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Web 2.0: prima conoscere, poi discernereintervista a Chiara FerrignoNell’era del Web 2.0 cambia il rapporto utente-internet, persona-personal computer. Non pochi si chiedono quale sia la caratteristica più importante di questo cambiamento rispetto a quindici anni fa, cioè quando Internet ha avuto il suo momento di diffusione popolare?
Lo abbiamo chiesto a Chiara Ferrigno, esperta di nuove tecnologie e web 2.0. “Oggi – spiega - gli strumenti tecnologici sono maturi per permettere al web di diventare ciò che – come pensa il suo ‘inventore” Tim Berners-Lee – è sempre stato: uno strumento di condivisione della conoscenza (anche di una conoscenza intesa in senso ludico: ad esempio condividere le opinioni su un video di Youtube). Non c’e’ un cambiamento, ma piuttosto una evoluzione e una maturazione: che portera’ presto anche ad allargare la “base” di persone che accedono al web rendendolo davvero piu’ popolare (internet e il web finora popolari non lo sono mai stati: si e’ sempre trattato di strumenti riservati ad una elìte, se rapportati alla capacita’ di penetrazione di old media broadcast come radio e tv). La condivisione che ora la tecnologia abilita rende inoltre in un certo senso il web piu’ “umano” perche’ lo fa evolvere da mezzo tutto sommato ancora broadcast (con siti che “parlano” e un pubblico destinato solo a leggerli ma non ad intervenire) a mezzo di comunicazione “da molti a molti”. Quali sono i rischi e i vantaggi del Web 2.0 e quali ricadute nei confronti della persona umana? I rischi sono quelli di qualsiasi tecnologia: che può essere usata bene o male. Alcuni strumenti tipici del web 2.0, come il microblogging, pare possano venire usati da cellule terroristiche per organizzarsi: ma si sono anche dimostrati fondamentali per i soccorsi e per l’aggiornamento della situazione in tutti i piu’ recenti casi di attentati. Forse ora l’accento e’ spostato ancora di più sulla consapevolezza dell’utente: solo conoscendo a fondo le caratteristiche di questa evoluzione del web la si potrà utilizzare nel modo più opportuno e positivo, cogliendone tutte le opportunita’. Prima tra tutte quella di porre di nuovo al centro dell’attenzione la persona, e le relazioni. Quali consigli alle famiglie e alle giovani generazioni per evitare di essere doppiamente “webbizzati”? Infatti l’era dell’1.0 è stata una scoperta per gli utenti della Rete. Oggi si rischia di andare ancora di più sul virtuale allacciando relazioni tramite i social network. Che ne pensa? Le relazioni sono il cuore del web 2.0: ma si tratta appunto di relazioni tra persone. Tra non molto tempo la dicotomia reale – virtuale non avrà quasi piu’ senso: saremo sempre connessi e la gran parte della nostra vita si svolgerà online. Per non “perdersi” sarà necessaria ancora una volta la consapevolezza: i social network non sono che la riproposizione nello spazio – per ora virtuale – del web di un tessuto di relazioni che fa comunque parte delle nostre vite. Così come nella cosiddetta “vita reale” cerchiamo di stare attenti quando conosciamo nuove persone, cosi’ dovremo fare online. Credo che la strada maestra da indicare – ai ragazzi e alle famiglie – sia quella della conoscenza e della consapevolezza (e forse anche piu’ semplicemente di un sano buon senso). a cura di Vincenzo Grienti
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