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 Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni - Documentazione - Linguaggi - Colori - Lorenzo Lotto, Annunziazione di Recanati 
Annunziazione di Recanati   versione testuale
Lorenzo Lotto

Lorenzo Lotto (1480-1556/57)
Annunziazione di Recanati
 nel 1527 dipinge l’annunciazione,
che attualmente si trova nella Pinacoteca Civica di Recanati
(a cura di) Antonio Genziani
 

Il Lotto è tra i principali esponenti del Rinascimento veneziano del primo Cinquecento. Il suo carattere originale e il suo atteggiamento, che si opponeva alle idee e alle consuetudini correnti, lo portano a essere emarginato e schernito nella sua Venezia, dominata dalla pittura del Tiziano. Svolge la sua attività ai margini rispetto ai grandi centri artistici dell’epoca, tra la zona di Bergamo e le Marche, considerate di secondaria importanza. La sua storia d’artista incontra delusioni e sconfitte ma il suo stile personale, pieno di sofferenza, il suo sentimento tormentato, ma carico di compassione, lo rendono estremamente moderno. Un personaggio che non cede a compromessi, che segue la propria ispirazione rifiutando ogni imposizione a costo di condurre una vita modesta, piena di ristrettezze, ai limiti della povertà (in alcuni periodi è ospite di alcuni conventi domenicani), continuamente in cerca d’incarichi che possono soddisfare il suo linguaggio e di committenti in grado di riconoscere le sue qualità.


Riflessione e approccio vocazionale
La “resa” di Maria
Dopo aver ricevuto l’annuncio di essere la madre del Signore, Maria si volta alla scena e idealmente sembra uscire dal quadro - ma anche dalla sua stanza - come per interpellare l’osservatore e coinvolgerlo, quasi per fargli rivivere la sua stessa esperienza e renderlo protagonista dell'incontro.
Questo modo di rappresentare l’annunciazione rompe i canoni dell’iconografia classica.
Ma analizziamo il quadro con un approccio vocazionale, immedesimiamoci in Maria adolescente. Cosa avrà provato? Il Lotto sembra coglierla in un attimo di paura, timore, sorpresa, turbamento. È disorientata. Appare come una giovane spaventata ma poi, dal suo sguardo, con quegli occhi che fissano intensamente chi osserva, sembra comunicare molta pace, serenità Questo sguardo penetra nel cuore, sembra comunicarci tutta la sua esperienza, sintetizza tutta la sua consapevolezza. Ciò che Maria ha appena vissuto è inenarrabile, ma la genialità del Lotto l’ha reso comprensibile all’osservatore. E ora Maria svela tutta la sua disponibilità, tutta la sua sorpresa, come per dire: “l’Eterno Padre ha scelto me, una semplice e povera adolescente, una ragazza della più sperduta periferia, ha scelto me per portare Cristo agli uomini”.
E a me piace molto il gesto di Maria. Le sue braccia e le sue mani sembrano rappresentare una resa che diventa disponibilità, stupore e meraviglia. È una resa incondizionata a Dio, come per dire: ”Lascio fare a Lui, mi fido di lui, che cosa posso temere? Nulla! L’Eterno me l’ha promesso attraverso l’angelo”.
Per tutti i chiamati c’è un primo momento di turbamento, di incertezza, di smarrimento che fa vacillare ogni sicurezza umana, e tutto ciò interpella il chiamato: “Si! l’Eterno si è rivolto proprio a me - a me ha rivolto la sua chiamata d’amore”, e solo dopo un po’ si acquista la pace del cuore. Ciò che sperimenta un chiamato non può essere comunicato a parole, c’è un linguaggio non verbale che è molto eloquente, il più delle volte lo sguardo riflette ciò che si vive nella più profonda interiorità.
Tutto allora testimonia un incontro che ha trasformato l’esistenza di una persona e desidera essere comunicato, narrato. La resa a Dio è un invito rivolto a tutti i credenti. Una resa che diventa una consegna, un dono di sé, senza condizioni: perché il chiamante è l’amante che desidera essere amato con tutto sé stesso. Che il Signore renda possibile questa resa e questa consegna proprio come ha fatto con Maria di Nazaret.