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20 maggio 2011
Eugeni: nella Rete c'è la necessità di educare alla consapevolezza del tempo e dello spazio   versione testuale






di Giacomo Gambassi
I l 2 marzo di quest’anno, all’aeroporto di Fran­coforte, Arid Uka, un ragazzo musulmano d’o­rigine albanese che vive in Germania compie una strage terroristica contro un bus dell’avia­zione americana. Il ragazzo confessa di aver agi­to dopo aver visto su Youtube un vi­deo che testimonia lo stupro di alcu­ni soldati statunitensi su una ragazza in Iraq. Dopo quattro giorni il maga­zine

Spiegel tv
scopre che il filmato è una sequenza del film «Redacted» di Brian de Palma. Ma la sequenza choc è stata inserita sul web senza alcun riferimento al resto, dando vita a «seg­menti di racconto decontestualizza­ti », spiega Ruggero Eugeni, docente di semiotica dei media all’Università Cattolica di Milano, nella prima gior­nata del convegno «Abitanti digitali».

Ed è proprio questa una delle tra­sformazioni che le dimensioni dello spazio e del tempo hanno avuto su Internet: essere accompagnate da «forme narrative deboli», magari e­strapolate dal contesto. Poi ci sono gli altri due «caratteri salienti» dell’e­sperienza web: l’immediatezza che concentra tutto su una «finestra del presente», sottolinea Eugeni; e la «messa in scena del sé attraverso l’in­timità esposta e pubblica, seppur va­riamente graduata». Ecco perché c’è bisogno di «educare alla consapevolezza del tem­po e dello spazio in Rete», come ben evidenzia il titolo della relazione.

Se davanti al computer le due dimensioni sono vissute come ambiti «della relazione» e «le con­trapposizioni tra virtuale e reale oppure locale e globale tendono a eclissarsi», allora serve «un ri­pensamento e una riformulazione riflessiva del­l’esperienza relazionale immediata» perché l’in­contro via web sia «funzionale a un progetto di u­manesimo integrale», afferma il docente. Il che implica «un superamento del 'qui' e 'ora'», «l’acquisizione di architettu­re narrative complesse e di un senso della lunga durata», «la selezione e il montaggio di esperienze relazionali qualitativamente superiori» e «un ri­torno all’intimità».

Del resto la Rete è ormai sempre più pervasiva. Come mostrano i dati che Eugeni presenta. Nel 2010 otto fami­glie italiane su dieci con un minore in casa hanno un computer; oltre sette su dieci l’accesso a Internet; e sei su dieci la banda larga. Ma proprio le tecnologie rischiano di diventare u­na barriera fra le generazioni se è ve­ro - secondo le cifre Istat - che nep­pure un anziano su dieci (con più di 65 anni) ha pc e Internet. Anche per­ché la fascia d’età che si tuffa mag­giormente in Rete è quella che va dai sei ai trentaquattro anni e lo fa so­prattutto per le email (79% degli u­tenti) o apprendere (69%). Comun­que sempre di più usano i social network (il 45% dei cybernauti) op­pure partecipano a chat, forum o newsgroup. E di questo «desiderio di essere pre­senti » online la comunità cristiana è chiamata a tenere conto.