Introduzione   versione testuale

del Sussidio CEI Avvento-Natale 2016

«SPEZZERANNO LE LORO SPADE E NE FARANNO ARATRI,
DELLE LORO LANCE FARANNO FALCI»
Is 2,4

 

A partire dall’Anno della Misericordia

Il Sussidio di Avvento-Natale 2016-2017 si inserisce al punto di sosta su cui ci ha lasciato la conclusione del Giubileo della Misericordia. Questo Anno di grazia ci consegna il desiderio di continuare ad annunciare l’amore di Dio, che non condanna, che perdona, che dona possibilità nuove di esistenza. Dalla sottolineatura della Misericordia alla celebrazione dell’Avvento il passo è naturale e coerente: la carità e benevolenza divine aprono senza diaframmi la possibilità della speranza, di una profonda fiducia nella presenza del Risorto nella storia: “Vieni, Signore Gesù!”.
 

In ascolto delle profezie

Le letture profetiche del ciclo A parlano concordemente di una grandiosa conversione-trasformazione-trasfigurazione operata da Dio. Da lontano, la vedono realizzarsi nella storia. Esse possono educarci alla stessa pazienza e lungimiranza degli antichi uomini di Dio, anch’essi provocati ad una fede difficile, in tempi che sembravano oscuri e sfavorevoli. Particolarmente potente l’annuncio della prima domenica, in cui si dispiega poeticamente tutta l’ampiezza del progetto divino. Le spade di guerra vengono spezzate, trasformate in aratri, strumenti di lavoro comune, condiviso; lo stesso avviene delle lance, trasformate in falci per il raccolto. L’aratro, strumento che prepara alla semina, e la falce, strumento della mietitura, indicano i traguardi di un processo in cui nessuno può bastare a sé stesso; dall’associazione all’insegna dell’odio si passa alla comunione, che persegue scopi di pace. Perciò la frase di Isaia dà il titolo e l’ispirazione di fondo al Sussidio. Essa evoca ulteriori risonanze particolari, riletta alla luce del Convegno di Firenze.
 

A partire da Firenze: trasfigurare

Ciò che abilita il profeta a parlare in quel modo è la percezione dell’azione di Dio nella storia, già presente e concreta, anche se nascosta in inizi fragili e piccolissimi: più che esporre un suo progetto, il profeta autentico (e il popolo profetico che sa ascoltarlo) si mette in ascolto del progetto di Dio; anzi, ne ricerca la visione, ponendosi in sintonia profonda con il movimento che Dio sta già immettendo nella storia.
Non siamo chiamati ad essere cacciatori di utopie, ma uomini e donne capaci di ascoltare ciò che Dio sta compiendo,  e di entrare nel suo disegno: come Maria (Immacolata), come Giuseppe (IV domenica di Avvento), come il Battista (III domenica di Avvento).
 

Percepire lo sguardo trasfigurante del Signore su di noi ci conduce a cogliere il
valore dello sguardo sull’altro, come riconoscimento della sua dignità, soprattutto
quando questa è attraversata da fragilità e povertà. Trasfigurare è allora sguardo che
cerca l’uomo, specialmente i poveri, facendo emergere che non c’è umanità là dove
c’è scarto e ingiustizia, dove si vive senza speranza e senza gratuità.
In sintesi, trasfigurare è far emergere la bellezza che c'è, e che il Signore non
si stanca di suscitare nella concretezza dei giorni, delle persone che incontriamo e
delle situazioni che viviamo.
Sintesi dei lavori del Convegno Ecclesiale di Firenze, sulla parola-chiave “Trasfigurare”

 

A partire da Firenze: annunciare

L’opera trasfigurante di Dio nella celebrazione eucaristica apre il cuore dei fedeli all’annuncio della Parola che trasforma la vita e la storia. La profezia è “eco della Parola rivelata” nella storia di ogni uomo e di ogni donna perché la misericordia del Padre sia sperimentata come fonte di vita e di speranza:
È irrinunciabile l’annuncio gioioso del perdono e della misericordia come cuore pulsante dell’evangelizzazione e di un nuovo umanesimo incentrato sull’alleanza tra l’uomo e il Signore. La Chiesa accompagna, aiuta a comprendere la povertà che consegue al peccato e invita sempre a gioire del perdono che guarisce e fa risorgere.
Sintesi dei lavori di Firenze, sulla parola-chiave “Annunciare”
 
Dall’esperienza liturgica e vitale della trasfigurazione operata da Dio, si passa con naturalezza all’annuncio, alla condivisione, all’azione per un mondo che sappia assecondare il rinnovamento realizzato da Dio. Nei nostri tempi, ciò significa riscoprire il valore della pace.
 

A partire da “Evangelii gaudium”: il valore della pace

Il punto di arrivo della trasfigurazione della storia che stiamo cercando ha un nome e un volto: la pace. In alcuni densi passaggi di Evangelii gaudium, il Papa traccia le linee e il metodo per costruire la pace. Dal conflitto si passa all’unità. Dalle differenze e dalle tensioni si raggiunge una “pluriforme unità”.
In questo modo, si rende possibile sviluppare una comunione nelle differenze, che può essere favorita solo da quelle nobili persone che hanno il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale e considerano gli altri nella loro dignità più profonda. Per questo è necessario postulare un principio che è indispensabile per costruire l’amicizia sociale: l’unità è superiore al conflitto. La solidarietà, intesa nel suo significato più profondo e di sfida, diventa così uno stile di costruzione della storia, un ambito vitale dove i conflitti, le tensioni e gli opposti possono raggiungere una pluriforme unità che genera nuova vita.
Non significa puntare al sincretismo, né all’assorbimento di uno nell’altro, ma alla risoluzione su di un piano superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto. (EG 228)
 

La sezione biblico-liturgica

Una consistente sezione del sussidio mira a sviluppare un ascolto incarnato della ricchissima offerta delle letture bibliche dell’Avvento, con un particolare riferimento ai testi propri del ciclo A.
I commenti prendono sempre le mosse dall’annuncio profetico, colto nel suo valore perenne: al di là delle istanze contingenti, il profeta vede in profondità il progetto di Dio sulla storia, lo esprime in forma poetica e simbolica, getta un ponte verso le generazioni future, abilitandole al discernimento e alla sapienza.
In un secondo passaggio, si mostra come Cristo permetta di giungere alla pienezza del progetto di Dio, nella sua stessa persona, nella sua “carne”; restano le istanze di fondo, non più nella prospettiva di un futuro lontano, ma di un compimento che chiama ad una urgente conversione.
Infine si mostra come la Chiesa – corpo di Cristo – è chiamata a lasciarsi trasfigurare secondo l’azione dello Spirito, entrando in comunione con ogni realtà umana. Ciò che il profeta vedeva da lontano, e che in Cristo si compie, per la Chiesa diventa realtà vicina, già presente, ma anche appello per una continua riforma e conversione.
Nel suo cammino la Chiesa deve certamente confrontarsi con logiche contrarie, forze negative (riprendendo l’immagine-guida, potremmo parlare di “fabbricanti di spade” e fabbricanti di guerra, che anche oggi non mancano); essa però si incontra anche con ogni forza positiva, con altri uomini e donne che seguono la stessa strada tracciata da Dio: si apre la possibilità non solo di un annuncio “promozionale”, quanto di una condivisione profonda, fondata sulle esigenze comuni.
Prima di ogni commento, una sezione denominata “In breve” riassume e anticipa le linee fondamentali, lasciando la possibilità di elaborazioni personali e sviluppi differenti delle stesse suggestioni.

 

La sezione liturgico-celebrativa

La sezione liturgico-celebrativa del sussidio di Avvento Natale mira a mettere in luce la caratteristica propria di ciascuna solennità/domenica/festa, così come viene illustrata dall’eucologia, dalla liturgia della Parola, dal Calendario Romano generale, dal Direttorio su pietà popolare e liturgia e da altri testi del Magistero (es. Marialis cultus).
 
La tematica propria di ogni solennità/domenica/festa ha ispirato anche la monizione iniziale, composta secondo il criterio della brevità ed essenzialità. Dove è stato possibile si è richiamata la dimensione del trasfigurare, dell’annunciare e il valore della pace (cf. Amoris Laetitia n. 66 nella festa della Santa Famiglia).
Per quel che riguarda le indicazioni rituali il sussidio cerca di valorizzare innanzitutto quanto proposto dal Messale Romano e dagli altri libri liturgici (Liturgia delle Ore, Benedizionale, Orazionale), senza cedere alla tentazione della novità “a tutti i costi”. È bene, infatti, lasciar parlare la liturgia, con la “nobile semplicità” (SC 34) dei suoi gesti e dei suoi testi. Naturalmente la valorizzazione o meno di determinati elementi è dipesa dalla tematica propria della celebrazione.
Il sussidio tiene in considerazione le preziose indicazioni del Direttorio su pietà popolare e liturgia, includendo nell’azione liturgica (dove è consentito) alcune consuetudini proprie della pietà popolare.
Per le diverse celebrazioni (penitenziale, mariana, lucernari, novena di Natale) sono stati utilizzati testi liturgici; nella composizione di qualche versetto ci si è ispirati a quanto proposto dalla liturgia.
Per la maggior parte delle celebrazioni vengono offerte indicazioni per l’atto penitenziale, per la preghiera universale, per il prefazio e per la benedizione solenne (per alcune si offrono suggerimenti anche per i riti di introduzione, per la presentazione dei doni, per le acclamazioni da cantare, e per il rito della pace).
Il sussidio – rifacendosi alle autorevoli indicazioni di Sacrosanctum Concilium 34 –  non manca di richiamare anche la sobrietà che deve caratterizzare il linguaggio verbale nella liturgia, in modo particolare per quel che riguarda la preghiera dei fedeli.
Per ciascuna domenica/festa/solennità vengono suggeriti, per le parti del proprio della Messa, dei canti pertinenti tratti dal Repertorio Nazionale CEI; per ogni celebrazione è offerta anche la scheda di presentazione di uno dei canti indicati.
Secondo la raccomandazione dell’Ordinamento Generale del Messale Romano circa l’esecuzione del salmo responsoriale «con il canto, almeno per quanto riguarda la risposta del popolo» (OGMR 61) vengono presentate per ciascuna domenica/festa/solennità la partitura del salmo, in formato pdf, e la relativa registrazione audio esemplificativa.
Si è pure sottolineata l’importanza di vigilare affinché venga garantita la coerenza necessaria relativamente ai canti, ai fiori, alle luci, ai gesti … tra le diverse celebrazioni dello stesso tempo liturgico.
La sezione liturgico-celebrativa si chiude con una breve, ma densa nota sulla Mistagogia dell’Eucaristia, che da una parte riprende e approfondisce alcuni dei contenuti della seconda parte del sussidio e dall’altra rimanda alla sezione dedicata alla Catechesi

                                                                                                                           don Franco Magnani
                                                                                                           Direttore Ufficio Liturgico Nazionale CEI