20 maggio 2011

(Macerata) - “Bisogna smontare il meccanismo dell’anonimato, trasmettere idee e parole facendosi riconoscere, senza dimenticare la propria storia e le proprie convinzioni”. Il dibattito animatosi durante i lavori del convegno “Abitanti digitali” ha visto succedersi al microfono genitori, insegnanti, utilizzatori del web, comunicatori. Diverse le sottolineature: alcuni interventi si sono soffermati sui rischi rappresentati dal web, specialmente per i minori; altri ne hanno indicato le potenziale comunicative. “È necessario essere presenti in rete, soprattutto – ha affermato un convegnista – per cominciare a seminare domande. Infatti sono troppe le affermazioni in rete”, i “punti esclamativi”, “ognuno immette la sua verità”, invece “occorre aiutare a ragionare e favorire il confronto”. “Se vogliamo testimoniare il Vangelo anche mediante la rete – ha affermato un altro intervento - dobbiamo sapere in quale cultura lo seminiamo; e quella rappresentata e vissuta in internet è diversa dalla tradizionale”, quella cui siamo abituati in ambito pastorale. Altre voci hanno espresso “scetticismo sulla eccessiva presenza di taluni sacerdoti su face book”, specie quando “si perde il contatto con le persone e la propria comunità”. D’altro canto non sono mancate le insistenze sulle “potenzialità per raggiungere i giovani” grazie ai sociali network.

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