L’uomo di oggi, l’uomo contemporaneo sta riscoprendo in maniera costante e progressiva il bisogno di camminare, di avere una meta, di un incontro che possa soddisfare la sua ricerca di verità. E la trova in luoghi segnati da un ricordo, da un’esperienza, da una presenza (del Signore, della Vergine, degli Apostoli e dei Santi) che non ti lascia più come prima. “Il pellegrinaggio è una grande tradizione della Chiesa. I tempi e i luoghi non sono causali. Essi infatti parlano di Dio e Dio parla all’uomo” soprattutto oggi che la cultura dominante si caratterizza da quella che e’ stata chiamata l’apostasia dell’anima. Avvento vuol dire mettersi in strada, andare spinti dal desiderio di un altrove, di un oltre, alla ricerca di una luce, di una presenza, di un incontro, di una risposta alle inquietudini, ai dubbi, alle domande più profonde. Un rompere con l’abitudine, il tran tran, la ripetitività di ogni giorno: Avvento è andare incontro ad una novità (Gesù Cristo) che lascia a bocca aperta, sorpresi, incantati. E’ staccarsi dalle preoccupazioni, dalla ansie, dai timori, dai ritmi serrati della vita e accorgesi che l’essenziale, il necessario, quello che veramente serve nella vita è veramente poco. Il pellegrino sfoglia il libro della sua vita e rilegge la sua storia, si fa permeare da Dio, si rende vulnerabile (cfr. J. Nieviarts, Con il passo del pellegrino, ed. Qiqajon,Bose) a Lui. Cercatore di Dio è il pellegrino. Uomo che intercede. Prega. La strada, il sentiero, i ciottoli, le soste, il “rumore” silenzioso della notte, il fruscio del vento, le stelle del cielo, sono gli ascoltatori dei passi del pellegrino.
Atteggiamenti nel “preparare la via”
Dedicare una serata ad una “marcia notturna” verso un luogo “sacro”. Potrà avere diverse caratterizzazioni: un cammino meditativo, silenzioso, penitenziale, festoso. Potrà concludersi valorizzando segni della tradizioni e della religiosità popolare ( es. nelle Marche attorno al Falò che ricorda la “venuta” della Santa Casa di Loreto, il Santuario dell’Incarnazione).