13 marzo
V domenica di Quaresima   versione testuale

L’esperienza della misericordia porta i caratteri di una rinascita, perché è simile al germoglio di “una cosa nuova” (Is 43,19) e assume tratti imprevedibili, pari a quelli di una strada che si apre nel deserto o di un fiume che sgorga nella steppa. La pagina evangelica di questa quinta domenica di Quaresima ci pone dinanzi al racconto di un incontro tra Gesù e una donna peccatrice che testimonia l’accadere di questa rinascita, che si compie attraverso il silenzio e la parola, i gesti e lo sguardo, portatori di vita nuova, del Maestro di Nazareth. Dinanzi a Lui è non un elenco di colpe da perdonare, ma una persona, con la sua storia, ferita per i tradimenti perpetrati e schiacciata da una condanna inevitabile. E l’agire di Gesù rivela con chiarezza uno spostamento di attenzione dal capo di accusa, per il quale quella donna è condannata, alla sua storia, che è, invece, sotto lo sguardo di un Dio che fa nuove tutte le cose. Attraverso il profeta Isaia, al popolo di Israele il Signore aveva detto: “Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche” (43,18).
Afferma il Papa: “La misericordia di Dio è […] un annuncio al mondo: ma di tale annuncio ogni cristiano è chiamato a fare esperienza in prima persona” (Messaggio Quaresima 2016). Ciò che quella donna vive è proprio l’esperienza di uno spiazzamento, destabilizzante quanto rigenerante, rispetto allo sguardo di Gesù, così diverso da quello di tutti coloro che ne avevano già decretato la condanna. Non si tratta di uno sguardo che copre le colpe; queste sono presenti nella loro gravità, e tuttavia non arrivano a catturare totalmente lo sguardo del Maestro che, invece, si rivolge misericordiosamente alla vicenda personale di quella donna, per restituirle la possibilità di una vita rinnovata, quella che il peccato le aveva sottratto. Di qui comincia un cammino esigente di misericordia accolta e restituita ai fratelli attraverso un’esistenza rinnovata. Papa Francesco ci ricorda che “la misericordia di Dio trasforma il cuore dell’uomo e gli fa sperimentare un amore fedele e così lo rende a sua volta capace di misericordia. È un miracolo sempre nuovo che la misericordia divina si possa irradiare nella vita di ciascuno di noi, motivandoci all’amore del prossimo e animando quelle che la tradizione della Chiesa chiama le opere di misericordia corporale e spirituale” (Messaggio Quaresima 2016). In fondo, sperimentare il dono della misericordia è toccare con mano che la vita del credente non si dà “mai senza l’altro”, perché proprio costui è il termine ultimo della misericordia che è stata usata da Dio verso se stessi.