20 marzo
Domenica delle Palme   versione testuale

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventandosimile agli uomini.
Dall’aspetto
riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.

Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sottoterra,
e ogni lingua proclami: «Gesù
Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
(Lettera ai Filippesi 2,6-11)



Misericordia io voglio e non sacrifici
La Misericordia allora esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere, ristabilendo proprio così la relazione con Lui. E in Gesù crocifisso Dio arriva fino a voler raggiungere il peccatore nella sua più estrema lontananza, proprio là dove egli si è perduto ed allontanato da Lui.
(Messaggio del Papa per la Quaresima 2016)


Va’ e anche tu fa’ così
«Venerdì sera avete rubato la vita di un essere eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio ma non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio saperlo, siete delle anime morte. Se questo Dio per il quale voi uccidete ciecamente ci ha fatto a sua immagine, ogni proiettile nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Allora io non vi farò questo regalo di odiarvi».
Antoine Leiris si è rivolto così nella sua pagina Facebook agli assassini di sua moglie, colpevoli dell’attentato a Parigi del 13 novembre scorso. «Siamo in due, io e mio figlio, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo raggiungere Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha 17 mesi appena, mangerà la sua pappa come tutti i giorni, poi giocheremo come tutti i giorni e per tutta la sua vita questo piccolo ragazzo vi farà l’affronto di essere felice e libero. Perché no, non avrete neanche il suo odio».


Abbi cura di lui
Kharya Yossuf Abood è una donna di 55 anni. Il viso magro, scavato dalla sofferenza, gli occhi fermi, neri, infiammati dall’indignazione.
Racconta la sua storia di fuga dalle milizie dell’Isis senza commozione, ma con la rabbia per un’umanità violata.
«Siamo stati prigionieri dell’Isis per dieci giorni, rinchiusi in una casa dietro l’ospedale di Hamdania. Non avevamo acqua, elettricità, cibo. Gli uomini dell’Isis cucinavano per loro stessi e quando avevano finito di mangiare gettavano alle donne della mia famiglia i loro avanzi, come se fossimo cani. Personalmente non ho mangiato o bevuto nulla; e ancora faccio fatica a riprendere un’alimentazione normale. Sono troppo sconvolta».
Kharya e la sua famiglia sono stati liberati dopo il pagamento di un riscatto. «Una volta liberati siamo tornati verso Mossul, nella speranza di dirigerci verso Dohuk, città che si trova a nord, libera dalla minaccia dello Stato islamico. Purtroppo, alla frontiera di Dohuk ci siamo imbattuti nelle truppe regolari dei peshmerga, che non ci hanno fatto attraversare il confine, temendo che fossimo dei terroristi infiltrati. Siamo quindi stati respinti ancora una volta  ad Hamadania dove l’esercito dell’Isis ci ha nuovamente preso in ostaggio privandoci di tutti i documenti, carte di identità e passaporti compresi. Fortunatamente fra loro c’era un uomo di Hamadania che conoscevo e che ci ha risparmiato la vita».
Da Hamadania il viaggio di Kharya è continuato in direzione di Erbil e si è concluso nel villaggio cristiano di Ankawa, dove attualmente lei e la sua famiglia sono ospitati in una delle tante case per sfollati del Centro Collettivo 128. «In quei dieci giorni sono stata umiliata. Non ho altri termini per spiegare quello che ho vissuto, se non con la parola “umiliazione”. È umiliazione quando una donna della mia età viene trattata in questo modo: una pistola alla testa e una spada al collo. È umiliazione quando gli uomini dell’Isis ti chiamano prigioniera».
Oggi quello che rimane nel cuore di Kharya sono paura e orrore.
(Testimonianza da Mossul, Iraq)


Ricordati, Signore, dei cristiani perseguitati e di ogni persona vittima della violenza e dell’odio.