«La famiglia introduce al bisogno dei legami di fedeltà, sincerità, fiducia, cooperazione, rispetto; incoraggia a progettare un mondo abitabile e a credere nei rapporti di fiducia, anche in condizioni difficili; insegna ad onorare la parola data, il rispetto delle singole persone, la condivisione dei limiti personali e altrui» (Francesco, Udienza, 7 ottobre 2015). Papa Francesco, parlando della famiglia, ci ricorda di costruire legami solidi, saldi, nel segno del rispetto e della tenerezza. Di famiglia parla la commedia Piuma (2016) di Roan Johnson, il racconto di due adolescenti che scoprono di aspettare un figlio e il loro rapporto con i rispettivi genitori. Il film costituisce la 14. proposta cinematografica per il ciclo sulla “buona notizia” curato dall’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali e dalla Commissione Nazionale Valutazione Film CEI.
Famiglie in gioco per la vita
È passato in Concorso alla 73. Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, “Piuma” di Roan Johnson, aggiudicandosi diversi riconoscimenti tra cui il Premio della Giuria cattolica internazionale SIGNIS, con la seguente motivazione: “Attraverso il suo originale, ironico e tenero modo di parlare dell’amore e dell’esistenza di una giovane coppia di studenti liceali, Roan Johnson offre con Piuma un importante messaggio di speranza e coraggio alle famiglie. I suoi personaggi ben delineati e la decisione di tenere il loro bambino nonostante il parere contrario di chi li circonda sono un buon esempio per coloro che si trovano nella medesima situazione. Piuma è una commedia per tutte le età che sottolinea l’importanza del dialogo e del mutuo supporto all’interno di una famiglia, narrata dal punto di vista dei giovani e ispirata alla vita di tutti i giorni”.
Dalle parole della Giuria SIGNIS, ben si comprende il tema affrontato dal film, il guadagno positivo dell’opera, che attraverso il genere della commedia introduce temi complessi e problematici. La storia: Ferro (Luigi Fedele) e Cate (Blu Yoshimi) sono due adolescenti romani prossimi alla maturità. Sognano il loro viaggio insieme ai compagni di classe al termine della scuola, l’inizio di una vita adulta. Scoprono però di aspettare un figlio e questo sconvolge la loro esistenza, compresa quella delle rispettive famiglie. I genitori di Ferro e Cate, diversi tra loro, reagiscono in maniera fragile e smarrita. Sembrano incapaci di offrire sostegno, un confronto maturo, ai due ragazzi, i quali mostrano maggiore tempra e coraggio rispetto al mondo adulto.
Scritto dal regista Roan Johnson insieme a Ottavia Madeddu, Carlotta Massimi e Davide Lantieri, il film “Piuma” attraverso un stile scorrevole e brillante pone questioni importanti sui legami familiari: da un lato la prospettiva di una famiglia giovane, in procinto di formarsi tra entusiasmi e paure, dall’altro quella di genitori cinquantenni impreparati al ruolo di nonni, a vedere i propri figli intraprendere un cammino adulto. La comicità di Johnson è briosa ma anche diretta, esplicita, con il rischio di andare fuori binario in qualche passaggio della narrazione. Nel complesso il film è però valido e regala uno sguardo diverso sui giovani, più positivo e propositivo dinanzi alle difficoltà. Gli errori, certo, vengono commessi – le “cadute” di Ferro –, ma i due ragazzi insieme dimostrano la convinta volontà di non lasciarsi abbattere dalle avversità, mettendo al primo posto la nuova vita che nasce. La vita prima di tutto.
Valutazione Pastorale Commissione Nazionale Valutazione Film
Bisogna mettere al primo punto il motivo centrale, ossia la gravidanza. Perché alle incertezze terribili di fronte a questo 'evento', a dubbi, esitazioni, inviti al ripensamento cui sono sottoposti i due ragazzi, all'atteggiamento negativo del padre di lui (con la mamma più possibilista) la giovane coppia risponde con una costante volontà di non rinunciare e di andare avanti nonostante tutto. Tutto vuol dire precarietà di soldi, lavoro, casa, vuol dire non risolvere i problemi e anzi crearsene di nuovi non richiesti. Così, partendo da una situazione/specchio delle incertezze sociali di oggi, il copione si snoda nelle forme della commedia ironica, quella che parla di difetti e insieme li prende in giro, denuncia privazioni e ingiustizie e ne mostra il lato sarcastico. Dopo "Primi della lista" (2013) e "Fino a qui tutto bene" (2015)", Johnson prosegue nella sua composizione di un cinema diviso tra vecchia e nuova commedia, tra un impianto moderno nei modi di esporsi e di proporsi e suggestioni uscite dal recente passato. Se alla prima appartiene la capacità di evitare scelte banali e artificiose (fare a meno del bambino), alla seconda va ascritto il contorno dei vari comprimari che agitano la storia in una più o meno azzeccata scelta di colore e di realismo. Ne risulta un canovaccio di indubbia vivacità, anche se in qualche passaggio un po' troppo compiaciuto di se stesso e della voglia di essere scoperto e troppo 'bravo'. Il regista punta o occhi chiusi sulla propria 'bravura' e non sempre riesce a controllarsi. Dal punto di vista pastorale il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
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