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 Sussidio Avvento 2012 - II Domenica
9 dicembre
 - Famiglia - 9 Dicembre - II domenica - Preparate la via del Signore 
Preparate la via del Signore
Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore (Sal 119, 1)
Famiglia   versione testuale
La luminosa profezia di Baruc che esorta Gerusalemme alla speranza si salda con l’invito del Battista a preparare le vie del Signore. La venuta del Signore è dono e compito per il credente che lo vuole davvero incontrare per rinnovare l’esistenza.
Era in uso preparare le strade per l’arrivo di un sovrano o di un potente. Il profeta ci invita a preparare le strade per l’arrivo del Signore, perché Dio sta per visitare il suo popolo e la sua visita è portatrice di salvezza. Le strade da raddrizzare sono le strade che ha preso la nostra vita. Sono le scelte, le resistenze, la qualità delle nostre relazioni umane che ancora non vanno nel senso dell’amore vero, quello che vuole davvero il bene dell’altro, quello che si dona gratuitamente coniugando Verità e Carità. 
Quali sono le vie distorte e i terreni scoscesi che, nella nostra vita di coppia e nelle relazioni familiari, rendono difficile la comunione tra noi e con ciò la possibilità che la Parola “corra” nella nostra famiglia?
La prima via di conversione è sempre il perdono reciproco. Si può fare in famiglia un piccolo incontro a tavola in cui, dopo aver recitato insieme una preghiera alla Vergine Maria, Regina delle famiglie, ognuno esprime liberamente le proprie difficoltà nelle relazioni familiari. Ciascuno ascolta in silenzio senza difendersi inutilmente, ma accogliendo il disagio e la ferita dell’altro. L’incontro potrebbe chiudersi con un gesto di perdono e nella preghiera del Padre nostro.
 
 
Per la preghiera prima dei pasti
 
Signore benedici questo cibo, perché diventi segno della docilità del nostro cuore, della disponibilità a convertirci a Dio e gli uni agli altri, in coppia e in famiglia, appianando orgoglio, rancori, risentimenti strade sbagliate che non portano all’amore e alla gioia del cuore. Per Cristo nostro Signore.
Tutti: Amen.
 
Preghiera al momento di accendere il secondo cero della corona dell’Avvento
 
La mamma: Accendiamo oggi la seconda candela della corona di Avvento.
Impegniamoci a vivere giorno per giorno l'attesa di Gesù. Con la nostra vita, nella gioia e nella carità verso i fratelli prepariamo la strada al Signore che viene, come Maria ha fatto, andando con gioia e in fretta verso Elisabetta, per aiutarla e condividere con lei la gioia dell’annuncio della salvezza.
 
Lettore: Dal libro di Abacuc 2,1-3
Mi metterò di sentinella, in piedi sulla fortezza, a spiare, per vedere che cosa mi dirà, che cosa risponderà ai miei lamenti. Il Signore rispose e mi disse: "Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette, perché la si legga speditamente. È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà.
 
Il papà: Preghiamo ora in silenzio.
 
Breve preghiera silenziosa nel cuore di ciascuno
 
Un figlio accende la seconda candela: La luce che viene da te, Gesù, illumini la vita della nostra famiglia e ci faccia vedere che cosa ti aspetti da noi in questa settimana. Aiutaci, con il tuo amore a costruire fra di noi rapporti limpidi e gioiosi, segno della tua presenza in mezzo a noi.
 
La mamma e il papà insieme: Dio della salvez­za, che guardi con amore tutti noi, tuoi figli, accompagnaci nel cammino di questa settimana, perché camminiamo con la forza del tuo Spirito, seguendo la tua legge d’amore e di giustizia, incontro a Cristo nostro Signore.
Tutti: Amen.
 
Canto
 
Ave Maria, Ave.
Ave Maria, Ave.
Donna dell’attesa e madre di speranza
Ora pro nobis.
Donna del sorriso e madre del silenzio
Ora pro nobis.
Donna di frontiera e madre dell’ardore
Ora pro nobis.
Donna del riposo e madre del sentiero
Ora pro nobis.
 
Schema per un esame di coscienza per la famiglia,
in preparazione al sacramento della Riconciliazione,
in vista del Santo Natale
 
Introduzione
 
Non si illuda chi crede che possano esistere padri e madri perfetti, dotati di tecniche educative nuove e sicure.
Ai nostri figli, insieme alla nostra presunzione, talvolta diamo in eredità anche i nostri peccati, le nostre nevrosi.
Molto spesso, e neppure ne siamo consapevoli, a nostra volta riceviamo e trasmettiamo quell’inclinazione al male, all’egoismo che fa da humus ai nostri peccati personali.
Finché ad interrompere la catena della trasmissione di padre in figlio non interviene Gesù Cristo, con la sua Grazia. Il battesimo ha proprio questo significato: rompere queste catene di sofferenza dovute alla schiavitù delle malattie dell’anima che caratterizzano ciascuno di noi.
Essere battezzati significa allora che quel peccato della mia famiglia, quella superbia, quell’ira, quell’orgoglio che ha procurato solo sofferenze e divisioni, ora, per la grazia del Signore Gesù, può non dominare più la mia vita: non ha più la possibilità di schiacciarmi e avere la meglio sulla mia esistenza.
Il male è stato vinto dal Signore Gesù risorto! E noi possiamo farne esperienza.
 
Nella nostra vita quotidiana in famiglia ci accorgiamo quanto sia difficile accogliere Dio che viene in noi: l’impresa - impossibile alle sole forze umane - diventa scoperta di luce e di gioia, se ci lasciamo condurre e interpellare dalla Parola, che ci guida a riconoscere i nostri limiti, le nostre fragilità, il nostro peccato, per giungere a chiederne perdono al Padre che è nei cieli, e arrivare anche a domandarci: ho mai chiesto perdono al mio coniuge e ai miei figli per le mie fragilità, per i miei limiti? Questo può essere il tempo favorevole per farlo, senza timore di perdere in autorevolezza e credibilità, ma anzi, nella serena certezza che siamo uniti nel cammino comune verso la gioia della salvezza che tutti ci raggiunge.
Dunque, che fare? Convertirsi al Signore e con umiltà guidare a lui i nostri figli. Facendo tesoro della storia di Davide, che il Salmo 50 ci ricorda: la misericordia di Dio è sempre più grande del nostro peccato.
 
 
In compagnia della Parola
 
Sulle orme della Parola di Dio ognuno rientra in se stesso e si domanda: che cosa il Signore si aspetta da me, per rendermi capace di “dire” nella vita della mia famiglia:  “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14)
 
Dal libro della Genesi:
E il Signore Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda" (Gen 2,18).
 
 
Rifletto
 
Aiuto (in ebraico ‘ezer) significa, nella Scrittura, “essere complici nel vincere il nemico”, “scampare insieme da un pericolo mortale”, “essere alleati nel bene”. In “principio”, dunque, il rapporto di coppia era benedizione, data per la realizzazione reciproca, per la pienezza di maturazione dell’uomo e della donna nella complementarietà del loro essere maschio e femmina. L’esperienza del peccato, però, capovolge la situazione: ciò che era “dato” per essere “aiuto” (‘ezer), nel costruire sulla terra il “Regno di Dio”, è diventato perversamente aiuto nel male.
Ciò che era dato come alleanza e complicità per il bene è diventato complicità nel male. La coppia invece che luogo di benedizione spesso si sperimenta come luogo di sofferenza e di maledizione.
 
 
Mi interrogo
 
·         Sono “aiuto” per il mio partner?
·         Sono “aiuto” per la mia comunità? Per la mia parrocchia, per i miei fratelli?
 
 
Prego
 
Signore, tu che hai detto: ‘In principio Dio ha voluto che uomo e donna fossero una cosa sola come aiuto reciproco nel costruire il Regno dei cieli’, benedici e proteggi la nostra unione e dona a ciascuno di noi il discernimento spirituale, perché non cadiamo negli inganni della divisione. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.
 
Per noi genitori
Dal Vangelo secondo Luca:
“ Gli presentavano anche i bambini perché li accarezzasse;ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. Allora Gesù li fece venire avanti e disse: ‘Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà’”. (Lc 18,15-17)
 
 
Riflettiamo insieme
 
Il brano inizia parlando di persone anonime, che conducono i bambini a Gesù, perché Egli li accarezzi.
Sappiamo che questi personaggi anonimi non sono i discepoli, che al contrario li rimproverano.
Dunque di chi si tratta? Dei genitori dei bambini. I genitori portavano i bambini a Gesù. Ecco la genitorialità: condurre i figli a Cristo. Il significato pieno, trascendente e non solo biologico, della paternità e maternità, è condurre il bambino verso il “centro” della sua dignità e verità personale, è condurlo al cuore del senso della vita umana: Dio.
Ma altrettanto importante è la motivazione per cui i genitori portavano i bambini a Gesù: perché Lui li accarezzasse.
Infatti in quella carezza avrebbero sperimentato la tenerezza del suo Amore. Questo è dunque, in definitiva, lo scopo di una genitorialità che conduce a Cristo: dare la possibilità ai nostri figli di sperimentare l’Amore di Dio.
Sentirsi amati profondamente da Dio è la via per entrare nel Regno, paradossalmente è perché siamo amati che siamo perdonati e salvati. È il suo Amore, a cui aprirci fiduciosi, che rende possibile un vita nuova.
 
 
Mi interrogo
 
· Come sono stato educato? Qual è stata la mia esperienza di figlio/a?
· La famiglia da cui provengo su quali cardini era fondata?
· Cosa è cambiato nel modo di educare e di essere famiglia che io ho impostato con mio marito o mia moglie rispetto alle nostre “famiglie d’origine”?
· Come vivo il mio essere diventato padre o madre?
· Sono consapevole delle mie responsabilità?
· Quali limiti incontro? E che significa per me dare la vita?
 
 
Preghiamo insieme
 
Padre, nel Tuo Figlio Gesù ci chiami a far sì che i nostri figli possano fare esperienza della tua tenerezza, delle tue carezze, che consolano e curano il cuore. A nostra volta ti chiediamo: donaci un cuore nuovo, fiducioso e abbandonato a Te come quello dei bambini, perché di essi è il Regno dei cieli. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
Oppure:
Padre, nel tuo figlio Gesù donaci il tuo Spirito di carità, perché possiamo imparare da Te la qualità dell’Amore. Donaci di imparare ogni giorno ad amare come Tu hai amato, aumentando in noi la fiducia che il tuo amore e solo il tuo Amore può riempire i vuoti della nostra anima, donandoci una pace, una serenità che ci permetta di rivolgerci agli altri ed in particolare ai nostri figli in modo sereno e libero. Soltanto sentendoci amati da te, infatti, possiamo divenire capaci di un dono sincero di noi. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.