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IV CONVEGNO ECCLESIALE NAZIONALE "Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo"
 Il Convegno - Testimoni del 900 - Flavio e Gedeone CORRÀ 
Flavio e Gedeone CORRÀ   versione testuale




I 16 TESTIMONI

Veneto: Flavio e Gedeone Corrà

 

La vita. I fratelli Flavio e Gedeone Corrà nascono in una "corte" di piccoli contadini, nei pressi di Salizzole, in provincia di Verona. Il padre Rodolfo e la madre Angela Serafini hanno sei figli: Flavio è il quarto, arriva nel 1917, mentre Gedeone tre anni dopo, nel 1920. A Isola della Scala, dove la famiglia si trasferisce, i due fratelli (Flavio con un carattere più gaio e spensierato, Gedeone, mite e meno impulsivo, di più debole costituzione fisica) completano la scuola di avviamento professionale e si iscrivono al liceo scientifico "Messedaglia" di Verona. In questo periodo, a metà degli anni Trenta, si intensifica la loro unione: assieme maturano la vocazione all'apostolato sia fra i giovani studenti che in parrocchia, e divengono attivi animatori nelle file dell'Azione cattolica, in cui ricoprono da subito importanti incarichi. Dotati entrambi di grande intelligenza e di straordinaria generosità e umiltà, i due fratelli sono uniti anche dal desiderio di una vita integralmente cristiana.

La loro attività apostolica, dalle adunanze alla scuola di catechismo, è instancabile e non si arresta nemmeno di fronte ai sempre maggiori ostacoli opposti dal regime, che non vede di buon occhio la libertà di educazione e di pensiero che si respira nell'Ac. Ed è proprio in questo ambito che Flavio e Gedeone, infatti, maturano il loro convinto antifascismo. Raggiunta la maturità liceale, entrambi i fratelli si iscrivono alla facoltà di Matematica e fisica: Gedeone all'Università di Bologna, Flavio invece a Padova. Dopo l'8 settembre del 1943, chiamati alle armi, i fratelli disertano e si impegnano nella resistenza partigiana.

La notte del 22 novembre 1944, mentre sono presso gli zii a Salizzole, sono arrestati dalle brigate nere: a Verona sono crudelmente interrogati. Il 1° dicembre 1944 vengono portati al campo di raccolta di Bolzano; il 18 gennaio sono stipati, insieme a 420 prigionieri, in sei vagoni ferroviari che li conducono al campo di sterminio di Flossenburg, nell'alta Baviera, dove danno coraggiosa testimonianza della propria fede religiosa. Gedeone si ammala presto di bronchite: muore domenica 18 marzo 1945. Il fratello Flavio, cui era stato impedito di visitarlo nell'infermeria, crolla per gli stenti pochi giorni dopo, il 1° aprile 1945, mattina di Pasqua.

Pensiero. L'entusiasmo cristiano di Flavio e Gedeone Corrà era sorretto dalla partecipazione quotidiana alla messa e all'eucaristia: si dichiaravano pronti a ogni sacrificio per la santa causa di Cristo. In una lettera alla fidanzata Flavio diceva, con parole profetiche:  "...con l'aiuto del Signore, sarò pronto a versare il mio sangue per Lui". L'opposizione al regime fascista è convinta, nasce dallo studio della dottrina sociale della Chiesa, che li porta a coltivare l'amore per la libertà come un dono di Dio. Così, Flavio diserta le adunate fasciste e viene ammonito dai gerarchi. Gedeone è schiaffeggiato per essersi presentato alle esercitazioni del sabato fascista in borghese e con il distintivo dell'Ac in luogo di quello ufficiale.

I fratelli non considerano "legittimato un potere che si discosta dalla buona notizia del Vangelo", scrive Flavio. Più esplicito è Gedeone: "Se oggi c'è bisogno di gente che pensi, c'è ancora più bisogno di uomini che operino secondo le loro convinzioni". Di Gedeone ci sono pervenuti pochi scritti, ma sufficienti a fare comprendere il suo pensiero, autonomo e personale. "Si può intonare il canto dell'amore anche nel mondo – scriveva - importante è avere lo sguardo fisso a Cristo. Esaminare i suoi disegni sopra di noi e seguire la sua volontà. Il nostro fine è arrivare in Paradiso dove il canto dell'amore sarà perfetto".

Curiosità. Partigiani di Dio: così sono spesso definiti i fratelli Corrà. Non è una contraddizione: Flavio e Gedeone sono fiancheggiatori, ma non compiono attività realmente bellica. Sono convinti che il fine della resistenza non sia eliminare i nemici: così organizzano un servizio di informazione e sabotaggio, soccorrendo le popolazioni colpite dai bombardamenti. Ad animarli c'è la stessa fede che non manca, poi, di essere luminoso esempio anche nella desolazione fisica e morale del campo di sterminio di Flossenburg, definito "la fabbrica della morte" (vi si lavorava a una cava di pietra), dove pregano e confortano gli altri prigionieri.

La corona del rosario, che tengono stretta in mano quando giungon a Flossenburg e che fu tolta a Flavio con la forza, è l'emblema di una fede vissuta fino all'estremo sacrificio. Così il cardinale Angelo Scola li ha potuti definire, con pregevole sintesi, "Martiri della fede e della patria". Quando trovano la morte, nel campo di sterminio di Flossenburg, Gedeone ha 25 anni e Flavio 28; i loro numeri di internati politici erano KZ 34566 e KZ 34565. Nel 2003 si è conclusa la fase diocesana della causa di beatificazione, promossa dall'associazione "Amici dei fratelli Corrà".




 
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