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Sommersi dai mediadi Gianni Santamaria *Immagini, parole, flussi di informazione sempre più mobili. Nel senso che viaggiano con noi, nelle nostre tasche in cellulari che assommano in sé le funzioni di computer, radio, televisione, giornali, libri, “giradischi”. Ma sono sempre i pensieri, quelli dei grandi classici delle filosofia, a essere sempre d’attualità. C’è una rivincita della scrittura sull’oralità anche nel mezzo del bla bla per eccellenza. E gli occhi sono più impegnati di bocca e orecchi. “Oggi il telefonino non viene usato solo per conversare, ma sempre più per trasmettere e ricevere dati: messaggini, sms, mms, posta elettronica, videoclip, musica, giochi suonerie”, scrive Edoardo Segantini sul Corriere della sera dell’11 ottobre. Un vero e proprio boom che ha portato al successo di tipologie di cellulari come blackberry e smartphone e all’avanzata di nuovi soggetti: data card, internet key, netbook. Non i classici notebook, i portatili, per intenderci. Questi ultimi arrivati, piccoli pc portatili a basso costo che alcuni gestori telefonici stanno offrendo con abbonamenti al loro traffico, secondo gli esperti cresceranno in Italia dell’80% nei prossimi due anni, e nel mondo nel 2013 ne saranno stati venduti 200 milioni, per un giro d’affari di 27 miliardi di dollari. Insomma, siamo tutti (e sempre) on-line, per essere aggiornati. Ma anche alla moda. E non sfigurare, come quel comico pugliese al quale la figlia diceva “papi, sei connesso?”.
La tribù dei sempre connessi cresce a vista d’occhio, insomma. Lo conferma all’articolista Vincenzo Novari, amministratore de le gato di 3Italia. Il traffico dati giornaliero, solo di questo gestore, che ha fatto della tv mobile il suo cavallo di battaglia, è di 7 terabyte (oltre 7mila giga). E in due anni è salito di cinquanta volte. Mentre le connessioni salgono, la tendenza dei dati dei servizi “solo voce” è alla discesa. Gli operatori più noti vedranno i ricavi da chiamate scendere da circa 14mila a 13.665 milioni di euro, mentre i “non voce” raddoppieranno e giungeranno a quota 5mila. Un mercato che è destinato, dunque a espandersi, e a fare gola anche a gestori televisivi (che posseggono molti contenuti dei quali la tecnologia si deve per forza nutrire) e major informatiche. Sul successo di uno di questi mezzi, la tv mobile, non si può mettere, però, la mano sul fuoco. Lo dimostrano le vicissitudini economiche proprio di 3 (che Segantini ricorda). Lo stesso giornalista racconta, poi, di un viaggio in California nel quartier generale della Qualcomm, azienda ipertecnologica che possiede, tra gli altri 7.199, il brevetto del chip che fa funzionare la tv sul cellulare. E che sta investendo su MediaFlo, la versione Usa del piccolissimo schermo, 800 milioni di dollari. Molte, però, le ombre. Qualità del segnale non ovunque all’altezza. Batterie che non reggono lo sforzo. Ma soprattutto un mercato stenta a decollare. Insomma, chi vivrà vedrà. O chatterà, scriverà, leggerà… Una pensatrice progressista, ma critica delle forme assunte dal progresso nella sua epoca, che conobbe due guerre, è Simone Weil (1909- 1943). In occasione dell’uscita di una nuova edizione (con inediti) del volume L’Attesa di Dio (edito da Adelphi), le hanno dedicato articoli, tra gli altri, Mario Bernardi Guardi su Libero e Francesco Tomatis su Avvenire, rispettivamente il 17 e il 18 ottobre. Il primo fa sue le parole della scrittrice Cristina Campo che definì il libro “immenso”. Il tentativo della Weil è quello di conciliare sapienza greca e cristianesimo. E ciò la porta a non identificarsi appieno con le forme ecclesiali e sacramentali della Chiesa, da cui il titolo del quotidiano di Feltri: “Simone Weil ‘presa’ da Gesù, ma non dalla Chiesa”. “Dal momento che lei ritiene che io sia cristiana e che di conseguenza sappia cosa ciò significhi, può credermi sulla parola se le assicuro che per tutto il periodo in cui non credevo in Dio lo sono stata veramente. Non in senso metaforico, bensì in modo affatto rigoroso, come quello di tutti coloro che sono membri fedeli e assidui della Chiesa, e si comunicano quasi ogni giorno, ma non hanno avuto il contatto con Dio da persona a persona”, scriveva la filosofa francese in un frammento inedito del carteggio con il domenicano Joseph-Marie Per rin, il quale compose il libro postumo con sei lettere e cinque scritti del 1942. L’esperienza che ha sconvolto la filosofa di origini ebraiche è avvenuta quattro anni prima nella celebre abbazia di Solesmes durante i riti della Settimana Santa. “Dagli scritti – commenta Tomatis – emerge il suo pensiero cristiano vicino all’ispirazione occitana, coniugante cristianesimo e amore greco per la bellezza del mondo, piuttosto che sociale, tendenzialmente idolatrico, nella cui trappola ricadrebbe anche la Chiesa visibile. Il Dio cristiano è trinitario, imprescindibilmente relazione d’amore”. Tra i trovatori provenzali, e i mistici innamorati di Dio come san Francesco, che la Weil tanto amava, un pensiero su Dio come amore che è ancora attualissimo. * giornalista di Avvenire
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