Si prostrarono e lo adorarono Beato l'uomo che ha trovato la pazienza (Pr 3,13)
Lavoro e festa
Contributo dell'Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport
Il viaggio dei Magi è immagine del viaggio della vita di ogni uomo. L’uomo è camminatore, viandante, nomade, viaggiatore, esploratore, e…. pellegrino, colui cioè che si mette sulla tracce non di uno sconosciuto qualsiasi ma di Colui che ha fatto il primo passo verso il cuore dell’uomo e poi gli si è affiancato per guidarlo, sostenerlo, incoraggiarlo e nei momenti di fatica sostare con lui: “Il mio cuore è inquieto finché non riposa in Te” (S. Agostino). Viaggiare per fede è qualcosa di più di un’escursione, è un percorso di ricerca: non solo di un luogo, di una meta o di un approdo, ma anche di senso, di verità, di cambiamento. Ricerca di quiete e di pace. Bisogno di sosta, riposo, incanto. Bisogno di capire. Ecco perché l’homo viator è l’uomo della domanda: ma chi sono? dove sto andando? cosa voglio raggiungere? cosa mi aspetta? I Magi non sono vagabondi ma cercatori di verità, cercatori di Dio. Amano avventurarsi in territori sconosciuti. Anche oggi chi ama avventurarsi in territori sconosciuti, chi sa meravigliarsi dell’altrui originalità, sa di trovare se stesso appunto attraverso gli altri. Ma soprattutto nel totalmente Altro. E quando lo trovano si prostrano e adorano. Quando l’uomo ha incominciato a superare la sedentarietà lo ha fatto per dirigersi verso un luogo reso poi sacro per ciò che ha sperimentato o gli è stato manifestato. E lì ha continuato a tornare quando aveva bisogno di ritrovare la voglia di vivere e di sperare.
Atteggiamenti
Vivere il viaggio più difficile: l’incontro con l’altro, soprattutto se “diverso” da sé. La tradizionale “festa dei popoli”, l’attenzione all’”infanzia missionaria”, i momenti di condivisione con le persone immigrate presenti nel territorio sono esperienze da consolidare.