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IV CONVEGNO ECCLESIALE NAZIONALE "Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo"
 Il Convegno - Testimoni del 900 - Giovanni MODUGNO 
Giovanni MODUGNO   versione testuale





I 16 TESTIMONI

Puglia: Giovanni Modugno

 

La vita. Giovanni Modugno nasce a Bitonto (Ba) il 21 febbraio 1880. A diciotto anni viene processato e assolto per aver partecipato ai moti contadini. Nel 1909 è candidato alle elezioni comunali e ottiene l'istituzione di una scuola di cultura per i lavoratori. Nel 1911 si laurea a Napoli in Filosofia e Pedagogia. In questi anni intreccia una forte amicizia con Gaetano Salvemini e avvia la sua attività di docente.

Nel 1919 inizia a staccarsi dai socialisti e dall'impegno politico per dedicarsi allo studio, all'educazione dei giovani e all'insegnamento. Tra il '25 e il '34 avviene il processo di avvicinamento e adesione alla fede. Sono gli anni più prolifici da scrittore. Nel '31 scrive la sua opera più celebre "F.W. Förster e la crisi dell'anima contemporanea". Nel 1943 fonda una scuola di formazione politica dei giovani. Muore a Bari il 18 marzo del 1957. A giugno del 2005 si è concluso il processo diocesano di beatificazione.

La reazione giovanile. La "questione sociale", l'educazione morale dei giovani soprattutto attraverso la scuola, la fede, scoperta in età matura, sono i temi che hanno caratterizzato la vita e le opere di Giovanni Modugno. La giovinezza è segnata dalla reazione al clericalismo moderato e dalla osservazione delle vessazioni che subivano i contadini. Da qui l'adesione al socialismo umanitario. "Vorrei – scrive – che (...) in tutta la sacra Terra d'Italia fosse possibile un processo contro tutte le camorre (...) distruggendo il mal seme del favoritismo". Dopo pochi anni è deluso dai socialisti "che hanno la tendenza alla sopraffazione" e mirano alla educazione di classe e non a quella di popolo.

Risponde così alla sua vera vocazione: "Sono troppo educatore per fare politica", annota nel suo diario. L'impegno in favore dell'educazione scolastica è diuturno. In una conferenza del '19 evidenzia le finalità che secondo lui deve avere la scuola: formare la personalità dei discenti e guidarli alla autoeducazione affinché i giovani "acquistino l'attitudine e l'abito di giudicare rettamente le azioni proprie e le altrui, di considerarne gli effetti con criteri di giustizia e responsabilità".

Il suo pensiero di pedagogista è estremamente moderno: dalla scuola deve essere bandita ogni forma di obbedienza dispotica perché questa crea ribelli o servi. Dice Modugno: obbedendo al maestro l'alunno deve comprendere "che obbedisce alla parte migliore di se stesso, della quale il maestro è solo il collaboratore, il sostegno fermo e amorevole". Ama essere indipendente dai giochi politici tanto che nel '23, durante il fascismo, rifiuta la nomina a provveditore agli studi per conservare la sua indipendenza politica e continuare la sua opera di pedagogista.

Successivamente, anche attraverso articoli apparsi su riviste, Modugno denunciò con coraggio gli aspetti devastanti della dittatura e l'idea imperiale che si diffondeva in Italia, nonostante ciò gli procurasse isolamento e dolore. Davanti all'ampio ventaglio delle correnti filosofiche del primo Novecento, Modugno sposa l'umanesimo integrale e il razionalismo neotomista, di cui condivide la centralità dell'uomo come soggetto di diritto e titolare di libertà.

Ritorno a Cristo. Il suo avvicinamento alla fede, graduale e non a seguito di una crisi spettacolosa, si deve soprattutto alla lettura dei maggiori esponenti della cultura europea, Förster su tutti. Scrive Modugno in una lettera: "(...) i libri di Förster mi hanno aiutato a tornare non solo a Cristo, ma al cattolicesimo". Con intellettuali italiani e stranieri, fra gli altri Maritain, Fiore e Förster, Modugno terrà una lunga corrispondenza epistolare. Durante una conferenza, nel '32, afferma: "In questo lungo pellegrinaggio – anche quando non lo sapevo – ho cercato Cristo e sono giunto alla casa del Padre".

Nel suo diario annota, riferendosi agli operai che hanno partecipato alla conferenza: "Poveri e cari operai quanto vi sento più vicini al mio cuore, ora che la mia anima è illuminata da Cristo". Insieme con Aldo Moro, a Bari, sottolinea che l'attività della Azione Cattolica è più ampia e diversa da quella politica. Dopo la caduta del fascismo è nel gruppo di punta di intellettuali cattolici, che vedono gravi pericoli nell'affidare compiti politici alla Azione Cattolica e nel confondere la neonata Democrazia Cristiana con il clero.

Modugno, alla luce della fede riscoperta e attento alla formazione dei giovani, scrive che "tra i fucini, tra i giovani di AC e i laureati cattolici (...) ci sono molte anime avvelenate"- riferendosi alle conseguenze lasciate dal fascismo - "per disintossicarle c'è l'infallibile antidoto del Vangelo". Anche quando i toni del confronto si fanno serrati Modugno afferma: "La metodologia del dialogo è nel monito di Cristo". Anche in età avanzata, non dimentica i deboli. Scrive: "Il cristianesimo cattolico deve (...)essere con i poveri, coi deboli, cogli oppressi, per aiutarli a rivendicare i loro diritti e per difenderli contro il pericolo di diventare al loro volta ingiusti e prepotenti".




 
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