Torna alla home
Cerca
 Ufficio Liturgico Nazionale - Area di lavoro - Indicazioni per la musica liturgica - Note sul Repertorio 
Note sull'utilizzo del Repertorio nazionale    versione testuale
(a cura di don Antonio Parisi)

Repertorio nazionale di canti per la liturgia (da "Vita pastorale", n. 5/2000)

I Vescovi della Commissione Episcopale per la Liturgia della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) hanno elaborato un Sussidio dal titolo "Repertorio Nazionale di Canti per la Liturgia"; tale documento porta la data del 6 gennaio 2000.

L’attesa per tale sussidio ha creato negli operatori non poche confusioni: alcuni chiedevano in libreria il libro nazionale dei canti, altri chiedevano il testo dei canti, altri ancora, parlavano del repertorio dei canti approvato dai Vescovi.

Cosa è stato pubblicato?

In libreria si trova un fascicolo contenente la Premessa dei Vescovi in 15 punti; un indice dei canti secondo l’uso liturgico; un secondo indice alfabetico dei canti con indicazioni degli autori e delle fonti; un’appendice che riporta alcune indicazioni riguardanti il canto, tratte dai libri liturgici, dalla lettera di Giovanni Paolo II "Vicesimus quintus annus" e dalla Lettera circolare della Congregazione per il Culto Divino sulle "Feste pasquali". Una seconda appendice che riporta per intero il documento elaborato nel 1979 dalla Commissione Episcopale per la Liturgia premesso al primo repertorio nazionale ed il n. 14 "una fede da cantare" della Nota pastorale "Il rinnovamento liturgico in Italia" a vent’anni dalla Costituzione "Sacrosanctum Concilium". Segue a conclusione del fascicolo, una breve bibliografia, indispensabile per gli operatori del settore.

Perciò attualmente non è stato pubblicato alcun libro dei canti della chiesa italiana, ma soltanto un elenco, così come sopra specificato.

Per facilitare la ricerca di tali canti, alcuni dei quali pubblicati fin dagli anni ’70, è stato approntato, col permesso degli Editori, un libro di fotocopie contenente il testo e la partitura organistica dei 360 canti scelti. Tale raccolta sarà inviata a tutte le Diocesi italiane e non è in vendita, né per il momento si pensa di pubblicarla, perché il Repertorio è ancora incompleto ed occorrono ancora anni di ricerca e di ulteriori scelte e verifiche sul campo.

Il Repertorio: cosa contiene.

Nel Repertorio sono inseriti 38 canti dell’Ordinario della Messa, scelti fra i più diffusi in Italia; i canti propri del Triduo pasquale; i canti delle celebrazioni eucaristiche festive di tutto l’anno liturgico; i canti per le feste mariane, i canti per le feste dei santi, i canti per il culto eucaristico; i canti per le esequie, per un totale di 360 canti.

Non sono stati, per ora, considerati, i canti per la celebrazione degli altri sacramenti e i canti della Liturgia delle Ore. Mancano i canti per i pii esercizi e per la pietà popolare.

Il Repertorio: chi ha lavorato e con quali criteri.

I canti sono stati selezionati da un gruppo di lavoro, incaricato dall’Ufficio Liturgico Nazionale, che ha lavorato dal 1994 al 1999. Del gruppo facevano parte, musicisti, pastori, liturgisti, animatori musicali della liturgia.

I criteri di scelta che il gruppo ha elaborato rispondevano ad alcune esigenze prioritarie: innanzitutto, la pertinenza rituale dei canti scelti. (Premessa n.6). Tale principio è fondamentale, perché ogni intervento cantato possa divenire elemento integrante e autentico dell’azione liturgica in corso. Ed è un criterio che i Vescovi suggeriscono agli operatori locali - Premessa n.2 - quando sono chiamati a fare le loro scelte particolari. Alla luce del principio precedente si agganciano poi gli altri criteri a cui il Repertorio cerca di ispirarsi: la verità dei contenuti che esprimano la fede vissuta nella Chiesa ed espressa nella liturgia. (Premessa n.7).

Non ogni testo è adatto, nè automaticamente diventa liturgico per il solo fatto di essere inserito nella liturgia, non ogni testo è all’altezza della celebrazione, o dice la fede ed il sentire collettivo di un popolo; non ogni testo esprime ed introduce al mistero del giorno o narra e presenta la festa liturgica.

Altro criterio evidenziato dalla premessa, riguarda la qualità dell’espressione linguistica e della composizione musicale. Un testo poetico è un buon veicolo per una buona musica; un testo poetico liturgico non si improvvisa, ma richiede solida preparazione linguistica, lunga frequentazione nella preghiera, animo libero e aperto alla voce dello Spirito che suggerisce e guida.

I canti scelti sono indirizzati ad un’assemblea media; i canti cosiddetti "giovanili e ritmici" non sono stati esplicitamente esaminati, né sono presenti i canti per i bambini; è un lavoro da programmare per il futuro. Si è tenuto conto di una buona cantabilità adatta al nostro popolo; pertanto sono canti che non richiedono particolare impegno musicale, ma sono facilmente eseguibili. Si auspica che possano diventare simboli e segnali sonori in cui riconoscersi ed integrarli nella propria cultura.

Una constatazione: considerati i criteri di fondo adottati, sempre limitati e perfezionabili, ma esigenti e precisi, parecchi dei canti in uso nelle nostre comunità e largamente conosciuti, non sono presenti in questo Repertorio, perché il criterio di scelta seguito, non teneva conto della diffusione di un determinato canto. Tali canti non si potranno certamente eliminare, ma è opportuno almeno integrarli con questo elenco; va considerato inoltre che le esigenze di un repertorio locale, sono altre e differenti da quelle di un repertorio nazionale.

Il Repertorio: adatto solo per l’Assemblea o anche per il Coro ed altri solisti?

Dice la Premessa al n.9 che la finalità propria di questo repertorio esclude canti per solo coro. Ma, aggiunge subito, che l’intervento sostenitore e dialogante di un coro o di un gruppo corale è del tutto auspicabile, specie in una celebrazione festiva. In questi anni sono state dette e scritte tante parole sulla presenza dei cori nella chiesa italiana. Il coro non è stato bandito dalla liturgia, ma è diventato un attore liturgico e vi svolge un compito ministeriale. Il coro fa parte dell’assemblea che tutta insieme celebra, ma svolgendo una funzione propria e specifica: non esegue soltanto, ma celebra cantando. Le polemiche sull’uso del patrimonio storico o sulle nuove composizioni, possono superarsi, solo se ci si lascia guidare dalla realtà celebrativa e dalle sue leggi.

Il Repertorio prevede anche l’utilizzo dei vari solisti, ciascuno con il proprio ruolo – presidente, diacono, salmista, voci singole – "secondo le esigenze del rito e la forma del singolo canto". La ministerialità, anche nel settore della musica sacra, è indispensabile per una vera solennità ed è a servizio di una autentica partecipazione di tutti.

Pertanto, non è corretto far cantare tutto, dall’assemblea, per una errata concezione della partecipazione attiva, come è sbagliato far cantare tutto il canto dal coro, quando invece si richiede un’alternanza; ma ognuno, "svolgendo il proprio ufficio, si limiti a compiere tutto e soltanto ciò che, secondo la natura del rito e le norme liturgiche, è di sua competenza" (Musicam Sacram, n.6).

Il Repertorio: quali forme musicali contiene?

Sono presenti varie forme musicali: recitativo, salmodia, strofe di un inno con ritornello, inno, corale, litania, responsorio e forme miste. Tale varietà consentirà un uso adeguato ai vari momenti rituali per realizzarli con più verità e proprietà.

La forma canzone è presente in minima parte per un duplice motivo; per ragioni testuali: molte volte nella selezione di tali canti, i testi rappresentavano il punto debole di tutto il canto; perché era difficile individuare una collocazione rituale ben precisa e sia perché i testi si sviluppavano in una dimensione prevalentemente orizzontale; l’altro motivo di esclusione ha riguardato la musica di tali canti, perché non sempre adatta alle assemblee medie che sono state adottate come punto di riferimento.

Il Repertorio e gli strumenti.

"L’accompagnamento strumentale proposto nel fascicolo che verrà offerto ad ogni Diocesi, è organistico e contiene soltanto la versione a una voce con l’accompagnamento. Ciò non impedisce di trarne, con la professionalità necessaria, parti, per altri strumenti, adatti e disponibili, che possano integrare l’organo o, in casi precisi, anche sostituirlo" (Premessa n.11).

Per quanto riguardo l’uso dell’organo o di altri strumenti, la Premessa non si impegna più di tanto nel dirimere annose diatribe e sconfessioni reciproche fra i vari contendenti, ma molto semplicemente si affida alla competenza, alla professionalità musicale degli operatori, al buon senso, al buon gusto di tutti gli animatori musicali della liturgia, compreso il prete. Gli strumenti, tutti gli strumenti, sono appunto… strumenti, cioè oggetti, cose, manovrati da musicisti preparati e competenti. La carta d’identità musicale e liturgica, non va chiesta all’organo, o alla chitarra, o al flauto, ma va richiesta all’organista, al chitarrista, al flautista. La scelta dello strumento deve tener conto del luogo architettonico, delle persone radunate e della loro età e cultura di base, della forma musicale del canto, del rito che sostiene o accompagna. Non occorre il pedigree, genetico e storico per utilizzare adeguatamente e liturgicamente uno strumento.

Il Repertorio: potrà risolvere tutti i problemi?

Al n.12 la Premessa, con un sano realismo, precisa che il Repertorio, "neppure il migliore, potrà bastare mai da solo a raggiungere il fine per cui lo si usa"; è necessario che il canto sia integrato correttamente nel vivo dell’azione liturgica.

Ci si illude soltanto, credendo che fatto il Repertorio, tutto è risolto; è puerile, pensare che, messo in mano alla gente un libro, subito tutti si mettano a cantare. Sono tanti i fattori che entrano in gioco nell’esecuzione concreta di un canto liturgico, "legati alla capacità degli animatori e dell’assemblea, alla situazione acustica e architettonica locale e ad altre circostanze". Il cantare è un atto umano complesso, richiede attenzione e preparazione specifica; occorre un buon musicista-direttore per dirigere un coro di dilettanti, c’è bisogno di una buona guida dell’assemblea per guidarla appropriatamente; si ha bisogno di un ottimo organista per svolgere il proprio ministero musicale. Perciò, convinciamoci, che il Repertorio Nazionale dei Canti, sarà un buon sussidio, solo se sarà messo nelle mani di animatori musicali preparati e competenti.

E per acquistare tale preparazione non sono per niente sufficienti i fascicoli venduti nelle edicole, che insegnano a suonare le tastiere in tre mesi, o le chitarre in un solo mese; occorre una scuola seria e duratura, dove apprendere il lungo lavoro di artigianato musicale; non ci si improvvisa "musicisti" in poco tempo e con poca fatica, specialmente quando poi entrano in campo svariate competenze, non solo musicali, ma liturgiche, celebrative, pedagogiche, psicologiche.

Devo aggiungere subito, che tali animatori in giro per l’Italia, incominciamo a incontrarli e a rallegrarci per tante situazioni celebrative esemplari e dignitose.

Il Repertorio: come utilizzarlo.

La Premessa al n. 13, dà alcune indicazioni precise circa l’utilizzo di tale sussidio: un primo consiglio è per quelle Diocesi che già possiedono un loro repertorio; esse possono servirsene per integrarlo con il proprio repertorio, in modo da diffonderlo nelle singole parrocchie e comunità.

Invece per quelle Diocesi che non possiedono un proprio repertorio, "il presente potrebbe diventare un primo nucleo, attorno a cui costruire gradatamente una raccolta, adatta alle singole esigenze diocesane o regionali".

Quindi sembra molto chiaro il suggerimento dato ai responsabili diocesani e parrocchiali: questo Repertorio non è ancora completo, perciò non sostituisce i repertori già esistenti a livello nazionale o locale. Esso è un punto di riferimento autorevole, una fonte di canti adatti, a cui attingere, un richiamo ad un uso del canto più liturgico e musicalmente corretto. E’ un primo passo, è una prima indicazione precisa; usiamolo nei vari modi suggeriti, in attesa di avere fra le mani un libro di canti, dopo aver sperimentato questi canti.

A livello nazionale i Vescovi consigliano che in occasione di incontri, convegni, pellegrinaggi, venga favorita la partecipazione al canto, attingendo, di volta in volta, ad alcuni di questi canti, così che, in un tempo abbastanza breve, essi possano costituire un fondo comune. (Premessa n. 14). Oggi la gente, per svariate ragioni si sposta facilmente, l’uso di un minimo repertorio comune, potrebbe favorire la partecipazione alla celebrazione domenicale o festiva, consentendo di "ritrovare ovunque qualche canto conosciuto".

Conclusione.

Mi piace, per concludere, citare alcune appropriate e sagge considerazioni di Pierangelo Sequeri: "la compilazione di repertori ha più di una buona ragione per essere oggetto di cura assidua e competente nonché di aggiornamento costante. Essa infatti ha molti vantaggi: creazione di una base comune, segnalazione di modelli orientativi, sussidio per le comunità più deboli, piano regolatore per gli eccessi in ogni direzione, incentivo al discernimento di una eventuale tradizione meritevole di incremento e di sviluppo… Il repertorio è anche un’opportunità educativa se pensato come strumento di catechesi mistagogica originale e coinvolgente".

don Antonio Parisi