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 Home page - Una chiesa al mese - Diocesi di Vicenza, chiesa di San Giovanni Battista - Scheda completa 

San Giovanni Battista

Arzignano (Vi) – Villaggio Giardino, Via Montegrappa 1

27/12/2011

L'architettura del complesso parrocchiale di San Giovanni Battista è l'esito dell'incontro tra un committente dinamico e colto – don Nilo Rigotto (1927-1990) – e il progettista di chiese italiano più noto e più discusso del secondo Dopoguerra, Giovanni Michelucci (1891-1990).

Nel 1964 a don Nilo viene affidata la nuova comunità del Villaggio Giardino, ancora priva di chiesa, nella periferia industriale di Arzignano. Affiancato da un gruppo di collaboratori, il parroco si avventura alla ricerca di quanto la cultura architettonica offra di più aggiornato per esprimere le speranze dell'età conciliare. Dopo aver studiato e viaggiato – arrivando, tra l'altro, a visitare la cappella di Ronchamp – don Nilo e il suo gruppo di lavoro si interessano all'opera di Michelucci, stimolati dagli scritti sulle chiese dell'architetto pistoiese di padre Giulio Bevilacqua, di mons. Giovanni Fallani e di don Lorenzo Milani, pubblicati dalla "Domenica del Corriere".
L'incontro avviene il giorno di Santo Stefano del 1964, nella notissima chiesa dell'Autostrada di Michelucci, e da quel momento nasce una feconda collaborazione tra l'architetto, quasi settantacinquenne e in un momento di scoramento professionale, e la committenza comunitaria espressa nel "Comitato pro erigenda chiesa", vera e propria attualizzazione delle storiche fabbricerie delle cattedrali. Il Comitato è infatti attivo nel finanziamento (mediante tassazione spontanea dei parrocchiani), nell'ideazione e nella realizzazione delle opere necessarie alla comunità. Michelucci accetta l'incarico, a una condizione: «Io la chiesa ve la fo, ma prima devo stare con voi, vedere le vostre case, capire la vostra terra»; si sviluppa quindi un vero e proprio «clima di co-progettazione tra l'architetto, il parroco e la comunità locale» (Sodi 2009, p. 55).
La parrocchia è eretta canonicamente il 2 febbraio 1966 e, dopo alcune vicissitudini burocratiche e dopo il superamento dell'iniziale tacita diffidenza della curia, la posa della prima pietra avviene il 4 febbraio 1967. L'amicizia tra l'architetto e la comunità è testimoniata non solo dai documenti di progetto, ma da un intenso epistolario, protrattosi ben oltre la fine delle opere architettoniche, fin quasi alla morte dei due protagonisti della vicenda, avvenuta a pochi mesi di distanza nel 1990.
 
27/12/2011
Il Villaggio Giardino è un aggregato ordinato di case plurifamiliari, realizzate per ospitare le famiglie dei lavoratori presso il complesso industriale Pellizzari, impresa di rango internazionale attiva dal 1901 nella produzione di motori elettrici. Le abitazioni sono disposte lungo l'asse viario di collegamento con Vicenza, tra il centro storico di Arzignano e l'ampia zona industriale nel fondovalle del Chiampo. Il lotto destinato alla chiesa è al centro del nuovo Villaggio : si colloca in un'area inizialmente a bassa densità e con ampi spazi aperti, saturata da un'edificazione più intensa solo negli anni Ottanta del Novecento.
 
L'intuizione iniziale di creare un'area comunitaria baricentrica si sviluppa con l'incarico affidato dal Comune a Michelucci per la realizzazione di un centro di quartiere, concretizzatosi con la costruzione della scuola elementare "Giacomo Pellizzari" (1966-1968)  e della "casa della comunità" (1975-1981).
L'invito a Michelucci ad occuparsi del centro parrocchiale si colloca in un momento di eccezionale dinamismo ecclesiale: tra gli ultimi giorni del 1964 e il 1967, anni della formulazione del progetto e dell'avvio del cantiere, si collocano le sessioni finali del Concilio Vaticano II, la pubblicazione della maggior parte dei documenti conciliari e le prime esperienze sulla loro attuazione, accelerate da un clima di entusiasmo pervasivo.
Anche le riflessioni di Michelucci sul rapporto tra la Chiesa e le sue chiese arriva a una nuova sintesi, dopo le soluzioni plastiche delle chiese dell'Autostrada (San Giovanni Battista a Campi Bisenzio, 1960-1964) e di San Marino (Beata Vergine della Consolazione a Borgo Maggiore, 1961-1967). Il tema di progetto di Arzignano pone infatti esigenze pastorali differenti: il Villaggio Giardino necessita di un centro parrocchiale e di quartiere, mentre le chiese dell'Autostrada e di San Marino sono due santuari e luoghi di pellegrinaggio, diversi per natura e committenza, nonché accomunati da una sostanziale estraneità alle pratiche liturgiche, catechetiche e caritative di una comunità parrocchiale 'ordinaria', quale quella di Arzignano. Il programma e la committenza riorientano quindi la poetica di Michelucci, senza negarne i presupposti lirici, ma offrendo occasioni e pretesti per incarnare l'afflato di rinnovamento ecclesiale espresso dall'architetto, maturato nella stima verso personaggi quali papa Giovanni XXIII e don Milani, precedentemente materializzato nel tormento e nelle drammatiche soluzioni volumetriche delle sue chiese.
 
 
27/12/2011

Fin dagli schizzi preparatori, il rapporto tra i diversi poli liturgici e l'assemblea avvolgente segna la riflessione dell'architetto: l'involucro murario esterno è un semplice rettangolo, al cui interno l'altare, il battistero e la custodia eucaristica modellano gli spazi dell'aula e la disposizione dei fedeli, grazie a una trama di relazioni e di percorsi.

La questione principale affrontata da Michelucci e dalla comunità è la differenziazione degli spazi per i sacramenti e per le diverse liturgie, pur salvaguardando l'unitarietà dell'assemblea celebrante. Il tema matura tra la prima e la seconda versione del progetto, discussi con la comunità e riesaminati sulla base delle prime Istruzioni attuative delle riforme post-conciliari (Inter oecumenici, 26 settembre 1964), entrate in vigore nel marzo del 1965 . Pur nella fluidità del contesto interpretativo della costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, Michelucci si preoccupa della «rispondenza tra la forma e le più recenti indicazioni liturgiche» (lettera del 15/12/1965 a don Nilo).
Il centro dell'aula è senza dubbio costituito dalla mensa dell'altare, di dimensioni rilevanti, collocata su una pedana presbiteriale disposta parallelamente al lato lungo dell'ambiente . L'altare è immediatamente percepibile dagli ingressi ed è il fuoco visivo dei principali percorsi .Nei progetti iniziali, agli angoli della pedana trovano spazio due leggi, che richiamano la tradizione del duplice ambone, ancora diffusa nei primi anni del post-concilio, successivamente superata dall'affermazione dell'ambone unico. Lungo la parete di fondo del presbiterio, inquadrata da quinte laterali e da un ballatoio superiore, sono collocate la sede e le panche per i ministranti; al di sopra, il crocifisso .
Lo spazio liturgico  maggiormente caratterizzato è quello battesimale , 'scavato' nel fianco destro dell'assemblea e avvolto tra due rampe: grazie a dieci gradini (che ricordano le dieci 'parole' dei comandamenti) si scende dal piano dell'aula verso la vasca, un blocco di granito rosso in cui zampilla una polla d'acqua, da cui prende movimento il mosaico pavimentale a rete ondulata. Attorno allo spazio battesimale si possono disporre i genitori e i padrini. Una seconda rampa avvolgente conduce al livello superiore dell'assemblea. Il rapporto tra l'aula per l'assemblea eucaristica e gli spazi per le altre liturgie determina, sotto le falde unitarie del tetto, un paesaggio articolato, «modulato dalle geometrie fluenti e dalle altimetrie sommesse» dei diversi luoghi liturgici (Conforti 2006, p. 34).
Non solo il primo sacramento dell'iniziazione ha un proprio luogo, ma anche il congedo dalla vita terrena ha uno spazio riconoscibile: di fronte all'altare, la "pietra del paradiso" è il punto di appoggio del feretro dei defunti, su un mosaico che raffigura il pavone con l'albero della vita, secondo moduli iconografici paleocristiani.
Il tema degli ingressi, dei percorsi e delle differenze di quota, elemento generatore delle complessità plastiche dei progetti per l'Autostrada e San Marino, resta decisivo anche ad Arzignano. Verso la piazza-sagrato, coperta dalla plastica tenda a baldacchino in calcestruzzo armato, si apre la Porta Solenne , che immette nella cavea degradante dell'aula liturgica; a ovest la Porta dell'Innocenza  inizia un percorso che passa tra la custodia eucaristica e lo spazio battesimale; a est la Porta della Sacra Famiglia e della Penitenza danno accesso diretto alla cappella dei matrimoni e alla penitenzieria (nella sua collocazione originaria).
 
27/12/2011

L'architettura di Michelucci intende risolvere la questione iconografica valorizzando il rapporto tra l'edificio stesso e la liturgia, secondo una scelta di sobrietà e di essenzialità condivisa con la comunità committente: gli involucri, i passaggi, la luce, i materiali costituiscono la base del linguaggio spaziale. «Le superfici dei muri sottilmente vibrate dalle impronte delle casseforme lignee del cemento armato, la calda matericità del legno dei banchi, l'essenzialità stilizzata e severa delle balaustre metalliche, le policromie lucenti e accordate delle pietre dei pavimenti, del tabernacolo e della mensa evocano un universo spirituale, sommesso ma saldo, essenziale e privo di orpelli che simbolizza la natura autentica dello spirito cristiano» (Claudia Conforti, 1993).

Alcuni elementi hanno però costituito tasselli decisivi nella definizione dell'ambiente celebrativo. La cappella dei matrimoni accoglie nell'abside la statua della vergine di Carlo Lotti, del 1959 ; una seconda statua per la devozione mariana, proveniente da una vicina casa di riposo, è stata collocata in una nicchia adiacente all'ingresso orientale. Solo recentemente un donatore privato ha offerto una statua lignea del Battista, santo cui è dedicata la chiesa, collocata nel nartece dell'ingresso solenne.
 

 

 
27/12/2011

La copertura dell'aula è l'elemento decisivo per suggerire la coesione e l'unitarietà dei diversi spazi: una doppia falda è infatti appoggiata, quasi sospesa, sull'involucro murario, a coprire con un solo gesto l'ampio spazio sottostante (47,50 x 29 metri) garantendo e proteggendo la complessità dei percorsi e degli spazi liturgici. Le travi a doppio T della copertura, rastremate agli appoggi, richiamano esplicitamente il contesto industriale del Villaggio, mentre l'asola trasparente che raccorda il muro al tetto  consente di rievocare l'idea della leggerezza della tenda, seppur senza ricorrere alle soluzioni allegoriche precedentemente proposte dall'architetto.

La luce penetra dunque nell'aula in modo mediato, tramite l'asola, ma vi piove anche dai lucernari , aperti nel tetto quasi sollevando lembi di copertura . Le bucature nelle pareti  illuminano i percorsi perimetrali e le rampe  di circolazione verticale tra i diversi livelli. Il taglio diagonale nella parete est illumina di luce radente l'abside della cappella dei matrimoni , richiamando l'orientamento storico delle chiese, ma in particolare la direzione di Aquileia, sede primigenia dell'evangelizzazione del Veneto.
 
27/12/2011

Il progetto del centro parrocchiale viene formulato con specifiche attenzioni sia all'aula liturgica, sia alle opere pastorali. Il tema centrale del progetto della chiesa è la definizione di luoghi sacramentali differenziati: per l'eucaristia, per il battesimo, per il matrimonio e per la penitenza. Gli spazi sono collocati ad altezze diverse e sono individuati da ambiti propri, ma restano intimamente connessi dalle trame visive, dagli affacci , e soprattutto dai percorsi processionali, materializzati da rampe, scale, passerelle e balconate ; la luce chiara e diffusa contribuisce all'unificazione dell'ambiente, pur con le sottolineature dell'illuminazione mirata sui diversi poli liturgici. Secondo Claudia Conforti (1992, p. 79) «luce, spazio, percorso traducono in termini di architettura i momenti essenziali della liturgia: la presenza di Dio, che è Luce per antonomasia; l'assemblea dei fedeli raccolti in preghiera, l'ecclesia che conforma lo spazio; la processione, atto liturgico fondamentale fin dalle origini del Cristianesimo, che trova nei percorsi il luogo della sua manifestazione». La vita comunitaria pare realmente costruita e scandita sui ritmi delle celebrazioni, sulla condivisione dei momenti di festa e di passaggio.

I luoghi della celebrazione sono separati da quelli delle altre attività formative e caritative: la "casa della comunità" adotta un linguaggio aperto a esigenze funzionali diversificate, disponibili anche verso temi sociali e civili. La coesione tra i due luoghi è garantita dal grande spazio aperto del sagrato, vuoto progettato su cui prospettano la "casa" e la "chiesa". Il centro parrocchiale si è articolato con una cronologia legata alle esigenze della comunità: se in un primo tempo l'urgenza più sentita è quella della chiesa, l'attenzione si sposta sulle opere parrocchiali e sociali a partire dal 1975, per poi tornare al completamento dell'aula liturgica, del suo programma iconografico e della sua funzionalità dopo l'apertura della "casa" nel 1981.
 
27/12/2011

La piazza-sagrato, la chiesa, la "casa" e la scuola sono progettati da Michelucci come centro funzionale e spirituale del Villaggio – baricentrico e appartato rispetto all'asse viario verso Vicenza – secondo un progetto unitario, ma con soluzioni architettoniche decisamente distinte.

L'involucro rettangolare della chiesa è costituito da una massa muraria in calcestruzzo armato a vista, plasmata e scandita da lesene , che forma il solido basamento su cui si appoggia la copertura a tre falde asimmetriche, rivestita in rame e coronata da cuspidi crociate . Gli elementi più rilevanti nel paesaggio urbano sono concentrati alla testata est: il parallelepipedo del campanile , coronato dal grifo stilizzato, emblema cittadino; la tenda a baldacchino che copre l'ingresso solenne e il relativo nartece ; il sistema dei tagli e delle porte della cappella della Sacra Famiglia  e dello spazio penitenziale .
La "casa" è la sede delle opere parrocchiali, ed è costituita da un telaio metallico autonomo, esile e svincolato dalle masse murarie, al cui interno si collocano sia spazi aperti, sia vani chiusi con funzioni pastorali e sociali, tra cui il salone delle riunioni, le salette per la catechesi e l'abitazione del parroco . La gabbia strutturale definisce i limiti dell'edificio, coperto da ampie falde come la chiesa, ma al tempo stesso consente una forte permeabilità verso i tessuti urbani adiacenti e una totale 'trasparenza' .
 
27/12/2011

Quando la chiesa comincia ad essere officiata nel 1970, l'opera non può certo considerarsi conclusa: il controsoffitto, le gradonate inferiori, le balaustre delle gradinate superiori, i banchi e gli arredi lignei, i pavimenti e i marmi sono realizzati solo alla fine degli anni Ottanta, con il contributo della locale Banca Popolare.

L'uso liturgico degli spazi è risultato in parte differente da quanto auspicato dal committente e dal progettista: l'altare della Sacra Famiglia è stato utilizzato come luogo del matrimonio solo raramente, ed è usato principalmente come cappella feriale estiva. Una cappella invernale riscaldata è stata ricavata in un vano ausiliario nel basamento, sotto il nartece . I confessionali, previsti nello spazio alle spalle del presbiterio, sono stati sostituiti da uno spazio penitenziale allestito nella saletta già destinata a sacrestia, mentre nuovi arredi lignei (del 2001) hanno consentito di sistemare la sacrestia nel corridoio meridionale , come indicato in una fase progettuale iniziale. Un organo a canne è stato collocato nel 1993 a fianco della pedana presbiteriale.
Il programma iconografico è stato coronato da un'opera collocata a sinistra dell'altare : la comunità parrocchiale ha scelto, dopo un lungo e attento percorso, una Deposizione bronzea di Nereo Quagliato , donata da un fedele. Un anziano, Giuseppe d'Arimatea, regge il corpo inerte e ricurvo di Gesù, la cui mano abbandonata è raccolta con slancio da una bambina, che assiste partecipe alla scena. «Dietro a Lui Giuseppe rappresenta il vecchio patto, l'Antico Testamento che ha preparato e atteso ed ora offre all'umanità futura il Messia […]. Davanti a Lui, attirata dal braccio inerte e potente, nata dalla ferita del suo costato (la tensione del corpo della bimba guida l'occhio a quel punto) è la Chiesa nascente, la nuova Eva che sarà madre di tutti i battezzati, tratta dalle costole del nuovo Adamo, mentre sta dormendo il sonno breve che precede le Risurrezione. È la bambina che sorregge la mano di Cristo, accogliendola tra le sue, oppure è il Cristo morto che "tira su" la bambina alla vita?» (Francesco Pontarin). La comunità aveva chiesto all'artista un crocefisso, presentato in tre bozzetti diversi: il crocefisso da solo, il crocefisso con una figura piangente, o la deposizione accompagnata dall'anziano e dalla bambina; tale ultima proposta è stata positivamente accolta sia dalla comunità, sia dalla commissione diocesana per l'arte sacra. Commenta l'artista: «Proprio perché la chiesa di San Giovanni Battista è sorta sul terreno vicino alla indimenticabile officina Pellizzari, proprio perché il cosiddetto Villaggio Giardino era stato inventato soprattutto dagli operai, dagli impiegati di quell'industria unica al mondo, mi piace concludere con le parole dello stesso Antonio Pellizzari riportate da Guido Piovene. Diceva Antonio Pellizzari che chi dona è pari a chi riceve, che se lui portava un operaio alla cultura, e se questi accettava il dono, si sentiva egli stesso arricchito in eguale misura. Ora il mio cuore è così, e così sono le mie mani che hanno plasmato il gesso, la terra, il bronzo per la gente di Arzignano» (Nereo Quagliato intervistato da Bepi De Marzi).
 
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