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Il nuovo nell'antico. Comunicazione e testimonianza nell'era digitale   versione testuale







di mons. Domenico Pompili
“Vino nuovo in otri nuovi”, si legge nel Vangelo di Luca (5,38). Ma cosa vuol dire essere “otri nuovi” nel continente digitale? Come deve regolarsi chi è chiamato ad operare nel mondo dei media cercando nello stesso tempo di vivere la Buona Notizia?
 
Da queste suggestioni prende spunto Mons. Domenico Pompili, Sottosegretario della CEI e Direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali, nel volume “Il nuovo nell’antico. Comunicazione e testimonianza nell’era digitale” (San Paolo, pp. 166, € 13.00).
Il testo, che ha la prefazione del vescovo Mariano Crociata, segretario generale della CEI, raccoglie alcuni degli interventi più significativi tra quelli tenuti dall’autore in giro per l’Italia negli ultimi quattro anni, riletti ed organizzati alla luce degli ultimi messaggi di Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, dell’enciclica Caritas in veritate e degli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio 2010/2020.
Il percorso proposto dal libro è articolato in tre tappe.
 
Innanzitutto viene esaminato il “nuovo contesto esistenziale”, profondamente segnato dai nuovi media, nel quale tutti ci troviamo a vivere ed operare: un territorio che i cristiani non si possono più accontentare di “occupare”, quasi per assolvere ad un dovere di firma, ma devono sempre più imparare ad “abitare”.
Nella seconda parte mons. Pompili affronta invece in modo più mirato la questione delle relazioni nel panorama “post-mediale”, con uno sguardo particolarmente attento al mondo dei giovani e al fenomeno, sempre più diffuso dei social network.
Da ultimo, con un taglio maggiormente pastorale, vengono sviscerate le sfide e le nuove opportunità offerte dalla Rete all’annuncio, all’educazione cristiana e alla testimonianza; particolare attenzione è dedicata al tema della formazione dei sacerdoti di domani e alla dimensione della “vigilanza”, che pur senza mai sconfinare nella paura del nuovo deve comunque ispirare anche nell’uso dei nuovi media un atteggiamento di equilibrata prudenza.