Una nuova fase nella storia
Luca non mette in rilievo la presenza di Giovanni Battista raccontando il battesimo di Gesù: egli vuol evidenziare che si è aperta una nuova fase nella storia. Essa consiste nella rivelazione di Gesù come figlio. Essa ha due momenti: il primo è il gesto (Gesù che si fa battezzare). Si tratta di un gesto ambivalente: potrebbe essere anche interpretato come un riconoscimento del proprio peccato, come un adeguamento a ciò che fanno tutti… perché Gesù si fa battezzare?
La preghiera di Gesù
Si tratta in effetti di un gesto che contiene una preghiera, una invocazione. Gesù, ricevuto il battesimo, “stava in preghiera”: lo stato di attesa dura un certo tempo, ed è vissuto nella ricerca di una sintonia profonda con il Padre. L’invocazione di Gesù viene esaudita: il cielo si apre e Dio parla. Gesù è davvero il Figlio amato, il gesto del Battesimo esprime davvero la sua identità divina. Il Padre si compiace, si rallegra del Figlio che condivide la condizione dei fratelli. Lo Spirito che scende in forma corporea indica che in lui, Verbo fatto carne, il mistero del Dio invisibile diventa manifesto, tangibile.
Ecco il Signore Dio
Nel Battesimo di Gesù si compie l’annuncio della consolazione dato nel brano di Isaia (I lettura): essa non è opera del profeta o di Gerusalemme; essa si compie con la presenza diretta di Dio, che viene “come un pastore a pascolare il suo gregge”. Nel linguaggio dell’Antico Testamento, il pastore è immagine del re; ma Gesù si presenta come un re del tutto particolare: un re che non si innalza su un trono, ma che discende a condividere la condizione del suo popolo, a partire dai più deboli: “porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”. Davvero nel suo battesimo Gesù si mostra come un re che si impone per la sua tenerezza, e non per la sua forza.
Il ruolo dello Spirito
Lo Spirito che scende su Gesù indica che in lui opera pienamente tutta la potenza della divinità. Comincia a realizzarsi quanto è stato promesso da Dio per bocca del Battista: il battesimo nello Spirito. Luca vede il pieno compimento di questa promessa nella Pentecoste, raccontata nel libro degli Atti: lo Spirito che ha guidato il figlio amato investe la Chiesa tutta, e diviene disponibile, accessibile per tutta l’umanità. Sempre nel libro degli Atti, troviamo la sorpresa di Pietro, quando vede che lo Spirito è effuso anche sopra i pagani, sul centurione Cornelio e la sua famiglia. Lo Spirito che scende su Gesù, e che è stato riversato su ciascuno di noi in occasione del battesimo, porta a riscoprire pienamente il valore del dono, della gratuità, inizio indispensabile di ogni percorso di rigenerazione. Non siamo salvati “per opere di giustizia da noi compiute” (II lettura), ma “per la sua misericordia”. Rinnovati per lo Spirito, continuiamo a vivere dello Spirito, e finché non entriamo costantemente nell’ottica della gratuità, tutta la nostra vita sarà inquinata da un‘illusoria pretesa di autosufficienza.
Riscoprire il Battesimo
Una delle belle iniziative possibili per l’anno della fede è il pellegrinaggio al luogo del proprio battesimo. Per molti ormai esso non coincide con il luogo di abitazione: la frequenza degli spostamenti lavorativi e abitativi è uno dei fattori che induce a perdere le proprie radici. Ma in alcuni casi avviene esattamente il contrario: proprio la necessità di spostarsi, di migrare, conduce a prendere coscienza della propria identità, delle peculiarità della propria nazione e della propria cultura. Tornare dunque al luogo del proprio battesimo può significare riappropriarsi della propria storia, misurare il cammino di vita percorso, scoprire di essere stati in qualche modo guidati dalla mano di Dio. Chi ha il senso della figliolanza e delle proprie origini comprende di avere anche una meta, una speranza, un futuro buono che lo attende; e può riprendere con fiducia il suo percorso.