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Corso sulle comunciazioni sociali per seminaristi   versione testuale
Vallombrosa, 1-6 luglio 2007






Conclusioni di don Domenico Pompili
“Il Vangelo non è solo la comunicazione di un buon annuncio, ma anche buon annuncio della comunicazione o Vangelo della comunicazione” (J. Caillot).
Insomma l’annuncio cristiano deve essere non solo buono, ma anche bello, esattamente come il pastore (o’ kalos), di giovannea memoria.
1. Da mezzo a strumento, da strumento a luogo o ad ambiente culturale  (un nuovo ‘territorio’)
L’atteggiamento della Chiesa che passa da una istintiva diffidenza ad una progressiva simpatia verso i media dice che si è attuato un cambiamento più profondo. Si è compreso cioè che l’accelerata innovazione tecnologica non è solo questione tecnica, ma coinvolge più profondamente l’uomo. “Non basta usare i media… è necessario integrare questa messaggio nella nuova cultura creata dai moderni mezzi della comunicazione sociale” (RM, 37).

Del resto la Chiesa, sin dai tempi apostolici ha sempre fatto realisticamente i conti con la cultura, perché trattandosi di un dialogo l’evangelizzazione non può non tener conto dell’interlocutore. Di fatto occorre avere un ‘ecosistema simbolico condiviso’ e cioè sintonizzarsi con l’interlocutore perché niente è più inutile che parlare tra sordi e soprattutto dare risposte a domande mai poste (!).

Ora ‘il mezzo è il messaggio’ non in senso assoluto, ma certamente nel senso che il mezzo espressivo non è indifferente per la comunicazione del messaggio; pertanto apprendere per immagini è diverso che per concetti: altra infatti è la forza del concetto, altra quella dell’immagine (cfr. Direttorio CEI, 2004).