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 Sussidio Avvento 2012 - Santa Famiglia
30 dicembre
 - Famiglia - 30 dicembre - Santa Famiglia - Beato chi abita la tua casa Signore 
Beato chi abita la tua casa Signore
Beato chi abita la tua casa, Signore; senza fine canta le tue lodi (Sal 84,5)
Famiglia   versione testuale
I testi biblici proclamati nell’anno C aiutano a rileggere la vita e l’esperienza familiare come dono di Dio. Gesù stesso, di fronte alla preoccupazione di Maria e Giuseppe, richiama il primato di un’“autorità superiore”, quella di Dio. Siamo, dunque, nell’ottica della fede dove tutto viene guardato in una prospettiva nuova, come di fronte ad un mistero, con lo stesso atteggiamento della Madre che custodiva nel cuore le grandi cose del Figlio.
 
 
Per la preghiera prima dei pasti
 
Signore benedici questo cibo, fa’ che possiamo sperimentare che abitare la tua casa, significa vivere la vita alla mensa della tua sapienza che dà gusto ad ogni cosa, abitare nella tua casa significa vivere al sicuro poggiando sulla roccia della tua Parola. Signore benedici la nostra famiglia, perché vivendo la comunione fra noi, possiamo sentirci tutti   abitanti della tua casa. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.

Schema per un incontro parrocchiale delle famiglie
 
Introduzione
 
In questo giorno di festa in cui la Chiesa ci pone davanti la famiglia di Gesù, Maria, Giuseppe come modello di famiglia ideale, ci mettiamo umilmente e coraggiosamente in cammino sulle loro orme, per riconoscere nelle nostre gioie e fragilità i tratti del cammino di fede e santità che la Santa Famiglia ha sperimentato nel concreto svolgersi dei giorni della loro vicenda terrena.
Ci è indispensabile sostegno il confronto con la Parola di Dio, come fondamento per la nostra preghiera e specchio per la nostra riflessione, in vista di camminare insieme, all’interno della nostra famiglia e come “Famiglia di famiglie”.
Durante questo incontro vogliamo riflettere e condividere, nell’ascolto reciproco e nella preghiera, a partire dalla luce della Parola su alcune tematiche che ci possono interpellare nel concreto, nelle nostre relazioni quotidiane, nel nostro cammino di fede come famiglia.
 
A) Dal libro del profeta Malachia
 
Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri, perché io, venendo, non colpisca la terra con lo sterminio (Malachia 3,23-25).
 
 
Per riflettere
 
Il profeta Malachia descrive i “tempi ultimi” come tempi “di conversione dei padri ai figli e viceversa”. È un’espressione insolita, ma, riflettendo, è un grande invito a un cambiamento radicale nelle relazioni umane. È necessaria una “conversione” nelle nostre relazioni, a cominciare da quelle primarie.
Noi siamo sempre stati convinti che essere genitori sia semplicemente qualcosa di “naturale”, ovvio, scontato.
Ma, fuori da esempi eclatanti, nel quotidiano più vicino a noi, nella nostra storia, quante difficoltà abbiamo conosciuto (forse anche noi stessi) nel rapporto tra padri e figli. Anche se non abbiamo figli, siamo comunque figli, anche se non siamo genitori, abbiamo dei genitori.
Quante incomprensioni, quante incomunicabilità e conflittualità, abbiamo vissuto nella famiglia di origine, forse ancora presenti nelle nostre famiglie oggi. Quante sofferenze tra i giovani sono lì a denunciare l’assenza del padre nel rapporto di amore con i figli. Quanto è difficile andare d’accordo in famiglia! Quanto è difficile star bene insieme, rispettarsi, capirsi e amarsi.
In quanto figli abbiamo bisogno di una figura chiara, autorevole, amorosa del padre. In essa potranno vedere la potenza amorosa di Dio Padre, e la sua tenerezza. Come essere padri convertiti ai figli oggi?
Come essere segno della novità del Natale nella nostra famiglia? Il nostro è un cuore di pietra, indurito dalle paure e dalle ferite. La stessa esperienza ci dice che, per andare d’accordo, non è sufficiente la buona volontà.
Il profeta Malachia lo proclama con tutta la sua forza di profeta: l’amore non è frutto di volontarismo ma è “preparare il cuore alla Grazia di Dio”. Come? Disponendoci nella fede alla conversione del nostro cuore di pietra “attraverso la VIA dell’UMILTÀ”: questo vale per tutti noi.
In quanto genitori esaminiamo attentamente, attraverso i fatti che ci accadono, cosa c’è nel nostro cuore; impariamo a chiedere perdono ai nostri figli quando li facciamo soffrire con il nostro peccato, con le nostre nevrosi o anche soltanto con i nostri limiti, ed egoismi. Essere umili davanti al figlio non ci fa perdere “autorità come padri e madri”, al contrario scioglie ogni risentimento, ogni reazione dura nei figli, e fa entrare nel perdono reciproco. Convertiamoci ai figli e i figli si convertiranno a Dio, vedendo in noi la sua potente opera di riconciliazione per poter far “festa” in famiglia. La conversione e il perdono diventano per noi un segno potente dei tempi nuovi della “venuta” del Salvatore.
In quanto figli convertire “il cuore verso i padri” può significare riconoscerne l’autorità, seguirne le indicazioni, accoglierli nelle inevitabili fragilità legate al ritmo della vita, all’anzianità, alla condizione sociale... Saper chiedere perdono nella certezza di essere accolti di nuovo nel dialogo di fiducia e tenerezza può essere un elemento di amore e di condivisione tale da arrivare a rafforzare la fede in Dio Padre amorevole.
 
Qualche pista per la condivisione
 
· Qual è stato il rapporto con mio padre e mia madre? C’è stata con loro l’esperienza della grazia di Dio che converte e trasforma i cuori?
· E io nella mia famiglia, nelle mie relazioni umane, vivendo nella sequela della Parola di Dio, ho sperimentato la conversione delle relazioni con i figli?
· È tempo di cominciare. Che cosa posso fare nel concreto?
 
 
Preghiera
 
Padre, donaci uno spirito di umiltà, donami lo Spirito di tuo Figlio che non considerò un tesoro geloso la sua divinità.
Perché io possa non temere di perdere il mio ruolo di ‘padre’ o di ‘madre’, chiedendo umilmente perdono a mio figlio, a mia moglie, a mio marito, a mio padre, a mia madre quando sia necessario, perché nella mia famiglia possa regnare nella Verità il perdono, l’umiltà e la gioia. Amen.
  
 
B) Dal Vangelo secondo Luca
 
“Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". 49Ed egli rispose loro: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". 50Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.”   (Luca 2,41-50)
 
 
Qualche idea per riflettere insieme
 
E’ strano davvero questo episodio, non soltanto per la reazione di Gesù, ma anche per il comportamento dei suoi genitori che, pur avendo ricevuto tanti “segni” dal cielo, si comportano con tanta ingenuità e sembrano essere “rieducati” nella fede proprio dal figlio stesso.
È un testo misterioso che fa molto pensare. Certo, anche noi abbiamo sperimentato che viene un tempo in cui nostro figlio incomincia a staccarsi da noi; vuole fare cose “diverse” da quelle che fino ad ieri ha condiviso con noi. E, a proposito di Gesù, il testo sottolinea che questo fare le “cose del Padre” è un crescere in “sapienza e grazia”.
Non sempre l’età del distacco coincide per molti giovani con il crescere in sapienza e grazia. Al contrario, molto spesso, il tempo in cui la sapienza che i giovani abbracciano è quella “del mondo” inteso nella sua ambiguità, di un mondo cioè fatto da Dio, ma contaminato dal male che tende a riportare al caos e alla distruzione la creazione.
Quanti giovani crescono “senza sapienza e grazia”, perché non fanno le “cose del Padre”, ma le “cose” del “principe del mondo”. Questo testo dunque ci interroga e ci chiede quale orizzonte di fede abbiamo indicato ai nostri figli: è l’orizzonte limitato e ambiguo del mondo? Siamo stati capaci di farci “piccoli”, perché loro potessero crescere avendo come orizzonte non soltanto “noi”, un piccolo e limitato mondo, troppo piccolo e soffocante che inevitabilmente andrà loro stretto? O, come il testo ci chiede, abbiamo “aperto” l’orizzonte di fede all’unico vero Padre, “adeguato” al mistero di ciascuno di noi, il Padre che sta nei cieli, che Gesù ci ha rivelato e che lo Spirito ci spinge a chiamare “abbà” cioè “papà” o “babbo”? In questo “cielo aperto”, che è la Chiesa, il Signore Gesù e il Padre stesso ci doneranno quello Spirito Santo che farà crescere i nostri figli, impegnati a compiere le sue opere “in grazia e sapienza”.
 
 
Qualche pista utile per la condivisione in gruppo
 
· Fare le “cose del mondo” significa essere persone egoiste, chiuse, prese solo da se stesse. Com’è la mia vita?
· Come genitore sono stato di aiuto ai miei figli indirizzandoli verso le “cose del Padre”?
· Come figlio sto cercando di realizzare la mia vita nell’orizzonte della fede, per cercare di vivere secondo il cuore di Dio?
 
Padre nel tuo figlio Gesù, donaci lo spirito di pazienza e di fiducia in te che è stata mirabilmente presente nei cuori e nella vita della Santa Famiglia, perché possiamo sperimentare la tua tenerezza attraverso le nostre relazioni risanate. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.