20 marzo
Domenica delle Palme   versione testuale

Benedetto colui che viene nel nome del Signore

Parola di Dio
Ingresso di Gesù a Gerusalemme: Lc 19,28-40 “Se questi taceranno, grideranno le pietre”. Nella folla avviene il riconoscimento della sintonia profonda che la lega a Gesù. Impossibile fermarlo, anche se poi quella stessa folla si lascerà guidare verso l’odio e la condanna.
Is 50,4-7: “Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi”. Gesù si carica del peso di una umanità che ha smarrito ogni sentimento di pietà e compassione.
Sal 21: “Il Signore lo porti in salvo, se davvero lo ama!”. Compare nel salmo la tentazione di tentare Dio, di dettar legge a lui. Ma la sua salvezza non coincide con un desiderio puramente mondano.
Fil 2,6-11: “Obbediente fino alla morte e a una morte di croce”. L’obbedienza di Gesù è totale sintonia con la misericordia del Padre, pienamente espressa nella sua esistenza umana.
Passione secondo Luca
Lc 22,14-23.56: “Io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli”. Pietro è salvato dall’intercessione di Gesù, dalla sua accettazione della Passione, ed è chiamato a ridonarsi ai fratelli nella sua nuova esistenza di persona salvata dall’amore.

In breve
Gesù si fa incontro a noi come un re umile, che cavalca un puledro, accolto con gioia dai piccoli e dai poveri che hanno veduto le grandi opere di Dio compiute dalle sue mani, disprezzato dai potenti. Nella sua Passione contempliamo la sua mitezza e la sua volontà di perdono. Prima di poterci slanciare nella missione in suo nome, prima di poter combattere per lui, come vorrebbe fare Pietro, siamo invitati ad accogliere la sua grazia, a lasciare che lui stesso preghi per noi, perché siamo confermati nella fede, prima di potere a nostra volta rafforzare i fratelli ed accoglierne di nuovi.
Se manca l’accoglienza della misericordia, sarà inevitabile prodigarsi in uno slancio nobile e generoso, ma dirottato rispetto alla verità dell’uomo nuovo: come avviene a Pietro e ai discepoli, che credono di seguire Gesù, e ricadono nella lotta per la supremazia.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore

Tra i malfattori
La Passione secondo Luca mostra Gesù che viene “annoverato tra i malfattori”. Non per diventare malfattore egli stesso, ma per essere totalmente vicino all’umanità, anche nel suo peccato. Di fronte all’abbandono e all’ostilità, risponde unicamente con benevolenza e perdono: prega per Pietro, perché non venga spazzato via dalla prova; prega per i suoi uccisori, invocando il perdono del Padre. Anche noi oggi siamo dentro la sua preghiera…

La rivalità tra i discepoli
Mentre Gesù “desidera” celebrare la Pasqua con i discepoli, “prima della sua Passione”, i discepoli intavolano una “discussione, chi di loro fosse da considerare più grande”. Gesù annuncia che “berrà nuovo” il calice “nel Regno di Dio”, i discepoli da parte loro si spartiscono le poltrone d’onore del Regno. Gesù parla dei “troni” su cui sederanno a giudicare “le dodici tribù di Israele”, essi intendono quei troni come un posto fisico di potere e di predominio.
La lotta per il potere e per i posti di eccellenza distrugge la concordia e la fraternità tra i discepoli, e impedisce di riconoscere nell’agire di Gesù l’attuazione piena della misericordia del Padre.

La dedizione violenta
Anche la disponibilità di Pietro, che si dichiara “pronto ad andare anche in prigione e alla morte” per amore di Gesù, se ha l’apparenza della dedizione eroica e del dono totale di sé, a immagine di ciò che sta per accadere a Gesù, non ne condivide la sostanza: nei suoi bellicosi propositi Pietro è più attratto da un desiderio di gloria, di rivalsa, di vendetta, che da un’autentica condivisione del pensiero di Gesù.
Lo slancio di Pietro non è totalmente isolato rispetto alla tradizione biblica: deriva da una lettura bellicosa e nazionalista delle Scritture, sempre possibile anche oggi. Anche la prima lettura, in cui si presenta il Servo del Signore insultato e deriso, che rende la sua faccia “dura come pietra” potrebbe essere intesa come sopportazione in vista della rivalsa, o come preludio all’esperienza del Servo sofferente, che vedremo nel Venerdì Santo. Anche Pietro è pronto a indurirsi, in vista della vittoria. Mentre Gesù accetta di sprofondarsi ancora più profondamente negli “insulti e negli sputi”, fino al dono totale di sé.

La dolcezza della carità
Nell’agire di Gesù dunque si attua un dinamismo totalmente diverso da ciò che si aspettano sia i suoi amici, sia i suoi avversari. Gesù è innanzitutto preoccupato di proteggere i suoi, più che di distruggere i nemici. Ma anche i nemici sono trattati con la stessa dolcezza dei suoi. In secondo luogo, Gesù è totalmente consegnato alla voolontà del Padre. Il suo agire, contrassegnato dal dono totale, avviene in piena corrispondenza alla verità del Padre, da cui discende la verità sull’uomo.
Così egli si dimostra il nuovo Adamo, che accetta di spogliare se stesso, consegnandosi al limite dell’esistenza umana, in obbedienza al Padre, “fino alla morte di croce”. Solo per questa via può essere poi “esaltato sopra ogni altro nome”.

Vagliati come il grano
La pretesa di Pietro, di poter rovesciare con la forza un ordinamento sbagliato, si ritorce contro di lui. La parola di Gesù gli rivela ciò che gli è nascosto: si tratta infatti di una tentazione diabolica, a cui egli stesso deve essere sottoposto, e a cui dovrebbe soccombere, se non fosse per la preghiera di Gesù.
La parabola del vaglio del grano esprime un’azione che separa istantaneamente il grano buono dalla pula, la farina dalla crusca: ciò che è buono viene tenuto, ciò che non va viene scartato. Pietro il rivoluzionario scoprirà ben presto di essere lui stesso, nel profondo della sua persona, una mescolanza di buoni propositi, velleità orgogliose, nascoste inconsistenze. Se il giudizio dovesse avvenire in quel tempo e a quel livello, certamente sarebbe da scartare anche lui. Ma il giudizio avviene secondo la misericordia divina, che si esprime nella preghiera di Gesù: il tentatore ha cercato Pietro, ma Gesù ha pregato per lui. La via da percorrere non sarà - né per Pietro, né per l’umanità - quella del vaglio violento, ma la via del ravvedimento e della fraternità ritrovata.

La discussione anti-misericordia
La discussione tra Pietro e i discepoli mostra che essi sono totalmente in balia della tentazione maligna: non si vedono più come fratelli, ma come rivali. Oltre che pronti a combattere altri, sono pronti a combattere tra di loro. In essi convivono amore per il Maestro, dedizione eroica, disponibilità ad uccidere e farsi uccidere. Slancio male orientato, dall’apparenza affascinante, di fatto confuso nella spirale dell’odio, delle vendette, della violenza.

La vittoria della misericordia
In tutto il racconto della Passione la misericordia di Gesù si manifesta come mitezza e prontezza al perdono. Prega per i discepoli litigiosi e per Pietro, il loro capo. Li ammonisce dolcemente, attendendo la loro conversione, dopo la risurrezione. Annuncia il Regno di Dio anche quando i fatti sembrano contraddirlo. Si rivolge con bontà alle donne, pensando non a sé, ma al destino dei loro figli. Guarisce il servo ferito dall’irruenza di Pietro, perdona il malfattore pentito, perdona anche ai suoi uccisori.
L’andamento del racconto evangelico mette in evidenza, attraverso i gesti di mitezza e perdono di Gesù, la sua vittoria nascosta. Bisogna che egli patisca la sofferenza per entrare nella sua gloria. La folla vedendo torna a casa battendosi il petto. Comincia un movimento di conversione, che può portare fino a lasciarsi abbracciare da Dio, come da un Padre buono.
Ma noi ci lasciamo perdonare da lui? Siamo pronti davvero a vivere per lui?