Torna alla home
Cerca
 Ufficio Nazionale per la pastorale della salute - Attività - Giornate Mondiali del Malato - X Giornata Mondiale del Malato - 11 febbraio 2002  
X Giornata Mondiale del Malato - 11 febbraio 2002    versione testuale
Santuario della Madonna della Salute, Vailankann, India
Dalla sintesi del sussidio
 
Una parabola laica
La parabola del "Buon Samaritano" (cf Lc 10, 25-37) può essere considerata una parabola "laica", nel senso che tutti coinvolge e a tutti richiede una conversione.
 
Il sacerdote e il levita, uomini religiosi e buoni conoscitori della Legge, scendevano sulla strada che da Gerusalemme porta a Gerico, vedono e "passano oltre". Plastica rappresentazione di quanti, pur uomini religiosi, rischiano di essere insensibili e aridi di fronte al dolore. Il samaritano invece, considerato dagli Ebrei un eretico e come tale oggetto di disprezzo e di rifiuto, "gli passò accanto", "lo vide", "ne ebbe compassione", "gli si fece vicino", "gli fasciò le ferite versandovi olio e vino", "lo caricò sul suo giumento", "lo portò in un albergo", "e si prese cura di lui". Queste otto espressioni, lette nel loro significato diretto o in quello simbolico, usate da Luca rappresentano il linguaggio dei comportamenti più autenticamente umani.
 
Alla scuola del Dio "Buon Samaritano" 
In realtà questa parabola "laica" è, prima di tutto, profondamente "divina". Dice l'agire misericordioso di Dio che, nel suo Figlio Gesù, si china sulla nostra umanità ferita per risanarla e salvarla.
Gesù è la verità del Dio "Buon Samaritano" e dell'uomo "buon samaritano".
Attraverso l'umanità di Gesù, traspare la sua divinità: l'agire misericordioso e compassionevole di Dio. "Chi vede me ha visto il Padre" dice Gesù all'apostolo Filippo (Gv 14,9).
 
Gesù dice cose indicibili sul Padre e sulla vita eterna, ma anche parole profonde sul senso e sul modo di vivere la nostra vita sulla terra, in una rinnovata alleanza con Dio.
E' il Figlio di Dio e quindi parla con autorità e comanda, ma parla e insegna come figlio dell'uomo, cioè come mio associato, mio conterraneo, mio contemporaneo. La vista delle nostre sofferenze lo muove a compassione. Volle condividere con noi la parte comune degli uomini, la sofferenza e la stessa morte, che anche per lui fu dolorosa e amara.
 
Il volto di Dio, fatto di tenerezza e compassione, il suo agire da "buon samaritano" verso di noi, trova la sua manifestazione culminante in Gesù, che nella sua passione e morte prende su di sè la nostra sofferenza e la nostra stessa morte per vincerle, e donarci così una vita e una salvezza piena e per sempre, con la sua risurrezione.
Per risanarci "Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle nostre malattie" (Mt 8,17).