21 febbraio
II domenica di Quaresima   versione testuale

La scena evangelica della trasfigurazione del Signore ci colloca davanti al volto dell’Unigenito, volto umano, in tutto simile a quello di ogni altro uomo, nel quale la luce della Pasqua è mostrata non solo in un’anticipazione cronologica come rivelazione ai discepoli del Maestro, ma anche come progetto di compimento per tutta l’umanità, chiamata a riflettersi nei tratti del volto del Figlio. L’attenzione degli evangelisti sul volto del Trasfigurato, dunque, è più che un semplice elemento descrittivo. Permette, al contrario, di considerare come nel volto di Gesù, cioè nei suoi gesti e nelle sue parole, Dio si mostri come affidabile per l’uomo e promettente per la sua vicenda umana. “Gesù è […] presentato come il volto storico della santità misericordiosa del Padre, come misericordiae vultus: «Con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità. La missione che Gesù ha ricevuto dal Padre è stata quella di rivelare il mistero dell’amore divino nella sua pienezza» (Misercordiae vultus 8). Questa, infatti, è la sua missione: rendere visibile e portare al mondo la misericordia di Dio, portare accanto a noi miseri il cuore del Padre, perché ci abbracci con il suo perdono e ci trasformi con la grazia del suo amore” (Traccia CEN).
Tutto questo si compie per la via di un avvicinamento radicale alla vicenda dell’uomo da parte del Figlio di Dio, nel cui volto sono chiari i segni di tale condivisione generosa. Come ci ricorda Papa Francesco, “in Gesù crocifisso Dio arriva fino a voler raggiungere il peccatore nella sua più estrema lontananza, proprio là dove egli si è perduto ed allontanato da Lui. E questo lo fa nella speranza di poter così finalmente intenerire il cuore indurito della sua Sposa” (Messaggio Quaresima 2016). La contemplazione del volto di Gesù è così la via per una nuova docilità alla Parola. “Ascoltatelo!”: è un imperativo che ha la forza di una consegna, ai discepoli di allora e a quelli di ogni tempo, ma anche di una promessa. Chiunque obbedisce a questo comando tocca con mano come la trasfigurazione della propria vita non è rimandata ad un futuro sconosciuto, ma si compie nel “qui ed ora” dell’esistenza dove lo Spirito del Risorto, mentre umanizza la vita, allo stesso tempo la divinizza, rendendola così sempre più conforme alla natura del Figlio di Dio.