Marc Chagall (1952-1966), Exodus   versione testuale

Collezione privata


La Quaresima è «un momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio».
Lo scrive papa Francesco nel suo Messaggio per la Quaresima di quest’anno richiamando un passaggio della Misericordiae vultus (n. 17). Ed effettivamente il tempo quaresimale che si apre con il rito delle ceneri e che culmina nel triduo pasquale è un cammino reso possibile dalla misericordia divina e che conduce ciascun uomo all’incontro con Cristo, Giudice misericordioso. In questo itinerario di riconciliazione e di salvezza il papa ha voluto proporre alla Chiesa tutta, e quindi a ogni singolo fedele, la compagnia della Vergine Maria la quale «canta profeticamente la misericordia con cui Dio l’ha prescelta» (Messaggio per la Quaresima 2016).
In lei la storia della salvezza appare più chiaramente come la storia della manifestazione della misericordia di Dio verso l’umanità peccatrice; in lei la stessa storia raggiunge il suo punto culminante poiché Maria ha accolto nel suo grembo Cristo Gesù, la “misericordia incarnata” (Misericordiae vultus 8). Nel suo Figlio fatto carne, infatti, Dio si è accostato all’umanità ferita dal peccato per risollevarla dalla sua caduta e unirla definitivamente a sé in un vincolo di perfetta comunione. Per questo la Chiesa può rivolgersi al Padre dicendo: «Nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro», secondo le parole contenute nella Preghiera eucaristica IV, scelte come tema del Congresso Eucaristico Nazionale del prossimo settembre.
La storia della salvezza, in definitiva, è una testimonianza resa alla verità di queste parole e quindi all’amore di Dio che può essere paragonato a un “roveto che brucia per il fuoco, ma che non si consuma”, perché è inesauribile, sempre vivo, sempre acceso.
È quanto ha potuto esperire il popolo di Dio, Israele, nella sua difficile e affascinante relazione con Jahvè; è ciò che continua a sperimentare la Chiesa, casta meretrix, che durante la celebrazione dell’Eucarestia si rivolge al suo Signore con l’invocazione: “Kyrie eleison”. Ritornano, ancora una volta, le parole del papa: «Questo è il momento favorevole per cambiare vita! Questo è il tempo di lasciarsi toccare il cuore. Davanti al male commesso, anche a crimini gravi, è il momento di ascoltare il pianto delle persone innocenti depredate dei beni, della dignità, degli affetti, della stessa vita. Rimanere sulla via del male è solo fonte di illusione e di tristezza. La vera vita è ben altro. Dio non si stanca di tendere la mano» (Misericordiae vultus 19).

Tutto questo sembra essere come racchiuso in un’opera che March Chagall, artista russo di credo ebraico chassidico, realizzò negli anni 1952-1966.
Il quadro è dominato dalla figura del Cristo crocifisso, di colore giallo, raffigurato a mezzo busto dentro un cerchio, un nimbo di luce bianca. La parte inferiore del dipinto è affollata da personaggi di ogni genere: uomini, donne, vecchi, bambini, e anche da qualche animale.
Al centro sono poste due figure, una delle quali tiene in mano un bambino. In basso a destra emerge la figura solitaria di Mosè con in mano le tavole della Legge, mentre a sinistra sale una lingua di fuoco da un piccolo villaggio.
Anche la parte superiore, sia a destra che a sinistra, è occupata da personaggi e bestie. L’olio su tela dipinto da Chagall presenta un’infinità di altri particolari, ma il messaggio, in definitiva, è uno solo: l’Esodo, da quello del popolo di Israele a quello dei Pogrom di inizio ‘900 sino a giungere a quello subito dagli ebrei nella seconda guerra mondiale, con le deportazioni forzate nei campi di concentramento e di sterminio nazisti.
Questi tre momenti altamente drammatici della storia del popolo di Israele, che riescono a condensare tutte le tragedie vissute non solo dagli ebrei, ma anche da tutti i perseguitati e gli oppressi della storia, sono presentati come un tutt’uno, senza soluzione di continuità, in un’atmosfera fuligginosa che sembra aver fatto evaporare il tempo e il suo scorrere.
A ben guardare, infatti, il dolore e la sofferenza dell’uomo hanno sempre il medesimo volto e assumono sempre gli stessi inquietanti lineamenti. Il volto che comunque Chagall sceglie è quello di Cristo crocifisso nel quale viene simboleggiato il dolore dell’intero popolo ebraico e, in fondo, dell’umanità tutta.
Nell’esodo di Gesù da questo mondo al Padre sembra aprirsi, tuttavia, uno spiraglio anche per l’antico popolo dell’alleanza e per ciascun uomo, oltre l’oscurità del cielo che sovrasta le speranze e le attese dell’umanità.
Quel punto di luce costituito dal Cristo con le braccia spalancate, in segno di offerta, ma anche di accoglienza e di misericordia – uno dei personaggi raffigurati ha le braccia protese verso di Lui e oltrepassa il cerchio di luce che lo contiene, sfiorando anche il suo corpo – infonde speranza.
L’umanità che cammina nelle tenebre e che rischia di essere sopraffatta dal male del mondo e della storia, è invitata, ancora una volta, a sollevare lo sguardo verso il «trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia» (Eb 4,16).