"IL PRIMO ANNUNCIO"Evangelizzare si deve, ma si può? Riprendere coscienza di questo "dovere" per configurare forme, linguaggi, metodi e modalità del "potere" evangelizzare, o, se si vuole, passare dal perché al come evangelizzare è l'obiettivo prioritario di questo nostro Seminario.
1. Per centrare questo obiettivo, la prima cosa da fare è chiarire cosa si intende per "primo annuncio". Il termine va compreso in rapporto agli altri due: evangelizzazione (nuova) e catechesi.
“Nuova evangelizzazione”, lanciata dal Papa, è ormai espressione inflazionata e subisce una notevole oscillazione semantica, anche nei documenti: arriva a connotare tutta l'azione pastorale della Chiesa, dall'inizio della fede alla sua maturazione e testimonianza. Ma nel "Documento-Base" evangelizzazione è presa in senso più ristretto: al n. 25 si legge testualmente che “l’evangelizzazione propriamente detta è il primo annuncio della salvezza a chi, per ragioni varie, non ne è a conoscenza o ancora non crede”, ma si aggiunge subito che questa azione della Chiesa vòlta a suscitare la fede, è necessaria e insostituibile anche per “ridestarla in coloro nei quali è spenta, rinvigorirla in coloro che vivono nell'indifferenza, farla scoprire con impegno personale alle nuove generazioni e continuamente rinnovarla in quelli che la professano senza sufficiente convinzione o la espongono a grave pericolo”. Inoltre, nel ribadire che l'evangelizzazione è necessaria anche nei confronti dei “cristiani ferventi”, si esplicita il senso del “primo annuncio” come “l’annuncio dei fatti fondamentali della salvezza (per) conoscerne il senso radicale, che è la 'lieta novella' dell'amore di Dio”.
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