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IV CONVEGNO ECCLESIALE NAZIONALE "Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo"
 Il Convegno - Testimoni del 900 - Enrico MEDI 
Enrico MEDI   versione testuale





I 16 TESTIMONI

Marche: Enrico Medi

 

La vita. Enrico Medi è nato a Porto Recanati il 26 aprile 1911. Compì i suoi studi a Roma e si laureò a 21 anni in Fisica pura con Enrico Fermi.  Libero docente di Fisica terrestre nel 1937, è chiamato nel 1942 alla cattedra di Fisica sperimentale dell'Università di Palermo. A 38 anni, nel 1949, è nominato direttore dell'Istituto nazionale di Geofisica e titolare della cattedra di Fisica terrestre a Roma. Dopo la triste esperienza della guerra e del fascismo, nel 1946 Medi è eletto nell'Assemblea Costituente e successivamente è deputato al parlamento nella prima legislatura della Repubblica.

La carriera politica di Enrico Medi giunse al culmine nel 1971 quando risultò primo degli eletti (75.000 voti di preferenza) al Consiglio Comunale di Roma. Nel 1958 venne chiamato a Bruxelles quale vicepresidente dell'Euratom. Il suo nome divenne noto al grande pubblico soprattutto per i suoi interventi alla televisione. Con chiarezza e semplicità di espressione svolse un ruolo importante nel campo della divulgazione scientifica. Scienziato credente, offrì tutte le sue energie per l'avvento di una umanità migliore. Medi morì sul tramonto della domenica del 26 maggio 1974. Il 21 maggio 1996 è stata introdotta la sua causa di beatificazione dalla diocesi di Senigallia, ferma per il momento al processo diocesano, ma che riprenderà a breve con un nuovo postulatore.

Il pensiero. Scienza e filosofia, per Medi, "non si confondono, ma non si contraddicono. L'uomo non è fatto a cassetti: qui il fisico, là il religioso, il politico, il filosofo. L'uomo è uno ed ha delle cose una concezione unitaria: distinta ordinata, ma armonica". "Se l'uomo valesse per il lavoro che fa – osservava Medi - allora una centrale termoelettrica della Edison vale più di tutti i Dante, Leonardo, Manzoni di tutte le epoche anche se vivessero ciascuno mille anni. Questa è civiltà: liberare l'uomo dalla servitù del lavoro, per schiudergli le ali allo scintillante gaudio del suo spirito operante in comunione con la sua natura fisica".

A giudizio dello scienziato, "contemplare, ammirare, meditare, stupirsi e riflettere, ascoltare il sussurro della natura, abbracciarne le melodie, intendere la voce di un cuore che ama, effondersi nella preghiera e nello sguardo di Dio: questo è l'uomo". A riguardo della vita "nel disegno di Dio", essa non è "sovrapposizione, non aggregazione, non sommatoria, come si direbbe in termini algebrici e fisici, ma unità sostanziale, interiorità di rapporti". Ricordando ai genitori che i figli sono, innanzitutto, di Dio, Medi invitava, poi, ad imparare dai bimbi la semplicità e la purezza. "Noi crediamo che i bimbi dicano cose ingenue. Dicono cose geniali. Noi crediamo che i bimbi non capiscano", invece "hanno un intuito della verità". Così, una volta cresciuti i figli, "si deve favorire la crescita della volontà interiore, di questa struttura formidabile che fa sì che il giovane sappia anche da sé scegliere, combattere, decidere".

Occorre anche il coraggio di dire ai figli di seguire la propria vocazione: "Ricordiamoci che Dio parla direttamente all'anima dei nostri figli... I nostri figli, ricordiamolo, non sono fatti per noi. Siamo noi, semmai, fatti per loro. I figli sono fatti per la loro felicità, per la vita in Dio, per la gloria della Chiesa, per il bene della patria e dei fratelli, per l'unione con tutte le creature sparse su tutte le terre. Per questo li abbiamo messi al mondo: non per essere prigionieri; ma per essere liberi nella santità della vita". Medi parlava anche di "bisogno di poesia": "Chi non sente poesia non capisce nulla della vita, perché non capisce nulla dell'amore. Il fiore più bello germoglia sempre nell'anima più profonda". Lo scienziato metteva in guardia anche da tre virus: "Uno è la superbia del sapere, il secondo la follia del potere, il terzo la bramosia dell'avere".

Curiosità. Durante la seconda guerra mondiale, quando è a Belvedere, viene a sapere che due persone stanno per essere fucilate. Si reca a piedi al comando di Jesi e offre la propria vita in cambio di quella dei condannati, che alla fine vengono risparmiati. A Palermo avvia il "Censimento della sofferenza" per conoscere direttamente, recandosi nelle case dei più umili, la vera condizione dei poveri. Riguardo alla situazione terribile dei bambini mutilati di guerra e orfani interviene con forza in Parlamento richiamando i colleghi parlamentari al dovere della democrazia di sollevare intellettualmente ma anche materialmente un popolo.

Ha sempre presenti le sofferenze e le tante necessità della gente e si occupa anche delle donne, per cui chiede, in un emendamento del 1947, gli stessi diritti e retribuzioni dell'uomo e garanzie per la maternità. Come sostiene il vescovo emerito di Senigallia, monsignor Odo Fusi Pecci, Medi era ed è "di riferimento per quanti oggi desiderano impegnarsi in un cammino di fede all'interno della storia che essi vivono nella loro quotidianità personale, professionale, familiare e sociale".




 
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