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Giovanni Paolo II beato   versione testuale
1° maggio 2011
Giovanni Paolo II beato (1° maggio 2011)           
 
«Cari fratelli e sorelle, come sapete, il 1° maggio prossimo avrò la gioia di proclamare Beato il Venerabile Papa Giovanni Paolo II, mio amato predecessore. La data scelta è molto significativa: sarà infatti la II Domenica di Pasqua, che egli stesso intitolò alla Divina Misericordia, e nella cui vigilia terminò la sua vita terrena. Quanti lo hanno conosciuto, quanti lo hanno stimato e amato, non potranno non gioire con la Chiesa per questo evento. Siamo felici!»…
 
Con queste parole Benedetto XVI, all’Angelus del 16 gennaio 2011, ha annunciato la prossima beatificazione del suo predecessore Giovanni Paolo II. La scelta del giorno è straordinaria: domenica primo maggio. Quest’anno è la II Domenica di Pasqua, Domenica in Albis e della Divina Misericordia, da oltre cent’anni è la festa dei lavoratori, dal 1955 è la festa di san Giuseppe lavoratore.
È molto bello sottolineare la particolare concomitanza della beatificazione di Giovanni Paolo II con la ricorrenza dei vent’anni della lettera enciclica Centesimus annus (1° maggio 1991) e dei trent’anni della lettera enciclica Laborem exercens (14 settembre 1981).
Giovanni Paolo II, che nella gioventù ha conosciuto come operaio la fatica e la bellezza del lavoro, ci ha regalato un alto magistero su Cristo redentore che fonda l’amore di Dio verso l’uomo e la sua dignità: «La Chiesa non può abbandonare l’uomo, la cui “sorte”, cioè la scelta, la chiamata, la nascita e la morte, la salvezza o la perdizione, sono in modo così stretto ed indissolubile unite al Cristo» (Lettera enciclica Redemptor hominis, 4 marzo 1979, n. 14)
Nella lettera enciclica Laborem exercens – pubblicata in occasione del 90° anniversario della lettera enciclica Rerum novarum (15 maggio 1891); il ritardo di alcuni mesi fu dovuto all’attentato in Piazza San Pietro subìto il 13 maggio –, Giovanni Paolo II guarda all’uomo e al valore umano del lavoro. Il Papa con originalità di pensiero e di stile riprende le principali tesi della dottrina sociale della Chiesa per organizzarle intorno al concetto e valore centrale del lavoro, chiave della questione sociale (cfr n. 3). Intorno al lavoro si crea cosi una profonda solidarietà umana, che abbraccia passato e presente ed è aperta al futuro (cfr n. 8).
L’enciclica Laborem exercens diventa cosi una piccola sintesi della spiritualità del lavoro, dove trovano una superiore collocazione tutti gli elementi di ordine teologico, filosofico, sociologico, psicologico, storico, che il Papa ha saputo integrare nella sua alta e profonda spiegazione di quello che egli stesso chiama il «Vangelo del lavoro», identificato con l’insegnamento, ma anche con la vita di Cristo lavoratore.
Gesù «dedicò la maggior parte degli anni della sua vita sulla terra al lavoro manuale, presso un banco di carpentiere. Questa circostanza costituisce da sola il più eloquente «Vangelo del lavoro», che manifesta come il fondamento per determinare il valore del lavoro umano non sia prima di tutto il genere di lavoro che si compie, ma il fatto che colui che lo esegue è una persona» (n. 6).
Attraverso il suo lavoro, l’uomo, creato a immagine di Dio, «partecipa all’opera del Creatore, ed a misura delle proprie possibilità, in un certo senso, continua a svilupparla e la completa, avanzando sempre più nella scoperta delle risorse e dei valori racchiusi in tutto quanto il creato» (n. 25).
La dignità del lavoro umano, fondata sulla persona umana, e il suo alto contributo di collaborazione all’opera di Dio creatore e redentore sono elementi fondamentali che aiutano a discernere anche le situazioni attuali di conflittualità nel mondo del lavoro.