Dal 14 dicembre 2019 al 13 aprile 2020 il Museo Diocesano Tridentino propone una mostra dedicata al 'caso' di Simonino da Trento, un bambino presunta vittima di omicidio rituale ebraico, venerato per secoli come 'martire' innocente. La vicenda, risalente al XV secolo, si potrebbe oggi definire una clamorosa fake news del passato, nella quale si intrecciano sentimenti antiebraici, esigenze devozionali e ambizioni di politica ecclesiastica. L'esposizione intende richiamare l'attenzione del pubblico su una delle pagine più oscure dell'antisemitismo, per stimolare la riflessione sui meccanismi di ‘costruzione del nemico' e sul potere della propaganda.
Trento, 23 marzo 1475,
giovedì santo. Simone, un bambino di circa due anni, scompare misteriosamente tra
i vicoli dell'antica città alpina. Il giorno di Pasqua il suo corpo senza vita
viene ritrovato nei pressi della casa di Samuele, uno dei maggiori esponenti
della piccola comunità ebraica locale. Ritenuti responsabili del rapimento e
dell'omicidio del bambino, gli ebrei sono subito incarcerati, processati e,
sulla base di confessioni estorte con la tortura, condannati a morte. L'accusa
si fondava sulla credenza, o leggenda, che gli ebrei compissero sacrifici
rituali di fanciulli cristiani con lo scopo di reiterare la crocifissione di
Gesù, servendosi del sangue della vittima per scopi magici e religiosi. Il
piccolo Simone (detto il 'Simonino') viene subito considerato un martire e
diventa oggetto di un culto intenso, che papa Sisto IV proibisce, inutilmente, sotto
pena di scomunica. La prudenza e i dubbi della Chiesa non riescono infatti ad
opporsi ad una venerazione tributata per via di fatto e costruita utilizzando
due potenti mezzi di comunicazione: le immagini e il nuovissimo strumento della
stampa tipografica. Grazie alla macchina della propaganda, abilmente orchestrata
dal principe vescovo di Trento Johannes Hinderbach, vero regista dell'intera
operazione, il culto di Simonino si diffonde rapidamente, riuscendo a imporsi
come prototipo di tutti i presunti omicidi rituali dei secoli a seguire.
Solo nel Novecento la
rilettura critica delle fonti ha ristabilito la verità storica, dimostrando
l'infondatezza delle accuse di omicidio rituale rivolte agli ebrei, maturate in
un clima di radicati pregiudizi antigiudaici. Sulla base di questi studi la
Chiesa, negli anni del Concilio Vaticano II, ha deciso di abrogare il culto del
Simonino il 28 ottobre 1965. L'esposizione è stata ideata in omaggio a mons.
Iginio Rogger (1919-2014), già direttore del Museo Diocesano Tridentino e
coraggioso protagonista della storica revisione del culto di Simonino, di cui
nel 2019 ricorre il centenario dalla nascita. A distanza di più di mezzo secolo
dalla sua abolizione, la mostra intende fare il punto sul 'caso' di Simone da
Trento e diffondere una più ampia conoscenza di questa delicata e attualissima
vicenda tardo-medievale. L'augurio espresso da Mons. Lauro Tisi, Arcivescovo di
Trento, è "che questa mostra possa divenire per tutti, a cominciare dalle
comunità cristiane, un monito fortissimo a vigilare perché nessuno osi
ammantare del nome di Dio ciò che invece ferisce inesorabilmente l'uomo e il
credente".
La rassegna si inserisce
in una ricca rete di collaborazioni con musei e istituzioni culturali di Trento,
che hanno creduto nel progetto e concorso alla sua realizzazione: l'Università
degli Studi di Trento (nello specifico la Facoltà di Giurisprudenza e il Dipartimento
di Lettere e Filosofia), l'Archivio Diocesano Tridentino e la Fondazione Museo
Storico del Trentino.
Il percorso
espositivo
La
mostra, che si estende su due diversi piani di Palazzo Pretorio, prestigiosa
sede del Museo Diocesano Tridentino, presenta al pubblico più di settanta
opere, alcune delle quali concesse in prestito da importanti musei e istituti
culturali nazionali e stranieri. Con un linguaggio accessibile a tutti - ma
senza abbandonare il rigore storico e scientifico, garantito dal contributo di illustri
studiosi e da prestigiose collaborazioni istituzionali - la mostra ricostruisce
il contesto culturale della Trento del XV secolo e le circostanze che
condussero all'accusa di omicidio rituale.
Ampio
spazio è dedicato alla vasta e multiforme produzione artistica generata nel
corso dei secoli dal culto del 'beato' Simonino: dipinti, sculture,
bassorilievi, ex voto, reliquiari, disegni, incunaboli istoriati, xilografie,
incisioni e fotografie testimoniano la fortuna e la vitalità di una devozione
durata quasi cinquecento anni. Particolare attenzione è infine riservata
all'illustrazione dei protagonisti della revisione del 'caso' di Simonino e
alle motivazioni che condussero all'abrogazione del culto nel 1965.
L'esposizione
presenta inoltre una sala multimediale, curata da Aurora Meccanica, che intende
evidenziare i meccanismi che portarono all''invenzione' del colpevole:
immagini, suoni, testi desunti da documenti storici accompagnano il visitatore
in un percorso emotivo e coinvolgente. La mostra, infine, è arricchita da un video
con interviste di approfondimento e da un filmato che testimonia l'ampia diffusione
dell'immagine del falso 'beato' nelle chiese del Trentino, delle regioni
circonvicine e di quelle dell'Italia centrale.