Restauri, ricerca,
valorizzazione. Nuova luce sul patrimonio della Diocesi di Tricarico è una mostra promossa
dal MuDiT-Museo Diocesano di Tricarico con l'intento di presentare a un
pubblico più vasto le attività di studio e di tutela condotte sul patrimonio
storico-artistico diocesano. Curata da Mauro Vincenzo Fontana e da Gianni
Garaguso, la rassegna intende dunque porsi come uno strumento di servizio al
territorio, un vero e proprio sussidio alla conoscenza e alla valorizzazione che
vuole far dialogare le esigenze della ricerca scientifica con quelle della
divulgazione.
Nata
in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e
Paesaggistici della Basilicata, l'iniziativa espone in tutto sette opere,
restaurate negli ultimi anni grazie ai contributi dell'8x1000 alla Chiesa
Cattolica. A inaugurare un percorso che è stato pensato per interagire con alcuni
dei pezzi più importanti della collezione permanente, è la pala con San Leonardo e donatore (cat. 1), una tavola che ci riporta al raffaellismo di
primo Cinquecento e che, dopo aver subito l'onta di un furto negli anni
Settanta, può essere adesso apprezzata in tutto il suo originario splendore. Passando
per tre affascinanti sculture che documentano al meglio l'arte della
Controriforma – un sofferente Cristo alla
colonna (cat. 000), un commovente
Cristo morto (cat. 000) e un devoto San Francesco d'Assisi (cat. 000) – si
giunge quindi alla metà circa del XVII secolo per ammirare una coppia di
preziosi busti reliquiari (cat. 000; cat. 000). Due opere, queste ultime, che
testimoniano la straordinaria stagione artistica sostenuta dai vescovi Carafa,
che fecero della diocesi di Tricarico uno dei più luminosi fari culturali del
Viceregno di Napoli. A chiudere l'itinerario è infine un manufatto di
straordinaria rarità, una pregiata sedia cerimoniale (cat. 7) dalle
affascinanti forme barocche.
«L'arte
non è ciò che vedi tu, ma ciò che consenti agli altri di vedere» avrebbe
scritto Edgar Degas. E forse potrebbe essere questa la migliore sintesi cui dovrebbero
tendere il restauro, la ricerca e la valorizzazione. L'auspicio è quindi quello
di farsi carico di un patrimonio tanto straordinario quanto fragile: un pegno per
noi e allo stesso tempo un segno di speranza per il futuro, da vivificare con
la linfa della conoscenza umana e della fede.