6 marzo
IV domenica di Quaresima   versione testuale

Quando si è davanti alla parabola lucana del Padre misericordioso si rischia sempre di lasciarsi travolgere dal turbine emotivo che quel racconto scatena in chi lo legge, oppure da una sorta di giudizio confezionato a mo’ di un abito per il figlio più piccolo, per il grande e, forse, anche per il Padre. Si può perdere, in tal modo, la forza di un annuncio che ha al centro Gesù e che mostra, invece, la sconvolgente novità di un Dio Padre, totalmente espropriato dall’amore filiale e tuttavia radicalmente proteso a rideclinare la propria generatività paterna in termini di attesa paziente, di speranza misericordiosa, di celebrazione dell’amore mai venuto meno. Sarebbe molto interessante ripassare al rallentatore le azioni del Padre per superare ogni forma di banalizzazione della misericordia, troppo spesso considerata come un prodotto a buon mercato, facile da ottenere perché in fondo “Dio è buono”.
Il Giubileo che stiamo vivendo vuol farci familiarizzare col dono della misericordia, aiutandoci a coglierne la grandezza, l’imprevedibilità come pure le esigenze che ne derivano dall’averla sperimentata nella propria vita. In fondo, se la misericordia è un dono, sempre immeritato, essa allo stesso tempo diventa anche un compito col quale strutturare le relazioni tra gli uomini e uno stile con cui abitare il mondo. “La cura che Dio si prende di noi, donandoci se stesso, educherà a prendersi cura gli uni degli altri, uscendo da ogni forma di ripiegamento egoistico su di sé, come pure da ogni chiusura familistica nel difendere gli interessi dei “nostri” contro quelli degli altri. […] Il Dio che nella sua misericordia non abbandona nessuno, ma a tutti viene incontro, aiuterà anche le nostre comunità a trovare quelle forme di attenzione e di accompagnamento che oggi sono più che mai necessarie perché nessuno si senta respinto dalla Chiesa” (Traccia CEN).
Sarà opportuno in questo quarto passaggio quaresimale interrogarsi sullo stile che le nostre comunità ecclesiali interpretano quando organizzano i percorsi pastorali, le scelte di carità, l’attenzione al territorio e alle sue povertà. Un volto di comunità che porta il segno di un agire misericordioso è in grado di rendere più trasparente la presenza di quel Dio che Gesù ha rivelato come un Padre che ha viscere di misericordia per ogni uomo.