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Mons. Giuliodori: nel digitale abiti la Verità   versione testuale







Mancano pochi giorni al convegno "Abitanti digitali", che si terrà a Macerata dal 19 al 21 maggio per iniziativa dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e del Servizio informatico della Cei. A S. E. Mons. Claudio Giuliodori, Vescovo di Macerata e presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, toccherà aprire il convegno e tracciarne le conclusioni. Al SIR anticipa alcune riflessioni.
 
Da "Parabole mediatiche" a "Testimoni digitali" e, ora, ad "Abitanti digitali". Qual è il percorso, il filo, che lega questi tre appuntamenti?
"A leggere i titoli di questi convegni si potrebbe immaginare una Chiesa tutta proiettata ad inseguire linguaggi e mode dei media. In realtà la Chiesa sta solo facendo quanto il Signore ha chiesto: portare l'annuncio del Vangelo agli uomini del proprio tempo. Il filo conduttore di questi importanti appuntamenti che segnano il cammino della Chiesa italiana risiede negli Orientamenti del decennio da poco concluso incentrati sul tema: 'Comunicare il Vangelo in un modo che cambia'. Abbiamo vissuto una stagione ricca di eventi e proposte che ha visto anche la pubblicazione del Direttorio 'Comunicazione e Missione', un documento di ampio respiro, una specie di bussola per l'evangelizzazione del mondo contemporaneo. Questo impegno prosegue ora nell'orizzonte dell'educazione su cui si muove l'azione pastorale della Chiesa italiana per l'attuale decennio. C'interroghiamo su come sia possibile da cristiani abitare questo nuovo mondo digitale conservando le prerogative della dignità umana e sviluppando una più intensa esperienza spirituale".
 
Ma cosa vuol dire "abitare" il digitale, soprattutto per i credenti?
"Per poter abitare un ambiente occorre conoscerlo e familiarizzare con le sue caratteristiche. Il primo compito dei credenti è quindi l'approfondimento di tutti gli aspetti antropologici, sociali e culturali che delineano il volto di questo nuovo ambiente. Ci troviamo di fronte a un mondo nuovo sotto diversi profili, che necessita di un'attenta analisi per non lasciarsi soggiogare da ingenui entusiasmi, né da ingiustificati allarmismi. In secondo luogo, da cristiani dobbiamo verificare come la fede si cala in questo ambiente. Non basta essere nel web o usare i nuovi strumenti di comunicazione digitali. Per il cristiano è fondamentale, anche in questo nuovo ambiente, verificare se e come cresce il rapporto con Dio e l'amore tra le persone e nella società. Bisogna capire se l'uomo in questo ambiente mediatico diventa di più se stesso ed è facilitato nella ricerca della verità o se rischia di essere alienato e soggiogato da relazioni sempre più effimere".
 
L'uso massiccio dei nuovi strumenti digitali da parte dei giovani impone l'esigenza di affrontare la questione anche in termini educativi. Come educare a un uso corretto dei nuovi media?
"L'educazione passa attraverso la relazione, anzi potremmo dire che nella sua essenza è relazione. Questo spiega perché i media, strumenti di comunicazione e di relazione, abbiano una grande rilevanza nei processi educativi. Oggi tutti avvertono la delicatezza e la complessità di questo problema, che diventa una vera sfida per le famiglie, la scuola, la Chiesa e l'intera società. I media devono costituire un supporto per dilatare le potenzialità educative che si sviluppano attraverso le diverse relazioni, altrimenti finiranno per interferire in modo devastante sui rapporti educativi. Questi fenomeni sia in chiave positiva sia negativa sono ben visibili nella nostra società. La Chiesa ha il compito di favorire la piena valorizzazione delle potenzialità di questo nuovo mondo e, nello stesso tempo, di mettere in guardia, senza demonizzazioni pregiudiziali, dai reali pericoli di un ambiente dove le relazioni vere e concrete sono sostituite da contatti epidermici e da rapporti virtuali".
 
Negli "Orientamenti pastorali" per questo decennio si legge che "l'impegno educativo sul versante della nuova cultura mediatica dovrà costituire negli anni a venire un ambito privilegiato per la missione della Chiesa"... Quali passi per gli educatori delle comunità cristiane?
"È un impegno che la Chiesa italiana sente davvero urgente anche in considerazione del cammino fatto in questi anni. L'aver già intrapreso alcune iniziative di formazione, come quella degli animatori della comunicazione e della cultura, e il vedere una crescente sensibilità nelle famiglie, nella comunità ecclesiale e nella società lascia ben sperare. Occorre però rendere sistematico, da parte di tutti e in tutte le realtà, un approccio al mondo dei media fatto con competenza e saggezza. Per questo possono avere una grande importanza le scuole, i corsi, gli incontri e l'elaborazione di strumenti per tutti coloro che vogliono imparare a interagire positivamente con la nuova cultura digitale all'interno dei processi educativi".
 
È possibile ripensare le dinamiche comunicative valorizzando il web come luogo che - secondo quanto afferma Benedetto XVI - possa "fare spazio" anche a "coloro per i quali Dio è ancora sconosciuto"?
"Certamente la rete è oggi il nuovo areopago dove incontrarsi e confrontarsi. Sono già moltissime le iniziative della comunità ecclesiale in questo ambito e certamente vanno intensificate sapendo che la maggiore disponibilità di relazioni e contatti spesso, più che soddisfare, acuisce le domande di senso. È su questo fronte che si gioca la capacità della Chiesa di essere, anche sulle nuove frontiere digitali, un segno di contraddizione e di speranza, una porta aperta per far conoscere la verità su Dio e sull'uomo che ci è stata donata da Gesù Cristo".