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Lanusei"L'Ogliastra": ogni numero una storia
Storie di misericordia. Abbiamo scelto di raccontare storie, andandole a cercare nelle pieghe dei nostri paesi e delle nostre parrocchie. Anche se, forse, sarebbe stato più semplice farci sopra un bel discorso teologico o moralistico. E invece, siamo andati a cercare vere storie di misericordia vissuta, una per ogni numero del nostro giornale, L’Ogliastra. Abbiamo chiesto a Franca che ha perdonato gli assassini di suo marito, a Giancarlo che per 17 anni (finché non l’ha fermato un ictus) è andato da volontario in carcere a insegnare ai detenuti a suonare la chitarra, a Walter cosa è stato accogliere Baba nella sua bottega e poi seguirlo quando il monossido di carbonio l’ha paralizzato a letto..., di raccontarci le loro storie, vincendo un naturale riserbo. E ne abbiamo scoperto la quotidianità, la bellezza di sentirci dire cose straordinarie fatte in modo ordinario. «La scelta di privilegiare il racconto delle opere di misericordia in diocesi è la logica conseguenza del porre al centro persone e situazioni concrete» ci dice monsignor Antonello Mura, il nostro vescovo, che ci ha seguito e incoraggiato nel nostro non semplice lavoro. Perché si correva il rischio di santificare in terra, rischio che abbiamo cercato di superare raccontando col sorriso sulla punta della penna. Così, è stato (ed è) possibile, come ancora ci dice il vescovo, fare «quasi un resoconto del nostro ospedale da campo, quello quotidiano, fatto di gesti e di parole che si prendono a cuore e si prendono cura volontariamente di ogni persona, misericordiando, mettendo a disposizione le proprie energie di fede o semplicemente quelle umane. Volti che incontrano altri volti, senza pretendere spiegazioni o riconoscenze, ma solo donando – magari con un sorriso – speranza e futuro». E da lui viene anche la miglior approvazione al nostro lavoro: «Quando un giornale diocesano si fa voce di queste storie fa emergere il sommerso che è presente nella vita e nella fede della gente, sottraendolo al rischio dell’insignificanza e rendendolo contagioso».
(Tonino Loddo)
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