura acquista un valore qualificante. E diviene evidente il suo ruolo di servizio, per un fine più alto dell'architettura stessa. Progettare una chiesa è una grande lezione di vita.
 

 

 
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