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La Spezia: restaurare per conservare   versione testuale
In mostra al Museo Diocesano opere recentemente restaurate, come la Crocifissione di Pitelli (SP)









"Aliis Tradere. Restaurare per conservare" è il titolo della mostra che sarà ospitata, dal 2 aprile al 5 maggio, dal Museo Diocesano de La Spezia e che vuole porre l'attenzione sull'importanza del recupero delle opere d'arte che raccontano la storia del nostro territorio e con orgoglio espone l'importante lavoro che viene svolto nella tutela e nella valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Una storia per tutte, per comprendere il valore di questa esposizione: quella della Crocifissione cinquecentesca (la terza delle immagini raffigurate qui sopra) conservata presso la chiesa parrocchiale di Pitelli (SP), una delle opere in mostra.

Una tela di grandi dimensioni, che fu pala d'altare del primo luogo di culto del paese di Pitelli: un piccolo oratorio "campestre", eretto in collina per comodità degli abitanti, che da poco avevano abbandonato l'antico abitato costiero di San Bartolomeo di Cento Chiavi. Una crocifissione, di pregevole fattura: ai piedi della croce la Vergine, San Giovanni, Santa Maria Maddalena e San Bartolomeo Apostolo, ancora oggi patrono di Pitelli. Un cartiglio in latino, in cui è indicato un anno, il 1590, ed esplicitamente richiamata la comune volontà degli abitanti di Pitelli di realizzare quest'opera per la propria chiesa. Gli spunti per approfondire la ricerca e lo studio sul dipinto c'erano tutti: ma quanto è emerso nel corso degli studi e durante le operazioni di restauro, anche grazie ad indagini radiografiche realizzate con tecnologie all'avanguardia, ha superato ogni aspettativa. Grazie al progetto culturale curato dalla Pro Loco Pitelli, che ha condotto approfonditi studi sul contesto storico, e all'impegno della Parrocchia di San Bartolomeo Apostolo, guidata dal parroco Don Giovanni Tassano, il dipinto ha iniziato il suo cammino di "bene culturale", con il primo passo, imprescindibile: il restauro conservativo, realizzato da Francesca Gatti, sotto l'alta sorveglianza della Soprintendenza della Liguria, nella persona di Massimo Bartoletti. Fondamentale il supporto della Fondazione Carispezia, che ha selezionato nell'ambito del bando "Conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale del territorio" il progetto – risultato in linea con i criteri proposti – e sostenuto lo sforzo della comunità pitellese, mettendo a disposizione le risorse necessarie per completare l'intervento, già finanziato da Pro Loco Pitelli e Parrocchia, e avviato più di un anno fa. L'opera, restituita alla comunità pitellese il 20 ottobre 2018 e attualmente conservata presso la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo, dal 30 marzo al 5 maggio 2019 sarà eccezionalmente esposta presso il Museo Diocesano della Spezia. In occasione della mostra, non mancheranno occasioni di approfondimento e divulgazione scientifica, convegni ed incontri dedicati alle scuole e alla cittadinanza spezzina: interessanti appuntamenti con l'arte e la storia, alla scoperta dei recenti studi condotti sia sull'opera che sul coevo contesto storico-culturale, che va ben oltre il paese di Pitelli, andando a toccare l'antico porto di San Bartolomeo di Cento Chiavi. Caratterizzato da un ospitale e una piccola chiesa, questo insediamento – ormai scomparso - era il porto marittimo di Arcola, ma oggi – se ancora esistesse - si troverebbe nel Comune della Spezia, ubicato nel tratto di costa fra Muggiano e Fossamastra. Attraverso un'opera, si potranno scoprire inaspettati episodi della storia spezzina, tuttora poco raccontati. La tela cinquecentesca di Pitelli riveste un valore storico ed artistico, oltre che devozionale, che va ben oltre il pur importante e fondamentale intervento conservativo. Si colloca, infatti, all'interno di una serie di iniziative che, negli ultimi anni, hanno visto la comunità pitellese, parte attiva e propositiva per la riscoperta della storia e la valorizzazione delle proprie tradizioni. Oggi Pitelli è uno del Borghi Autentici d'Italia (BAI) ed è un paese che ha creduto ed investito sul recupero delle proprie origini e sul restauro e la valorizzazione di un'opera d'arte, con risultati scientifici e storici ben oltre ogni aspettativa. Talvolta, nella ricerca, è necessario guardare "oltre" le apparenze, leggere tra le righe di quella che può sembrare una semplice scritta in latino, osservare con attenzione ogni minimo dettaglio: una pennellata, un'ombra, un tono di colore può rivelare l'imponderabile. Chi ha condotto meticolosamente le operazioni di restauro, con mano magistralmente guidata dall'esperienza del funzionario della Soprintendenza, ha lavorato in questo modo: e le sorprese, quindi, non sono mancate. Sotto il dipinto attualmente visibile, si cela un'altra opera, in parte già scoperta, in parte ancora tutta da scoprire.  

INFO museodiocesano.sp@libero.it

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