La vita. "Mio Dio, il mio cuore è colmo di infinita riconoscenza per avermi fatto capire la necessità e la bellezza della sofferenza": in questa frase si racchiude il senso dell'esistenza di Maria Marchetta. Nata a Grassano (Mt), il 16 febbraio 1939, fu colpita in piena adolescenza da paraplegia flaccida. La malattia la condusse progressivamente all'immobilità e, dopo una prima comprensibile reazione di rabbia e disperazione, alla maturazione di una fede incrollabile. Il letto, dove rimase bloccata per 14 anni, si trasformò, per la sua volontà tenace e l'amore appassionato a Gesù e alla Chiesa, in un luogo di preghiera e di missione per la conversione del mondo al Vangelo.
Formata nella Gioventù femminile di Azione Cattolica e nel Terz'ordine francescano, abbracciò con tutto il suo cuore il mistero della croce e della resurrezione, divenendo, secondo i testimoni del processo diocesano, fonte di speranza e consolazione per coloro che si recavano a consolarla. Pellegrina a Lourdes per tre volte, sintetizzò così, al direttore spirituale che la seguì per tutta la vita, p. Simplicio Cantore, il contenuto delle sue preghiere alla Immacolata: "Ho detto alla Madonna: come vuoi tu!". Attraverso l'ascolto quotidiano di Radio Vaticana, Maria seguì attentamente lo svolgimento dei lavori del Concilio Vaticano II.
L'incontro di Paolo VI con il Patriarca ortodosso Atenagora (gennaio 1964), che dava seguito ai primi passi del cammino ecumenico già intrapreso da Giovanni XXIII, fece maturare in lei il proposito di offrire la sua vita per l'unità dei cristiani. Di questa offerta scrisse direttamente a Paolo VI e al Primate della Chiesa anglicana Michael Ramsey, in occasione della sua visita in Vaticano il 23 marzo del 1966. Maria non ebbe la possibilità di leggere la lettera che le indirizzò il Primate della Chiesa anglicana; il Signore la chiamò a sé il 7 aprile del 1966, Giovedì santo.
Il processo diocesano, aperto il 2 agosto 1995, è stato concluso il 7 aprile 2002 e i suoi atti depositati presso l'archivio della Congregazione per le Cause dei Santi. Il 22 aprile 2006, una solenne concelebrazione eucaristica svoltasi presso la Chiesa madre di Grassano e presieduta dal Nunzio apostolico in Italia, mons. Paolo Romeo, con la partecipazione di tutti i vescovi della Basilicata, ha segnato l'inizio dell'anno dedicato a Maria Marchetta.
La lettera a Paolo VI. Così scriveva Maria al Papa nel 1966: "Santità, mi sono permessa di scriverle, perché desidero confidarle che mi sono offerta vittima al Signore per l'unità della Chiesa. Tramite la Radio vaticana, seguo da parecchi anni la grande settimana 'pro unione'. Le dirò, tutti gli scismi e le rotture che si sono verificati nel corso dei secoli mi interessano e li seguo con attenzione. La notte del 4 o 5 gennaio 1964, quando si incontrò con il Patriarca Atenagora, io le ero vicina con la mia offerta al Signore. La stessa cosa si è verificata, Santità, quando Ella si è incontrata con il Primate dei fratelli anglicani. Sapesse la mia gioia ed emozione insieme per quell'avvenimento. Ho scritto queste cose, anche a sua grazia il Primate anglicano e l'ho indirizzata al Segretariato per i cristiani separati. Santità, mi scusi l'ardire, e la prego di non divulgare questa mia indiscrezione verso di lei. Umilmente chiedo la Sua Apostolica Benedizione e bacio con rispetto il sacro anello. Devotissima in Cristo Gesù".
La Lettera a P.Simplicio Cantore. "Pace e bene! La notte in cui il Pontefice si incontrò con il Patriarca Atenagora, capo spirituale degli Ortodossi, feci l'offerta della mia vita al Signore ed in seguito, seguendo le illuminate conversazioni dei Padri per l'ottavario pro-unione, aggiunsi al Signore che offrivo la mia vita per tutti i fratelli separati. Tutto questo l'ho fatto senza chiedere permesso a nessuno". Maria ricorda come avesse "fatto e rinnovata l'offerta senza il permesso del confessore". Padre la mia intenzione è sempre quella cioè la vita l'offro per l'unione di tutti i Cristiani mentre tutte le altre sofferenze per tante varie intenzioni. Ora non aspetto altro che la sua approvazione e benedizione (...). Quando non mi sento offro al Signore la sofferenza del momento".
La risposta del primate anglicano. "Cara Signorina Marchetta, la sua lettera del 24 marzo mi è stata spedita qui al mio ritorno in Inghilterra in quanto purtroppo non mi è arrivata durante la mia visita a Roma. Le sono estremamente grato per le sue preghiere durante il mio incontro svolto recentemente con Sua Santità Paolo VI a Roma e mi fa piacere sapere della sua particolare intenzione di lavorare e pregare per l'unità cristiana. Sono davvero spiacente di apprendere che lei è stata costretta a letto per molti anni e prego Dio che sia clemente nel darle salute fisica e spirituale. In questo gioioso periodo pasquale le invio la mia benedizione mi auguro che continuerà a ricordare me e tutti gli anglicani in quanto lavoriamo e preghiamo per quella visibile unità che il nostro Signore Benedetto vuole per la Sua Chiesa qui sulla terra". |