La cultura contemporanea parla molto di riorganizzazione del tempo. Essa impone un cambiamento di mentalità e di cultura, ma anche di atteggiamenti, perché proprio in relazione al tempo (storico, delle stagioni della vita, alle relazioni) va riconsiderato il rapporto che l'uomo ha con se stesso, con gli altri, con la natura, con Dio. Al senso e all'uso del tempo c'è la concezione stessa della vita e la percezione e costruzione della propria identità, personale e collettiva. Al senso e all’uso del tempo si costruiscono anche gli stili di vita e la scala dei valori connessa. Dimensione fondamentale della persona è la socialità. E la socialità comporta relazione. Anzi una rete di relazioni. E la relazione si costruisce nel tempo e col tempo. La stessa comunità, l'identità di una comunità, è il frutto di una rete di relazioni, date anche da tempi comuni da condividere. Il tempo della festa è il tempo privilegiato per la costruzione di relazioni vere e autentiche: la domenica, le grandi feste che scandiscono lo scorrere dei giorni, l’Anno Liturgico e il suo relazionarsi con l’Anno Civile vanno “custoditi”. Custodire. Lo stesso termine viene rilanciato nella Nota Il Volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia:“La vita della parrocchia ha il suo centro nel giorno del Signore e l’Eucaristia è il cuore della domenica. Dobbiamo “custodire” la domenica, e la domenica “custodirà” noi e le nostre parrocchie, orientandone il cammino, nutrendone la vita”. Siamo chiamati a “custodire” la domenica come Giorno del Signore, Giorno della Chiesa, Giorno dell’uomo “in cui la dimensione della festa svela il senso del tempo e apre il mondo alla speranza”. E nutre la nostra esistenza.
Atteggiamenti
La comunità cristiana ha consolidato diverse “tradizioni” per vivere in maniera festosa e non banale il “termine” e la “rinascita” dell’anno: marce della pace, momenti di condivisione gioiosa con i poveri, veglie, forme di “convivialità” non “dissipate” e incentrate sulla “sobrietà gioiosa”.