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 Sussidio Avvento 2012 - III Domenica
16 dicembre
 - Vocazioni - 16 dicembre - III domenica - Che cosa dobbiamo fare? 
Che cosa dobbiamo fare'
Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano (Lc 11,28)
Vocazioni   versione testuale
Ho una bella notizia: Per te Dio si è fatto uomo!
 
La chiesa è addobbata solo con un tronco secco ai piedi dell’altare, opportunamente illuminato. Si inizia la celebrazione con poca luce.
 
Introduzione
G.: È tempo di fare i preparativi perché Cristo, luce delle genti, trovi casa; perché il Dio della Speranza che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito santo, trovi un cuore che gli dia battiti e vita. Gesù è venuto, e il Natale torna per ricordarci che Egli ha avuto bisogno di un corpo: “Un corpo invece mi hai preparato. Allora ho detto: «Ecco io vengo»” (Eb 10,5b.7a). Ma l’Incarnazione del Verbo avviene ancora oggi in me, in te, in chiunque attende con speranza e fede l’Amore, in chi, con generosità e semplicità, sa dare eco della Sua voce: ecco io vengo! Questi ultimi giorni siano di attesa feconda e attenta perché Cristo torni a dire al mondo, attraverso di noi: i nostri gesti, le nostre parole, che la Speranza non si esaurirà finché c’è ancora un uomo che crede, spera, ama, rendendo straordinario l’ordinario. Maria, la Vergine dell’ascolto, ci partecipi il suo silenzio interiore per rendere agevole in noi l’accoglienza della Luce: Cristo Gesù.
 
I Momento
 
“Vieni, rischiara le mie tenebre”
 
(Canto adatto durante il quale viene posta una icona dell’annunciazione in un apposito luogo accanto al tronco secco).
 
Riflessione - Dagli scritti di Giorgio La Pira (Parigi 1954)
L.: Perché la tenebra non scenda nel mondo, perché Gerusalemme non sia perduta (Mt 24,1), perché non rovini pietra su pietra (Mc 12,2), perché l’unità umana sia ricomposta (Gv 17,11), perché la pace scenda nei cuori e si espanda nelle istituzioni e nelle cose (Gv 16,33) una cosa sola è necessaria, che gli uomini lo accolgano. Egli, la luce del mondo, la pace del mondo, il rivelatore fatto carne, per noi: propter nos et propter nostram salutem (per noi e per la nostra salvezza, n.d.r.). Perché solo questa accoglienza – in noi e fuori di noi – è capace di dare agli uomini quel titolo di eternità “figli di Dio” atto a stabilire anche sulla terra i riflessi della pace e della fraternità che allietano in cielo la città di Dio.
Canone
 
C.: Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-5)
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno accolta.
 
Responsorio penitenziale (una pausa breve di silenzio dopo ogni intercessione e se è opportuno un sottofondo musicale adatto)
L.: La Parola che ci viene donata ci raggiunge continuamente in diverse forme, gesti, sorrisi, storie, volti, parole. Chiede di abitare in noi, di fare casa, vuole entrare in contatto con tutte le nostre oscurità, domande, smarrimenti, ferite. Il nostro “Sì”, come quello di Maria, ci rende fecondi perché acconsentiamo a lasciarci visitare[1].
 
T.: Ti chiediamo perdono Signore, per le volte che abbiamo detto “NO” alla Parola.
 
L.: La preghiera sostanzia e sostiene la nostra vita. È lo spazio e il tempo in cui pongo a contatto la Parola di Dio contenuta nella Scrittura con la Parola nel mio vissuto, in quello degli altri e nel creato.
 
T.: Ti chiediamo perdono Signore, per le volte che non abbiamo acconsentito dentro di noi, che la Tua Parola visitasse ogni nostra parola, per restituirla trasformata, fecondata e pacificata.
 
L.: È faticoso disperdersi tra le pieghe della storia: la tentazione è quella di stare insieme a coloro che la pensano allo stesso modo, che hanno gli stessi gusti o che parlano la stessa lingua. Dispersi nel mondo, solidali con i compagni di viaggio, non estranei al mondo ma in esso immersi, amando.
 
T.: Ti chiediamo perdono Signore, per le volte che non ci siamo “dispersi” e, chiudendoci in noi stessi, siamo diventati il centro di tutto.
 
L.: Stare in relazione è il nostro sacrificio interiore, ci fa toccare la fatica e le contraddizioni dei vissuti, ma ci aiuta a rileggere la nostra e l’altrui storia con occhi sapienziali. Ci fa scoprire in ogni avvertimento tratti di misericordia e di incarnazione.
 
T.: Ti chiediamo perdono Signore, per le volte che abbiamo chiuso la porta alla relazione con i fratelli.
 
Canone
 
(durante il canto viene portata una lampada da mettere accanto al tronco).
Breve pausa di silenzio.
Si aumentano le luci.
 
II Momento
 
“Alla tua luce vediamo la luce”
 
Introduzione
G.: Gesù, il Signore, il Salvatore, come lo attendiamo? Dove lo troviamo oggi nella nostra vita concreta? Si vedono le conseguenze della venuta di Dio in mezzo a noi? Certamente: basta avere occhi per vedere la vita di tanti fratelli e sorelle trasformata dall’incontro con il Signore Gesù. Sono persone che vivono senza far rumore, senza apparenze, gente che non cerca il suo posto al sole, gente che, come lievito nella massa, sa fermentare di nuova speranza l’ambiente in cui vive. Gente alla quale, forse, siamo abituati, perché sa darci ascolto senza pretenderlo. Ecco come Cristo si prepara la via nel cuore di chi attende.
 
Canto adatto
 
C.: Dal Vangelo secondo Giovanni (1,6-8)
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
 
Riflessione - Da una conferenza di Giancarlo Brasca, tenuta a un convegno di Azione Cattolica (1970).
L.: Il mondo di oggi non vuole solo parole, vuole fatti, ed è sensibilissimo ad ogni testimonianza d’amore vero: di quell’amore che costruisce, che rigetta il male e fa il bene, che non si ferma agli aspetti marginali ma scende coraggiosamente, spregiudicatamente sino alle radici dei problemi che affliggono l’umanità per dare ad essi soluzioni reali, concrete, autentiche. Dio ama tutti gli uomini e vuole il loro bene: lo vuole e lo realizza anche attraverso la nostra opera nella famiglia, nella scuola, nel lavoro, nella società: e ci dà forza perché quest’opera sia senza odio ma anche senza debolezze, costante, capace di vincere difficoltà ed ostacoli, serena e gioiosa anche nelle preoccupazioni e negli insuccessi. “In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo affinché per mezzo di Lui vivessimo” (1Gv 4,19). In questa frase sta tutta la nostra ragione d’essere di seguaci di Cristo, di apostoli del suo nome. Noi siamo nel mondo: e Dio si manifesta in mezzo a noi, perché noi tutti viviamo in Lui e con Lui la nostra vita di ogni giorno.
 
Breve momento di silenzio
 
Responsorio di lode (Mt 11,251Cor 15,26-29)
 
L.: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra.
 
T.: Perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
 
L.: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra.
 
T.: Perché hai scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti.
 
L.: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra.
 
T.: Perché hai scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti.
 
L.: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra.
 
T.: Perché hai scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono.
 
L.: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra.
Canone
(durante il canto vengono portati dei fiori da mettere sul tronco o accanto a rappresentare la speranza che germoglia nella sua diversità e bellezza).
 
Breve momento di silenzio.
 
III Momento
 
“Eccomi! Manda me”
 
Introduzione
G.: E noi siamo pronti ad aprire le porte del nostro cuore e della nostra casa per accogliere Dio che vuole trasformare la nostra vita?
 
L.: Dal Vangelo secondo Giovanni (1,9-18)
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
 
T.: E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
 
L.: Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me
è avanti a me, perché era prima di me».
 
T.: Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
 
L.: Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
 
Riflessione del celebrante (sul senso dell’attesa)
 
Breve momento di silenzio
 
Canto adatto
 
Riflessione - Dagli scritti di Madeleine Delbrêl (Noi delle strade)
L.: C'é gente che Dio prende e mette da parte. Ma ce n'è altra che egli lascia nella moltitudine, che non «ritira dal mondo». È gente che fa un lavoro ordinario, che ha una famiglia ordinaria o che vive un'ordinaria vita da celibe. Gente che ha malattie ordinarie, e lutti ordinari. Gente che ha una casa ordinaria, e vestiti ordinari. È la gente della vita ordinaria. Gente che si incontra in una qualsiasi strada. Costoro amano il loro uscio che si apre sulla via, come i loro fratelli invisibili al mondo amano la porta che si è richiusa definitivamente sopra di essi. Noialtri, gente della strada, crediamo con tutte le nostre forze che questa strada, che questo mondo dove Dio ci ha messo è per noi il luogo della nostra santità. Noi crediamo che niente di necessario ci manca. Perché se questo necessario ci mancasse, Dio ce lo avrebbe già dato.
 
Breve momento di silenzio con sottofondo musicale.
 
Responsorio di accoglienza
 
L.: Ripetiamo insieme: Eccomi, Signore, manda me!
 
L.: Siate contenti di essere cristiani, chi si lascia raggiungere dal Signore è contento. Esprimetevi con serenità e sicurezza, gioiosi di vivere da cristiani nel mondo perché la testimonianza è un dono ricevuto, un benessere da diffondere, una gioia da provare.[2]
 
T.: Eccomi, Signore, manda me!
 
L.: Oggi la Chiesa sta cercando strade nuove per annunciare il Vangelo e ha bisogno di voi. Possiate voi essere questi annunciatori, possiate essere voi i protagonisti di questo nuovo mondo che si apre davanti alla vostra vita.
 
T.: Eccomi, Signore, manda me!
 
 
L.: Mostrate ai vostri coetanei, ai vostri compagni di studio e di lavoro, il vero volto della Chiesa.
 
T.: Eccomi, Signore, manda me!
 
L.: Non spegnete la vostra funzione di essere luce, sale e lievito. Abbiate a cuore il mondo. Abbiate un’anima universale.
 
T.: Eccomi, Signore, manda me!
 
L.: Non accontentatevi di essere “buoni alla buona”. Apostoli vi voglio, apostoli che amano e che fanno amare il Signore. Vivete nel mondo senza nulla concedere al mondo. Lavorate senza posa, ma soprattutto amate, amate, amate![3]
 
  Eccomi, Signore, manda me!
 
Canto adatto
 
L.: Accorgerci di Gesù, mettersi in cammino e fare strada con Lui per accoglierlo nella vita e perché continui in noi quella novità e quella santità che è sbocciata a Betlemme di Giudea: questo è Natale, questo è il mio Natale!
 
T.: Vieni Signore Gesù!
 
Congedo del celebrante
 
Canto finale
 


[1] Le invocazioni del responsorio penitenziale, sono tratte da Ospitare la laicità, un testo interno delle Missionarie della Regalità di Cristo
[2] I primi quattro testi del responsorio di disponibilità sono del Card. Carlo Maria Martini, Risposta al lavoro del Sinodo dei Giovani, Sabato 23 Marzo 2002, Veglia "in traditione Symboli".
[3] Cfr. Armida Barelli dal Testamento alle Missionarie della Regalità di Cristo.